18.2.16

L’intervista, parla Cirinnà: «Sto pagando le ripicche fatte da certi renziani che volevano un premietto»

La senatrice: si aspettavano un posto, magari da sottosegretario

di Fabrizio Roncone

Come sta, come si sente, senatrice Cirinnà?
«Come mi sento? Sono amareggiata, delusa… e anche un po’ stanca».
Tra l’altro, nel suo partito, il Pd, soffiano contro di lei, tira una brutta aria.
«Mhmm… Cioè?».
Dicono che ha sbagliato a fidarsi così tanto del Movimento 5 Stelle.
«No no, aspetti… Sa, in tutta questa brutta storia, cosa pago davvero io? Pago la lotta, la guerra profonda che c’è tra i renziani… Una cosa tremenda… No, dico: ma ha visto come s’è comportata con me la Di Giorgi? Guardi che lei è una renzianissima della prim’ora, stava a Firenze con Renzi… Eppure…».
Continui.
«Beh, sì, insomma: così accanita, così spietata contro il mio Ddl…».
E cosa avrebbe scatenato tante tensioni tra i renziani?
«La verità è che io pago le delusioni di molti… Ecco, sì».
Non capisco: le delusioni rispetto a cosa?
«Ma come rispetto a cosa? Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell’ultimo rimpasto di governo… Stavano tutti lì ad aspettare il premietto, una promozione… Chi voleva guidare una commissione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario… E allora sono scattate volgari ripicche, atteggiamenti assolutamente disgustosi sia in Aula che fuori».
Però anche alcuni suoi compagni di partito che provengono dal vecchio Pci, le hanno dimostrato una certa ostilità.
«Ma no, lasci stare. Uno come Migliavacca, ne sono sicura, mi avrebbe votato completamente tutto il “canguro”. E anche Sposetti… Uno molto rigido come lui, alla fine, davanti ad una legge così importante per il Paese, sono certa che non si sarebbe tirato indietro. Mi creda: pago le porcate che mi hanno fatto i renziani in guerra… contro i quali, come s’è visto, ho potuto purtroppo fare poco».
(Stiamo parlando nel salone Garibaldi, il transatlantico di Palazzo Madama. È in corso la riunione dei capigruppo che deciderà di far slittare di una settimana la discussione sul ddl per le unioni civili: e la senatrice Monica Cirinnà è qui, circondata dai rappresentanti della galassia LGBT-Lesbiche Gay Bisessuali Transgender, che sono venuti a chiederle cosa sia realmente accaduto in aula poche ora fa e che tra un po’, davanti alla buvette, ingaggeranno un coraggioso confronto con la grillina Paola Taverna. «A bbbello! Io le cosette che nun so’ democratiche… nun le votoooo! Io nell’incostituzionale nun ce scivolo».)
Senatrice Cirinnà, gira voce che lei abbia ricevuto sul telefonino addirittura degli sms da parte di esponenti del M5S, i quali le confermavano il totale appoggio in aula…
«Sì. Purtroppo, è così. Si sono rimangiati tutto: non hanno avuto un filo di vergogna, di imbarazzo... Ma che modo di fare politica è?».
Le ha scritto anche il grillino Alberto Airola, quello che poi ha preso la parola in aula, definendo inaccettabile l’idea di votare il cosiddetto canguro-Marcucci?
«Sì: pure Airola mi aveva spedito un sms, assicurandomi il suo sostegno. Che roba… Che roba… Comunque, sia chiaro: io mi prendo tutta la responsabilità di essermi fidata del M5S! Tutta ma proprio tutta… Chiudo la mia carriera politica con questo scivolone…». (poi, nel pomeriggio, preciserà: «Ma no, certo che non l’abbandono il campo di battaglia»)
Dicono che lei…
«No, aspetti: io mi prendo tutte le responsabilità, ma se qualcuno ha qualcosa da dire sul testo del Ddl 20/81, si deve sapere da chi e come è stato scritto. Eravamo in tre: io e i senatori Giuseppe Lumia e Giorgio Tonini, nell’ufficio di Giorgio. E lì abbiamo finito di limare il testo, sui cui contenuti tutto il gruppo del Pd s’era impegnato. E s’era impegnato, diciamolo, perché le unioni civili e le adozioni sono nel programma elettorale del partito».
Ora cosa può accadere?
«Mi pare evidente che il testo non sia più centrale, è chiaro che ci sono pesantissime questioni politiche da risolvere e comunque io non lascio il mio nome su una legge schifezza».
Il Pd potrebbe tentare di ricucire con il Movimento 5 Stelle?
«Ricucire? No, mi ascolti bene: io ho un brutto carattere. E se qualcuno mi fa una storta, non gli parlo proprio più».
(I romani usano la parola “storta” in modo abbastanza intraducibile: è qualcosa che sta a metà tra la scorrettezza e la mascalzonata. Alla senatrice la parola scappa perché è nata a Roma 53 anni fa: e perché ci mette passione. Da sempre. Vent’anni in consiglio comunale, al Campidoglio: prima con i Verdi, poi con il Pd; battaglie politiche su temi forti: la tutela delle donne, il rispetto dell’ambiente, la difesa degli animali. Sposata con Esterino Montino, potente esponente del Pd romano ed ora sindaco di Fiumicino, vivono in una specie di fattoria con quattro cani, quattro gatti, due cavalle e una famigliola di asini. «Pensi il destino: io, una che ha passato una vita a difendere gli animali, mi ritrovo a dipendere da un canguro…»).

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