di Gianluca Ferrara (ilfattoquotidiano)
Tra le molteplici farneticazioni di Donald Trump c’è anche quella di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Uno spostamento simbolico atto a riconoscere a Israelele sue politiche egemoniche che negli ultimi decenni è significato conquistare sempre più territori (oggi la notizia della ‘regolarizzazione’ di 4mila insediamenti). Del resto Trump ha nominato il sionista ex Goldman Sachs, Gary Cohn, direttore del National Economic Concil.
Temo che una tale provocazione, mai come prima, getterebbe l’area nel caos e a pagarne le spese sarebbero sempre i palestinesi, un popolo allo stremo che subisce le angherie del quarto esercito più potente del mondo, un esercito che dispone di molteplici armi atomiche fornite dagli Usa.
L’obiettivo malcelato dei sionisti è sottomettere l’Iran. Nonostante quest’ultimo abbia accettato l’accordo di non proliferazione nucleare proposto da Obama, prima o poi verrà trovato, come è accaduto con l’Iraq, la Libia e per procura con la Siria, il casus belli, per attaccare. Trump è l’uomo giusto perché i suoi legami economici con la Russia rendono l’orso russo mansueto.
In Medio Oriente è giunto il momento di rompere quella spirale perversa di violenza che ne genera sempre di nuova. Questo può accadere solo se la parte sana presente in Israele prevarrà e depaupererà la tracotanza dei sionisti. Unico modo per non radicalizzare il fronte palestinese. Del resto i primi a opporsi al progetto sionista di annettere la Palestina furono proprio degli ebrei. Ebrei che vivevano pacificamente con gli arabi palestinesi. Poi il progetto sionista ha rotto equilibri e devastato un’intera regione ed è vero che, come è stato fatto notare guardando la cartina dell’area, oggi Israele sembra un coltello ficcato nel mondo arabo. Già tempo fa tale nefasta colonizzazione era stata denunciata tramite una lettera pubblicata dal New York Times il 4 dicembre del 1948scritta da importanti intellettuali ebrei tra cui Albert Einstein. In essa si definisce l’azione sionista in Israele equivalente a quella dei nazisti efascisti in Europa.
I crimini d’Israele, a partire da quel 1948, sono degenerati in una violenza che ha piantato il seme della discordia e del dolore. Il dramma è che i mass media occidentali amplificano le sporadiche reazioni dei palestinesi come gli accoltellamenti per strada, ma nessun risalto viene dato alle miriadi di azioni criminalicompiute da Israele. Come per esempio nel 2002, quando due disabili palestinesi (Kemal Zughayer e Jamal Rashid) furono uccisi dall’esercito israeliano in uno dei tanti assalti ai campi profughi in Cisgiordania. Il corpo tumefatto di Kemal fu trovato vicino alla sua sedia a rotelle in mano stringeva ancora brandelli della sua bandiera bianca, dopo essere stato colpito da un colpo sparato da un carro armato mentre tentava di fuggire. Jamal fu schiacciato insieme alla sua sedia a rotelle dal bulldozer israeliano che gli aveva demolito la casa.
Non credo sia verosimile la spiegazione psicologica secondo cui Israele stia proiettando sui palestinesi la loro sofferenza dovuta alla shoah. Questo perché l’obiettivo sionista di occupare la Palestina risale alla fine del 1800. Il percorso reale di occupazione cominciò solo nel 1948 con la catastrofe (Nakba) che costrinse ad un esodo forzato circa 700.000 palestinesi che lasciarono le proprie città e i propri villaggi.
Dopo essermi permesso di scrivere questo articolo Criticare Israele si può. E non chiamatemi “antisemita” uno sciame di api impazzite proveniente da mezza Europa ha colpito con metodo militare la mia pagina Facebook. Evidentemente la verità fa male perché sembra davvero impossibile criticare la politica estera israeliana senza essere tacciati di essere filo nazisti. Senza essere accusati, ingiustamente, di non credere che Israele, come è giusto che sia, abbia diritto ad esistere.
Ripeto: avere un occhio critico su Israele non significa essere antisemiti. Usare una tragedia così immonda come la shoah per perseguire le proprie razzie lo reputo un ignobile insulto prima di tutto verso coloro che hanno perso la vita nei campi di concentramento. La mia speranza è che la parte sana israeliana possa prevalere. Quella parte che si è opposta ai tanti che ringhiavano contro i giudici che hanno condannato Elor Azaria, un soldato israeliano che ha ucciso a sangue freddo un palestinese ferito e disarmato che si trovava steso per terra. Solo un video ha potuto svelare l’ennesima menzogna dei tanti omicidi dell’esercito. Quel soldato è semplicemente un assassino e direi pure vigliacco ed è davvero preoccupante che in tanti l’abbiano difeso. E ancor più inquietanti sono gli obiettivi strategici di chi muove i fili delle politiche di Donald Trump.
La questione palestinese è una piaga e se la parte sana d’Israele non prevale è destinata a infettare il mondo. Noi siamo con loro per costruire una vera pace, quella che ci può essere solo se c’è anche la giustizia.
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