di Pietro Orsatti, da MicroMega
In pochi anni Beppe Grillo e il suo blog sono diventati un vero e  proprio fenomeno della Rete, l’esperimento di maggior successo in Italia  di un movimento nato e cresciuto sul web nel nome della democrazia  digitale, dell’orizzontalità della comunicazione e della trasparenza. Ma  dietro a questo risultato c’è una strategia ben pianificata. Anzi, ci  sono un nome e un’azienda: Casaleggio Associati. Ecco di cosa si tratta.
Per  raccontare il successo di un progetto non si può evitare di parlare di  chi lo ha ideato, palesemente o nell’ombra non importa. Parliamo della  svolta mediatica e politica di Beppe Grillo. Vero e proprio fenomeno che  da deriva post-televisiva oggi diventa movimento e oggetto politico  2.0, come ormai va di moda definire chi usa internet per la propria  comunicazione. Chi è l’ideatore di questa svolta del comico genovese,  trasformatosi da uomo di spettacolo a vero e proprio profeta della  «democrazia digitale»? Un nome e un’azienda. Casaleggio Associati. 
È la Casaleggio Associati a curare direttamente il blog di Grillo, la rete dei Meetup,  la comunicazione esterna, la strategia del movimento sulla Rete. E non  solo, è anche la casa editrice che cura tutte le pubblicazioni, in Rete e  non, del comico genovese e anche parte dell’organizzazione dei suoi  tour. Neanche Grillo fa mistero che il suo ritorno di visibilità e il  grande impatto del movimento dei «grillini» sia dovuto in gran parte  alla sinergia con questa azienda specializzata nella comunicazione e nel  marketing digitale. Una strategia chiaramente esplicitata, quella della  Casaleggio. «Le reti sono ovunque intorno a noi. Fino a qualche anno  fa, le relazioni tra persone, oggetti ed eventi erano attribuite al  caso. L’unico modo per ipotizzare il funzionamento dei sistemi complessi  era attribuirne le ragioni ad avvenimenti casuali. La vita e  l’evoluzione delle reti seguono invece leggi precise e la conoscenza di  queste regole ci permette di utilizzare le reti a nostro vantaggio».  Così viene presentato l’ultimo sforzo editoriale del gruppo «Tu sei  Rete», bibbia del nuovo credo internettiano.
Per  capire le origini del fenomeno Casaleggio, è necessario partire dalle  fibrillazioni societarie di Telecom fra la fine degli anni Novanta e i  primi anni Duemila. O meglio, è fondamentale analizzare le vicende di  un’azienda del gruppo allora nelle mani di Tronchetti Provera e della  Pirelli, la Webegg. Amministratore delegato della società è all’epoca  Gianroberto Casaleggio. Non lasciamoci ingannare dal suo aspetto da nerd  smanettone, dalla sua capigliatura da studente fuori corso della  Berkeley University, Gianroberto è uno dei massimi esperti in Italia di  web, reti sociali (social network), marketing elettronico. Ed è lui,  insieme ad altri quattro dipendenti dell’azienda della galassia Telecom  (Enrico Sassoon, Luca Eleuteri, il fratello Davide Casaleggio e Mario  Bucchich) a fondare nel 2004 la Casaleggio Associati. 
Ma  torniamo al «prima». Di cosa si occupava la Webegg? La Webegg Spa nel  2002, anno del suo massimo sviluppo e in cui Gianroberto Casaleggio è  l’uomo di vertice, risulta essere «un gruppo multidisciplinare per la  consulenza delle aziende e della pubblica amministrazione in Rete», come  si apprende dai documenti sul sito aziendale che indicano la sua  mission. Anzi, si tratta in quel momento del gruppo leader nel settore.  Reti interne ed esterne, efficienza aziendale, internet, capacità di  penetrazione dei prodotti sul mercato attraverso il web marketing e, per  le pubbliche amministrazioni, sistemi di efficienza mirati  all’e-governance. Insomma un grande giro di affari potenziale, ma forse  una società nata in troppo anticipo sui tempi e infatti ben presto  oggetto di veloci cambi di mano.
La Webegg all’epoca è una  società controllata al 69,8 per cento da I.T. Telecom Spa a sua volta  controllata al 100 per cento da Telecom Italia. Poi, esattamente fra  giugno e luglio 2004, I.T. Telecom Spa sottoscrive un contratto con  un’altra azienda del settore in rapida ascesa, la Value Partners Spa,  cui cede il pacchetto azionario detenuto in Webegg. Per ottenere la  maggioranza di Webegg vengono sborsati 43 milioni di euro mentre il  resto delle azioni, pari al 30,2 per cento, rimane nel portafoglio di  un’altra azienda della galassia di società Telecom, la Finsiel. Tutto  ciò viene riportato dalla stampa specializzata dell’epoca, come una  delle operazioni di fusioni strategiche più importanti nel settore. Ma  non ci si ferma qui. In seguito ad altre operazioni di fusioni e  riassetti interni alla Value Partners, nasce Value Team, azienda leader  nelle consulenze aziendali non solo in termini contenutistici ma anche  della sicurezza digitale. Dopo questo vortice di fusioni e vendite il  gruppo di dipendenti della Webegg che ruota attorno all’ormai ex  amministratore delegato decide di dare vita al nuovo progetto della  Casaleggio Associati. E portandosi dietro un pacchetto nutrito di  rapporti, partnership e competenze. Quali?
Per capire di cosa  stiamo parlando è necessario svelare prima chi sono le figure chiave  della Casaleggio Associati oggi e della Webegg prima. Partendo da Enrico  Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già  direttore responsabile di L’Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico.  Da suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore  scientifico del gruppo Il Sole-24 Ore». Nel 1998 Sassoon è  amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, di  fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle  corporation americane in Italia e il cui presidente è tuttora il vice di  Microsoft Italia, Umberto Paolucci. Proprio nel consiglio di  amministrazione dell’American Chamber of Commerce in Italy si comprende  quale sia uno dei fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio  Associati. Oltre a Paolucci compaiono nel 1998 altri personaggi di  grande spessore. La lista pubblicata al momento della nomina di Sasson  vedeva, fra gli altri: Gian Battista Merlo, presidente e amministratore  delegato Exxon Mobil Mediterranea Srl; Gianmaria Donà dalle Rose,  amministratore delegato Twentieth Century Fox Home Entertainment Italia;  Massimiliano Magrini, country manager Google Italia; Luciano Martucci,  presidente e amministratore delegato Ibm Italia Spa; Gina Nieri,  consigliere di amministrazione Mediaset Spa; Maria Pierdicchi, direttore  generale Standard & Poor’s; Massimo Ponzellini, presidente  Impregilo Spa; Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney  Co. Italia Spa; Dario Rinero, presidente e amministratore delegato  Coca-Cola Hbc Italia Srl; Cesare Romiti, presidente onorario Rcs. 
Oggi  nell’American Chamber of Commerce in Italy troviamo altre figure di  spicco come Gianluca Comin, dirigente Enel, e Giuseppe Cattaneo  dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di  Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa,  ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti,  politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana,  che faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con quali  finalità? «L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale,  politica e culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e  provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e  interessi comuni», si legge nella mission dell’istituto. E in che modo?  «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto e il dibattito “a porte  chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo  aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono  leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale  e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà  espressiva». 
È Sassoon, quindi, l’uomo delle relazioni al  massimo livello della Casaleggio Associati. Siede ai vertici di  organizzazioni d’élite, ha relazioni, opportunità di accedere alle  giuste informazioni. L’uomo, giustamente, del business. E che fa capire  quanto il gruppo Casaleggio Associati non sia affatto un collettivo di  nerd smanettoni, ma uno dei pensatoi più accreditati per quanto riguarda  le potenzialità di mercato della Rete nel nostro paese.
Il  teorico e inventore del gruppo è invece Gianroberto Casaleggio. «È stato  dirigente», si legge sul suo curriculum, «di aziende ad alto indirizzo  tecnologico», e la sua principale attività, oltre a curare personalmente  l’oggetto mediatico Grillo (e Di Pietro, oggi) è quella della  pubblicistica. E anche Casaleggio ha una storia «aziendale» di rilievo,  parallela anche se meno convenzionale a quella di Sassoon. Inizia  infatti a farsi notare non in un laboratorio di qualche campus, ma  nell’Olivetti di Roberto Colaninno, e qualche anno dopo diventa  amministratore delegato di Webegg, come abbiamo già detto suo trampolino  di lancio in seguito come guru nostrano della rivoluzione della Rete.  La Webegg ha origine da una joint-venture tra Olivetti e Finsiel (della  Telecom), ma nel 2002 l’azienda di Ivrea cede il suo 50 per cento alla  Telecom. Intanto Casaleggio ha dato vita a un’altra società, la Netikos,  dove siede per alcuni mesi nel consiglio di amministrazione accanto a  un figlio di Colaninno (Michele). Ma è un’avventura di breve durata, o  forse solo il momento di transito per creare con i vecchi amici della  Webegg qualcosa di totalmente nuovo. E infatti nel 2004 Gianroberto  chiude baracca e burattini e va a fondare con altri dirigenti Webegg la  Casaleggio Associati, attuale editore di Beppe Grillo. Tutto qua? Certo  che no. La Casaleggio è molto di più, anche se apparentemente sembra  avere un ruolo «periferico» nello sviluppo delle strategie di marketing  sulla Rete.
Gianroberto scrive molto spesso sia sul sito del  gruppo che su molti giornali di temi legati alla Rete. «L’organizzazione  di Rete», si legge nel suo curriculum online, «i modelli di e-business e  il web marketing sono tematiche che ha approfondito e applicato a  società italiane negli ultimi otto anni, anche grazie a una relazione  costante con i riferimenti mondiali del settore». Per lui la Rete è  un’ossessione, più di un mezzo, più di un media. Ne è un teorico e uno  dei guru delle nuove frontiere del marketing digitale e di cosa si possa  fare attraverso i social network grazie a strategie di marketing  «virale», forma di promozione non convenzionale che sfrutta la capacità  comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio a  un numero esponenziale di utenti. 
Casaleggio ha capito in  anticipo, almeno per quanto riguarda il mercato italiano, quali siano le  potenzialità del web e dei social network. E individua una nuova figura  di venditore propagandista in parte consapevole e in parte no:  l’influencer. «Online il 90 per cento dei contenuti è creato dal 10 per  cento degli utenti, queste persone sono gli influencer», scrive in un  articolo Casaleggio, «quando si accede alla Rete per avere  un’informazione, si accede a un’informazione che di solito è integrata  dall’influencer o è creata direttamente dall’influencer. L’influencer è  un asset aziendale, senza l’influencer non si può vendere, c’è una  statistica molto interessante per le cosiddette mamme online, il 96 per  cento di tutte le mamme online che effettuano un acquisto negli Stati  Uniti, è influenzato dalle opinioni di altre mamme online che sono le  mamme online influencer». Se andiamo ad analizzare il sistema di  diffusione online del fenomeno Beppe Grillo è facile constatare quanto  questa strategia sia efficace. E non solo per Grillo, visto che il  numero dei clienti e delle partnership italiane e statunitensi vanno ben  oltre alla promozione del comico genovese. Oltre quanto?
Nel  2004, a pochi mesi dalla sua nascita, la Casaleggio Associati annunciò  pubblicamente attraverso le agenzie di stampa la nascita della  partnership con Enamics, società statunitense leader in Business  Technology Management (Btm). La Enamics ha una rete di relazioni  aziendali impressionante sia dirette che indirette grazie anche a una  rete di partnership consolidata e da più di 6 anni con due altre aziende  del settore, la Future Considerations e la Ibm Tivoli. Spiccano, come  si legge nel board sia di Enamics che dei sui partner, nomi come  Pepsico, Northrop Grumman, US Department of Tresury (Dipartimento del  Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP Morgan, banca  d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora: Coca Cola, Bp,  Barclaycard, Addax Petroleum, Shell, Tesco, Kpmg Llp, Carbon Trust,  Unido (United Nations Industrial Development Organisation), London  Pension Fund Authority (Lfpa). Ecco quindi la rete di relazioni,  teoriche e aziendali, della Casaleggio Associati con le aziende più  quotate del settore negli Stati Uniti. Comunicazione, e-commerce, reti  web, sicurezza. Gli stessi settori della Webegg prima e di Casaleggio e  soci poi.
Sassoon e Casaleggio, sul rapporto dei due si gioca  tutto il peso del progetto della Casaleggio Associati. Da un lato l’uomo  delle relazioni «tradizionali» con il mondo della finanza e della  politica italiana, dall’altro il super-esperto con reti di rapporti  consolidate e partnership oltre oceano. Non si tratta quindi solo di  sperimentare nuove forme di marketing, si tratta di una solida base di  business. E questo la Casaleggio Associati fa. 
Se qualcuno  pensava ancora che la Casaleggio Associati fosse solo un gruppo di  persone appassionate della comunicazione in Rete che si dedica al blog  di Beppe Grillo (e a quello, ricordiamolo, di Antonio Di Pietro), dopo  aver letto di questo vorticoso intreccio di partnership aziendali,  clienti, collaborazioni, si dovrà ricredere. Qualche domanda se la  stanno ponendo, per esempio, molti «grillini» della prima ora che nel  corso degli ultimi anni hanno criticato alcune virate di Beppe Grillo,  castigatore senza pietà dei costumi delle imprese italiane che  lentamente (oltre all’ex padrone di Casaleggio, Telecom) sono uscite  fuori dal mirino del neo-Savonarola (l’associazione non è nostra ma  della stessa Casaleggio) ligure. 
Ora Grillo parla quasi  esclusivamente di politica e di politici. E dov’è finito il «messaggio»  della prima ora, quello della lotta contro il «signoraggio monetario»?  Se qualcuno sulla rete dei Meetup o nei commenti sul blog di  Grillo pone l’interrogativo si vedrà cancellare o non pubblicare la  propria opinione. E chi cura direttamente e capillarmente il blog di  Grillo e la rete dei Meetup? Il fratello di Gianroberto  Casaleggio, Davide. Dopo tutto le regole della «moderazione» sul web le  detta chi mette in Rete una determinata piattaforma o sito. Funziona  così ovunque, funziona così anche sul sito di Grillo. Certi argomenti,  determinate domande non compaiono. Abbiamo fatto personalmente una  prova, «postando» sul blog di Grillo determinati temi scomodi e il  commento non veniva approvato. Compariva solo se si utilizzava un  determinato termine spezzato dalla punteggiatura. Ma anche in questo  caso il commento dopo poco spariva. Come su YouTube, dove video che  criticano esplicitamete il rapporto fra Casaleggio e Grillo scompaiono  con frequenza impressionante, così avviene per gli interventi nei Meetup più «popolati». Ma la Rete è più ampia di quanto la Casaleggio possa controllare e qualche Meetup riesce a sfuggire.
A  fare i conti con il controllo sulla comunicazione collegata al fenomeno  Grillo esercitato da Casaleggio è stato nel 2007 il blogger e  giornalista Piero Ricca. Chiamato per moltiplicare le offerte sul sito e  per attrarre nuovi utenti e nuovi «commentatori». Probabilmente ci si  era resi conto che in quella fase il sito, per la parte degli interventi  del pubblico, era «stagnante», che a commentare i post di grillo erano  sempre gli stessi, anche se sempre tanti. Quindi la scelta cade su un  blogger emergente, Ricca appunto. E che da accordi avrebbe dovuto essere  pagato dalla Casaleggio Associati. Duecento euro a intervista  forfettari spese incluse. Compenso che però, secondo Ricca, non gli  viene corrisposto nei termini concordati all’inizio e Gianroberto  Casaleggio ricontratterebbe la collaborazione chiedendogli di occuparsi  della comunicazione di alcune aziende sanitarie. Ricca rifiuta. Da qui  secondo Ricca il conflitto, e non si procede né sul piano economico né  sulla ridefinizione del rapporto contenutistico della collaborazione e  la situazione precipita. «A questo punto interpello direttamente Beppe  Grillo – racconta Ricca – (…) Lui è informato della decisione di  Gianroberto Casaleggio. (…) Osserva che “negli aspetti manageriali” del  blog lui non entra. Ritiene però, fidandosi del gestore, che la  difficoltà non sia di natura economica. Forse il problema – dice – è  «l’eccessiva aggressività» di qualche intervista. (…) Poi si gira verso  di me ed esprime un disagio: “Ti vedo sospettoso, non essere  sospettoso”». E Ricca scompare dal blog di Grillo. Solo per un  contenzioso relativo ai 200 euro spese incluse pattuiti per ciascuna  intervista? Secondo Gianroberto Casaleggio, a quanto risulterebbe dalle  dichiarazioni rilasciate sul blog di Grillo e su vari Meetup, sì. Fine della storia. Abbiamo fatto richiesta di spiegazioni via mail e non abbiamo ottenuto risposta.
Qualcosa  intanto si sarebbe incrinato negli ultimi tempi anche nel rapporto che  la Casaleggio Associati ha instaurato con Antonio Di Pietro e l’Idv.  Delle crepe si erano manifestate già nel corso della campagna elettorale  dell’anno scorso. Alcuni candidati «di peso» come Luigi De Magistris  avevano gentilmente rifiutato di affidarsi al modello Casaleggio  preferendo fare da sé. La ragione era molto semplice. Il modello offerto  dalla Casaleggio Associati è estremamente centralizzato. A scatola  chiusa. Per lavorare con loro, per usufruire dei loro servizi, è  necessario affidarsi totalmente alla loro organizzazione. E questo,  inevitabilmente, può entrare in contrasto con le logiche della politica.  Un contrasto, segnalano in molti dell’entourage di Tonino Di Pietro,  che in queste ultime settimane starebbe portando a una rottura. Bocche  cucite, ufficialmente, sia sul fronte politico che su quello aziendale,  ma ormai in molti si attendono da un momento all’altro l’annuncio del  divorzio.
Ritorniamo però alle strategie di marketing (politico e  no) della Casaleggio Associati, e agli influencer e all’importanza che  viene loro data, e non solo da questa società italiana. Si legge sul  sito web della Microsoft: «Uno studio della società statunitense Rubicon  Consulting ha tracciato il profilo degli influencer, la loro diffusione  e le modalità di comunicazione e di propagazione dei loro messaggi. Le  comunità online, gli spazi dove agiscono gli influencer, non sono tutte  uguali, ognuna ha peculiarità proprie». Non si capisce se questo brano  l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio stesso o se a questo testo del  gigante statunitense si sia rifatto. E poi l’articolo della Microsoft  prosegue: «Le comunità online originate dalle connessioni, come  Facebook, sono le più frequentate (25 per cento degli utenti) e le più  importanti per i giovani sotto i 20 anni, seguono, con circa il 20 per  cento, quelle con attività in comune e condivisione di interessi. La  maggior parte degli utenti delle comunità ha un’età tra i 20 e i 40  anni. In questo contesto operano gli influencer». Ecco fatto il ritratto  del militante «grillino» tipo. E chi sono gli influencer di Grillo,  dove si muovono, dove agiscono? All’inizio sulla rete di Meetup,  la piattaforma a pagamento statunitense molto pubblicizzata dalla  Casaleggio Associati e dai loro partner statunitensi è praticamente  obbligatoria per chi voglia aderire alla rete degli amici di Grillo. Poi  su YouTube e Facebook. È qui che si è creata la fortuna del messaggio  di Grillo, nell’uso controllato capillarmente dalla Casaleggio Associati  di questi mezzi. 
E come si inseriscono le componenti  individuate da Casaleggio prima e da Microsoft poi (o viceversa?) nella  strategia che il gruppo starebbe sperimentando? E quali sono i contenuti  e le strategie di un gruppo che non fa mistero di avere un’idea ben  precisa di cosa siano e cosa dovrebbero essere la democrazia e la  politica? Ci sono due video illuminanti di quale sia l’ideologia che  muove Gianroberto Casaleggio e i suoi soci. Il primo, del 2007,  attualmente scomparso dal sito aziendale ma ancora rintracciabile sul  web, si rivolge all’informazione. Il titolo è inequivocabile: Prometeus – La Rivoluzione dei media.  E vediamo il contenuto. «L’Uomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce  ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la  Rivoluzione dei media con internet alla fine del secolo scorso… la Rete  include e unifica tutto il contenuto: Google compra Microsoft, Amazon  compra Yahoo! diventando così i leader mondiali dell’informazione  assieme a Bbc, Cnn e Cctv… La pubblicità è scelta dai creatori di  contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto,  esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, l’autore di Cultura Libera  diventa ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il  copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai  disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second  Life. (…) Nel 2022 Google lancia Prometeus l’interfaccia standard degli  Agav. Amazon crea Place, un’azienda che replica la realtà. Puoi andare  su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. È reale!  (…) Nel 2027 Second Life si evolve in Spirit. La vendita di memoria  diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra  Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta.  Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi  mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri». No, non è il sequel  di Nirvana di Gabriele Salvatores e meno che mai la sceneggiatura di Atto di forza  con Arnold Schwarzenegger. Questo è, secondo Casaleggio Associati, un  video di «scenario» inserito come messaggio di identità aziendale.
Il secondo video invece parla di politica. Si intitola Gaia, il futuro della politica  ed è tuttora ben visibile sulla homepage del sito aziendale. Al  contrario del precedente, in inglese ma sottotitolato in italiano,  questo è disponibile in inglese e spagnolo. Immagini e plot simili. Si  inizia con un pastone che racconta per brevi linee i progressi della  comunicazione politica nella storia, accostando con qualche azzardo  Savonarola, Gengis Khan, Obama, Beppe Grillo, Hitler, Mussolini, Bill  Clinton (ovviamente sulla strategie di innovazione della propaganda più  che della comunicazione) e poi, come nel video precedente, si lancia in  previsioni future, in cui Google, ancora una volta, diventa il centro  della rinascita della democrazia diretta fino a quando, dopo una terza  guerra mondiale, la popolazione della Terra si riduce a solo un miliardo  di abitanti e alla fine, grazie ovviamente alla Rete, nasce Gaia, il  nuovo governo mondiale. E poi: «Ogni essere umano può diventare  presidente e controllare il governo attraverso la Rete. In Gaia i  partiti, la politica, le ideologie e le religioni scompaiono». Non  temete, nel 2054, non prima.
 
 
Nessun commento:
Posta un commento