Galapagos
Poco più di due euro netti al giorno: a tanto ammontano le richieste dei metalmeccanici. Eppure il padronato non molla e - purtroppo - larga parte del paese è abbastanza indifferente alle lotte e molto seccato quando trova le strade e le autostrade bloccate dalle manifestazioni di chi rivendica un contratto scaduto da troppo tempo. Eppure basta guardare la bilancia commerciale: se l'Italia regge il merito è del settore manifatturiero e in particolare di quello metalmeccanico. Grazie al plusvalore da loro prodotto l'enorme disavanzo dei conti con l'estero viene bilanciato.
La lotta dei metalmeccanici assume una valenza ancora più grande alla luce dei dati diffusi ieri dall'Istat sulla distribuzione del reddito delle famiglie nel 2005. La media è di 2.311 euro al mese, «tuttavia il 61% ha conseguito un reddito inferiore all'importo medio a causa di una distribuzione diseguale». Questo significa che non bisogna farsi ingannare dalle medie visto che il i 2/3 delle famiglie hanno un reddito inferiore di 450 euro al mese della media. Non sappiamo esattamente cosa è successo nel 2006 e nel 2007, ma anche se non c'è più Berlusconi miracoli non sono stati fatti: la distribuzione del reddito seguita a essere infame.
Prendiamo i più ricchi e quelli più poveri: il 2% delle famiglie in fondo alla scala sociale dovrebbe riuscire a sopravvivere con meno di 6.358 euro l'anno, mentre il 5% di quelle più agiate vive con oltre 65 mila euro. Certo, stiamo parlando dei molto ricchi e dei molto poveri, ma allargando le percentuali al 10% o al 20% delle famiglie lo squilibrio si conferma. E chi sta al Sud sta molto peggio, mediamente di un 30%. Queste cifre ci dicono chiaramente che il fisco da solo non basta: per i meno abbienti serve un intervento diverso, «socialdemocratico», sperando che a sinistra nessuno si offenda.
C'è un dato - del 2006 - che colpisce: il 28,4% dei nuclei dichiara all'Istat di non essere in grado di affrontare una spesa «necessaria e imprevista» di 600 euro. E il disagio economico sale al 41,3% per le famiglie del sud. L'Italia è un popolo di risparmiatori, si è solito affermare. Falso: milioni di famiglie, decine di milioni di persone non hanno una lira da parte.
E qui torniamo ai metalmeccanici, ma non solo loro, visto che in piedi ci sono lotte molte più dure come quelle dei lavoratori del commercio che si scontrano con multinazionali o piccole aziende nelle quali lo sciopero è impossibile. Quei due euro al giorno sono necessari per sopravvivere un po' meno peggio. E per vivere un po' meno peggio serve restringere l'area della precarietà e della flessibilità che invece Federmeccanica vorrebbe allargare. Ma non basta: serve un fisco più selettivo che non premi l'evasione fiscale, per cui i lavoratori dipendenti guadagnano in media più del loro padrone. Forse i puristi del fisco neutrale storceranno la bocca, ma fino a quando il cancro dell'evasione non sarà estirpato è necessario «privilegiare» chi non può evadere destinando a questi soggetti deboli tutto l'extra gettito.
ilmanifesto.it
La lotta dei metalmeccanici assume una valenza ancora più grande alla luce dei dati diffusi ieri dall'Istat sulla distribuzione del reddito delle famiglie nel 2005. La media è di 2.311 euro al mese, «tuttavia il 61% ha conseguito un reddito inferiore all'importo medio a causa di una distribuzione diseguale». Questo significa che non bisogna farsi ingannare dalle medie visto che il i 2/3 delle famiglie hanno un reddito inferiore di 450 euro al mese della media. Non sappiamo esattamente cosa è successo nel 2006 e nel 2007, ma anche se non c'è più Berlusconi miracoli non sono stati fatti: la distribuzione del reddito seguita a essere infame.
Prendiamo i più ricchi e quelli più poveri: il 2% delle famiglie in fondo alla scala sociale dovrebbe riuscire a sopravvivere con meno di 6.358 euro l'anno, mentre il 5% di quelle più agiate vive con oltre 65 mila euro. Certo, stiamo parlando dei molto ricchi e dei molto poveri, ma allargando le percentuali al 10% o al 20% delle famiglie lo squilibrio si conferma. E chi sta al Sud sta molto peggio, mediamente di un 30%. Queste cifre ci dicono chiaramente che il fisco da solo non basta: per i meno abbienti serve un intervento diverso, «socialdemocratico», sperando che a sinistra nessuno si offenda.
C'è un dato - del 2006 - che colpisce: il 28,4% dei nuclei dichiara all'Istat di non essere in grado di affrontare una spesa «necessaria e imprevista» di 600 euro. E il disagio economico sale al 41,3% per le famiglie del sud. L'Italia è un popolo di risparmiatori, si è solito affermare. Falso: milioni di famiglie, decine di milioni di persone non hanno una lira da parte.
E qui torniamo ai metalmeccanici, ma non solo loro, visto che in piedi ci sono lotte molte più dure come quelle dei lavoratori del commercio che si scontrano con multinazionali o piccole aziende nelle quali lo sciopero è impossibile. Quei due euro al giorno sono necessari per sopravvivere un po' meno peggio. E per vivere un po' meno peggio serve restringere l'area della precarietà e della flessibilità che invece Federmeccanica vorrebbe allargare. Ma non basta: serve un fisco più selettivo che non premi l'evasione fiscale, per cui i lavoratori dipendenti guadagnano in media più del loro padrone. Forse i puristi del fisco neutrale storceranno la bocca, ma fino a quando il cancro dell'evasione non sarà estirpato è necessario «privilegiare» chi non può evadere destinando a questi soggetti deboli tutto l'extra gettito.
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