27.2.15

Freccero: «Piccola Rai, Mediaset sfiderà Murdoch»

Intervista. «Renzi vuole una tv pubblica come la Treccani. Viale Mazzini come la Bbc? Non basta fare un corso di inglese ai giornalisti assunti con le clientele». «Il Biscione punta lontano. Berlusconi abbandona la politica e torna protagonista della televisione, con le torri si guadagnano molti soldi»

Daniela Preziosi (Il Manifesto)

Mai come adesso Media­set stava vivendo come un pachi­derma, come una tele­vi­sione che riprende pro­grammi da un cata­logo della tv com­mer­ciale ormai vec­chio, antico, per nostal­gici degli anni 80: l’Isola dei famosi, il Karaoke che andrà in onda più in là. Invece, con que­sta Opa, diventa un nuovo com­pe­ti­tore del mer­cato». Carlo Frec­cero, uomo di tv e di comu­ni­ca­zione, nella sua lunga car­riera è stato diri­gente Rai e Finin­vest. Ragiona sull’opa di Media­set su Rai way, l’infrastruttura delle torri Rai. Qual­cosa non gli torna. «Così Media­set si scrolla di dosso l’immobilità per muo­versi con sicu­rezza sul mer­cato. Perché?».

Per­ché, Freccero?

Media­set da tempo ha perso la bat­ta­glia dei con­te­nuti per­ché i nostri pro­dotti non pos­sono com­pe­tere con i colossi ame­ri­cani. Oggi il pro­dotto vince sulla tv gene­ra­li­sta. Ora quindi si muove su altri fronti. Se dav­vero il patto del Naza­reno è rotto, Ber­lu­sconi lascia la poli­tica e torna il pro­ta­go­ni­sta della tv. L’Opa sulla strut­tura, quelle che io chiamo ’le auto­strade della comu­ni­ca­zione’, è un modo per dire: almeno con­trol­lerò il pedag­gio ai nuovi che arri­vano. Di più: io, cioè Media­set, mi aggiorno su un fatto cru­ciale, la con­ver­genza. La nuova tv lavora sulla con­ver­genza fra tv tele­fo­nia e internet.

La tv gene­ra­li­sta però da noi va ancora forte.

Per­ché viviamo in un paese domi­nato dall’Auditel, che è fatto in quota pro­prio come le torri. Ma ormai, nel nuovo sce­na­rio, il pro­dotto vince sulla linea edi­to­ria. E quindi chi non ha la pos­si­bi­lità di aggior­narsi cerca una pre­senza mas­sic­cia sulle ’auto­strade’. E gua­da­gna un sacco di soldi. E poi c’è anche un piano B.

Qual è il piano B?

Credo che Media­set abbia in testa un patto con Tele­com. Anche Tele­com ha messo in ven­dita i suoi siti e le sue torri. E in Tele­com c’è il gruppo Bol­loré che a sua volta è azio­ni­sta di Havas, colosso della comu­ni­ca­zione. Che a sua volta è azio­ni­sta di Canal Plus, che si occupa di con­te­nuti. Ecco la fur­bi­zia: farà con­cor­renza a Mur­doch, il vero nemico di Pier Sil­vio Ber­lu­sconi. Anche per­ché Mur­doch sta per scen­dere dal satel­lite sul free, per­ché l’Italia ha un tetto di abbo­nati oltre in quale non si può andare. Lo ha già fatto con l’informazione. E la Rai per Ber­lu­sconi non è un avver­sa­rio, nean­che un alleato: ha un’audience vec­chia. Ber­lu­sconi deve tro­varsi un alleato. E Canal Plus è il nemico acer­rimo di Murdoch.

Media­set punta dun­que a fare con­cor­renza a Mur­doch. E la Rai?

Da tutto que­sto il ser­vi­zio esce com­ple­ta­mente ridi­men­sio­nato. Vede, nel capi­ta­li­smo le crisi perio­di­che hanno la fun­zione spe­ci­fica di ripu­lire il mer­cato dei ren­tier dalla ren­dita paras­si­ta­ria e ripor­tare tutte le risorse sul mer­cato degli inve­sti­menti. Oggi la crisi ha un com­pito diverso: pri­va­tiz­zare, tagliare ogni risorsa al pub­blico per river­sare tutte le risorse sul mer­cato. Non a caso ai paesi in crisi si offrono finan­zia­menti in cam­bio di pri­va­tiz­za­zioni, vedi la Gre­cia. Il modello euro­peo del secolo scorso aveva come valori lo stato sociale, il ser­vi­zio pub­blico anche radiotv, la scuola pub­blica. Oggi invece il ’pub­blico’ è diven­tato sino­nimo di spreco, casta, di abuso della poli­tica. Quindi anche i governi che si pro­cla­mano di sini­stra vogliono pri­va­tiz­zare, tagliare. Il piano per la Rai è tagliare i tg e cioè il plu­ra­li­smo. Ma il plu­ra­li­smo è un ele­mento crea­tivo, era l’unica cosa che rima­neva alla Rai. La verità è che la Rai viene dimen­sio­nata, e la poli­tica di Renzi è la privatizzazione.

Ma modello Bbc, di cui si parla oggi, è plu­ra­li­sta ma anche senza sprechi.

Ho letto che Milena Gaba­nelli pro­pone difare come la Bbc. Ma tu ce li vedi i gior­na­li­sti entrati per clien­tela che si tra­sfor­mano in gior­na­li­sti inglesi? Non è che con un corso di inglese fanno la Bbc. Mi sem­bra utopia.

Come si dovreb­bero nomi­nare i ver­tici Rai?

È inu­tile che io dia sug­ge­ri­menti a Renzi, so che manda sms ai suoi amici e solo quelli legge. Vedo che vuole tra­sfor­mare la Rai nell’istituto Trec­cani. Una Rai che già non conta niente verrà ancora ridotta.

Scusi, ma pro­prio lei che è stato allon­ta­nato dalle reti Rai sostiene che l’attuale Rai è pluralista?

Se doves­sero dare a me la riforma della Rai, ini­zie­rei poten­ziando il plu­ra­li­smo. La tv ci con­di­ziona, ci pla­sma. Molte ricer­che dicono che chi è espo­sto di più a certi pro­grammi tv — cro­naca, nera — è più espo­sto alla paura e all’insicurezza. Que­sta tv spinge a destra: il suc­cesso di Sal­vini è il tipico pro­dotto della nostra tv loca­li­stica e gene­ra­li­sta. Invece oggi più che mai serve un una tv cri­tica, che difenda lo spet­ta­tore dalla mani­po­la­zione, che è il vero tema della comu­ni­ca­zione. In inter­net il vero e il falso sono lo stesso. E la mani­po­la­zione passa per gli algo­ritmi di inter­net. Serve una tv che crei spet­ta­tori avver­titi, quindi intel­li­genti. E infatti la fic­tion dei grandi colossi ame­ri­cani è fic­tion di critica,che ti fa vedere per esem­pio che la giu­sti­zia è uno stru­mento in mano ai più forti. Cosa vuol fare Renzi della Rai? Dice parole vaghe: la bel­lezza, l’arte. Put­ta­nate. Vuole solo privatizzare.

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