12.4.06

L'Italia profonda

ROSSANA ROSSANDA
La coalizione di centrosinistra non ce l'ha fatta. Prodi non ha vinto, Berlusconi non ha vinto, si va verso un pareggio, aggravato dal pessimo meccanismo della legge elettorale. Si apre uno scenario incerto, ma sicuramente politicamente negativo. Siamo davanti a un voto molto partecipato e riflettuto sul quale ha pesato l'aggressività di Berlusconi, giocando sulle viscere più torbide del paese, e spuntandola per meno di poco quando pareva aver già perduto. Non stavano più con lui infatti né la grande stampa né la Confindustria, né le banche. Stava con lui soltanto la chiesa di Ratzinger. E stava il portafoglio di una proprietà diffusa, alta media e bassa che egli aveva sfacciatamente protetto e che si è difesa a denti stretti. Il pareggio non è solo nei numeri: all'interno delle coalizioni non è avvenuto nessun grande spostamento. Berlusconi resta di gran lunga il leader più forte del centrodestra. L'agitazione dei Follini e Casini non gli ha recato gran danno, anzi, in conclusione lo ha favorito. Nella coalizione di centrosinistra il solo successo evidente è quello di Rifondazione, ma in un quadro generale che non ne moltiplica la valenza. La Rosa nel pugno, anche se puntava su un'affermazione maggiore, dimostra - ed è meglio che niente - che neppure in Italia si può andare oltre un certo limite nell'ossequio al Vaticano. E questo è tutto. Il problema più grave, e del quale sarebbe folle tenere poco conto, è che a differenza di solo venti anni fa, su cento italiani che incontri per strada, in autobus e in treno, quarantotto votano una destra illimitata che non si da confini neanche nei confronti del fascismo. Questo non accade in nessun altro paese dell'occidente europeo. Questa destra si è radicata nella cosiddetta società civile. Anche per la flebilissima condanna che ha incontrato nelle istituzioni, a cominciare dal Quirinale che non ha difeso con forza quei principi fondanti della Repubblica dei quali doveva essere garante. Neanche l'opposizione ha capito che cosa era in gioco quando ha scelto la bonarietà: che Berlusconi andasse oltre ogni limite di decenza non comportava che non si dovesse condannarne in termini più secchi l'oltranzismo e il disprezzo per qualsiasi principio di una democrazia non formale. C'è in ogni paese, come in ciascuno di noi, un fondo di impaurito e pauroso egoismo che non va accettato - una democrazia non è tenuta a rappresentare qualsiasi cosa, la Costituzione non è un optional. E anche chi ha seminato, supponendosi più a sinistra, l'antipolitica, oggi ci deve riflettere. Non è detto che ci sia molto tempo. Un paese che è profondamente diviso non, come si è andati cianciando, dalle ideologie, ma da contraddizioni sociali di fondo, non può darsi una maggioranza che abbia, non dico un abbastanza ampio consenso, ma consenta uno spazio di mediazione. Nel nostro paese è così ogni volta che la destra si consolida: essa porta in sé un connotato eversivo. Quale che sia il risultato che ci aspetta nelle prossimo ore - stiamo scrivendo ancora sull'orlo dell'incertezza - l'Italia è ammalata. Faremo di tutto perché non lo si dimentichi.
ilmanifesto.it

4.4.06

I lager britannici durante la Guerra Fredda

Lo scoop è del quotidiano The Guardian

L'inchiesta svela ciò che era rimasto nascosto per 60 anni: anche gli inglesi usarono campi concentramento contro i nemici


Uno dei prigionieri torturati nei lager britannici durante la Guerra Fredda (www.guardian.co.uk)
Uno dei prigionieri torturati nei lager britannici durante la Guerra Fredda (www.guardian.co.uk)
LONDRA -
Fino ad oggi eravamo abituati a sentir parlare di lager e di gulag, rispettivamente i campi di concentramento nazisti e comunisti. Ma all'indomani della Seconda guerra mondiale, all'inizio della guerra fredda, la Gran Bretagna, patria dell'habeas corpus e del liberalismo creò in Germania campi di concentramento nei quali vennero rinchiusi non solo nazisti o ex Ss, ma anche «presunti comunisti». Le foto pubblicate dal quotidiano inglese Guardian mostrano persone denutrite e torturarate che appaiono per la prima volta dopo sessant'anni.

PROGRAMMA - Il programma di torture era portato avanti dal «War Office» nella Germania del Dopoguerra e probabilmente interessò gli anni tra il 1945 e 1948. Molte di queste persone morirono a causa delle privazioni di cui furono vittime nei campi di concentramento e tanti dei metodi di tortura furono «copiati» dai nazisti che fino a qualche anno prima era stati combattuti dalla Gran Bretagna in nome della libertà. Secondo il quotidiano inglese, queste persone furono rinchiuse e torturate perchè «sospettate di essere comuniste e perchè erano considerate futuri sostenitori dell'Unione Sovietica». Tra le persone torturate non c'erano solo uomini. Dozzine di donne furono imprigionate e torturate perchè sospettate di essere agenti segreti sovietici. Solo nel campo di concentramento di Bad Nenndorf furono rinchiusi 372 uomini e 44 donne.

(www.guardian.co.uk)
(www.guardian.co.uk)
POLEMICHE -
Il giornale inglese ha deciso di pubblicare solo queste tre foto perchè dichiara che molte di quelle di cui è in possesso sono troppo scioccanti per essere viste. Naturalmente la notizia ha scatenato numerose polemiche. Nick Harvey, portavoce dei Liberal Democratici ha affermato: «E' troppo tardi per sentirsi responsabili, ma non è tardi per conoscere la verità». Shermann Caroll, dell'associazione «Medical Foundation for the Care of Victim of Torture» sottolinea: «La suggestione che gli Inglesi non abbiano usato la tortura durante la Seconda Guerra Mondiale e negli anni immediatamente successivi è una mitologia che è stata propagandata per decenni. Adesso le immagini parlano chiaro».

DOMANDE - Il ministero della Difesa non ha voluto rispondere alle domande del Guardian e ha risposta che questi quesiti devono essere rivolti al Ministero degli Esteri. Le foto sono state tenute segrete per 60 anni. Poi quattro mesi fa esse sono state trasferite grazie ad un'inchiesta della polizia sui maltrattamenti di prigionieri in alcuni centri, vicino ad Hannover, e sono arrivati al Guardian che si è avvalso della legge «Freedom of Information Act». Ciò che è certo è che le immagini risalgono al febbraio del 1947 e furono scattate da ufficiali della «Royal Navy» ai quali fu ordinato di portare a termine il programma di tortura. Altre foto, dichiara il giornale sono ancora in possesso del Ministero degli Esteri. Non si sa che fine abbiano fatto tutte le persone fotografate e quando le torture nei lager britannici siano terminate.
Francesco Tortora
corriere.it