20.10.15

Lettera alla civiltà aliena del pianeta Terra: “Siamo i Prubelli e vi spieghiamo di cosa pulsa la nostra luce”

di Stefano Benni (La Repubblica)

GENTILE civiltà aliena del pianeta terra. Siamo gli abitanti della stella KIC 8462852 distante 1481 anni luce, quella che state osservando con quel bidone aspiratutto che chiamate satellite Kepler. Sappiamo che siete turbati perché avete notato delle variazioni di luce anomala sulla nostra superficie, e i vostri giornali e scienziati stanno sparando ipotesi. Ci teniamo quindi a precisare quanto segue.
Anzitutto smettetela di chiamarci alieni. Il termine “alieno” è reciproco, quindi se noi siamo alieni per voi, voi siete alieni per noi. La nostra stella non si chiama KIC 8462852, ma Seuisprusbellusdetottukosmox, quindi facciamo uno sforzo linguistico: noi vi chiameremo terrestri e voi chiamateci Prubelli. Vi chiederete perché parliamo la vostra lingua. Beh, non abbiamo né televisione né web né gossip, ma siamo telepatici a lunga distanza, e ci colleghiamo cerebralmente con voi per ridere quando siamo un po’ tristi. Se proprio volete saperlo, nelle nostre barzellette razziste voi siete i nostri carabinieri, i nostri terroni, eccetera. È vero, come avete ipotizzato, che siamo una civiltà superiore alla vostra, ma non per la tecnologia. Siamo semplicemente più pacifici, amichevoli e ottimisti di voi, ma anche un po’ riservati e incazzosi. Quindi quel vostro obsoleto bidone aspiratutto che ci sta spiando ci innervosisce un po’.
ABBIAMO letto che vi stupite delle variazioni luminose della nostra stella. Pensate che il fenomeno sia dovuto a pannelli solari, a utilizzo di gas rari e sconosciuti, a avanzatissime tecniche di trasformazione energetica. La vostra misura dell’Universo è l’Enel. Avevamo pensato di prendervi in giro, dicendovi che la luce viene da concerti rock con palchi di ventisei chilometri, per far schiattare di invidia i vostri rockettari, oppure che Kepler stava osservando una partita notturna di calcio galattico tra noi e il Real Andromeda. Ma detestiamo le bugie.
Non vi descriviamo che tipo di creature siamo, quanti arti, tentacoli, antenne e orecchie abbiamo, perché sappiamo che definite bizzarro chiunque non assomigli a voi. Pensateci pure come dei peluche di tre tonnellate, o dei polipi ballerini, o degli stronzi azzurri che procedono rotolando, o mostri simili a mantidi, oloturie o cuochi di Master chef. Immaginateci come vi piace.
Però possiamo dire che abbiamo una bellissima musica che assomiglia un po’ al vostro blues e un po’ al rumore che fanno le vostre lavatrici. Ma non abbiamo bisogno di grandi palchi né di effetti speciali. Non abbiamo neanche un campionato di calcio, anche se ci piacerebbe. Perché ahimè, sul nostro pianeta siamo in ventuno, e ci manca sempre un giocatore.
Il nostro sport nazionale è il Nonsifrullax. Non è facile da spiegare. Diciamo che assomiglia al vostro biliardino, o calcio balilla. Dieci di noi stanno infilati nei bastoni e quattro girano le manopole. Dato che i bastoni sono infilati in modo e zona non piacevole, le partite durano pochissimo, tutti vogliono manovrare e nessuno vuole fare l’ometto calciatore. Quindi la luce non viene da uno stadio.
La spiegazione è più semplice. Noi Prubelli siamo aperti e tolleranti, abbiamo dodici sessi e quindi non ringhiamo come fate voi su chi è normale, su chi ha diritti, e su cos’è la vera famiglia. Abbiamo una vita abbastanza regolare, che voi potreste definire noiosa, ma per noi è serena, avevamo una grande tecnologia ma ci abbiamo rinunciato mantenendo solo tre invenzioni: il giradischi, il cellulare senza tasti per non disturbare nessuno, e la bicicletta. Ci piace moltissimo fare gite in montagna, salire e discendere. Purtroppo la pendenza più alta del nostro pianeta è sedici centimetri, perciò ci scaliamo tra di noi.
Volete sapere il perché delle variazioni di luce? In ogni gruppo o etnia o civiltà c’è una percentuale di rompicoglioni. È una legge universale. Noi siamo pochi e ne abbiamo uno solo: si chiama Macculimortèx, è un prubello buono e mite, ma lamentoso e sempre scontento. Dice che dovremmo essere più aperti all’universo, più curiosi. Forse ha ragione, ma talvolta esagera. Ad esempio da quando sa che voi ci spiate, vi spia a sua volta, ha tirato fuori un vecchio telescopio e vi osserva tutta la notte. Dice che non capisce niente di quello che fate, ma che avete dei bellissimi quadri e alberi e che non fate altro che mangiare.
Ebbene sì su Seuisprusbellus siamo golosi. Ma non abbiamo materie prime: una sola verdura la peppera piccante, e un solo animale commestibile, il Gigacocco. I nostri piatti tipici sono il tortino di polvere alla peppera e il macigno pepperato, che sarebbe un po’ come la vostra amatriciana, ma meno digeribile.
Perché, direte voi, non mangiate il Gigacocco? Beh il Gigacocco assomiglia a un vostro pollo, ma è alto come un condominio di otto piani, e ha una pessimo carattere. È già tanto se lui non mangia noi.
Questo turba Makkulimortèx. È ossessionato dalle vostre televisioni, segue le migliaia di trasmissioni dedicate alla cucina, e crepa d’invidia. È convinto che voi pensiate solo a mangiare perché non avete altri pensieri. E invece sappiamo che voi mangiate proprio perché siete pieni di pensieri. E molti di voi non hanno da mangiare.
Ogni notte Makku si collega con la Terra e inizia a cantare le vostre sigle e a declamare a alta voce le ricette tipo “dadolata di astice con polenta allo zenzero su letto di rucola e julienne di mango“. Lo affascina la selvaggia violenza dei vostri chef e il pianto dei concorrenti, dice che è la cosa più deliziosamente sadica dell’universo.
In una di queste notti insonni Makku è impazzito, ha spalancato la finestra e si à messo a gridare «anche io voglio la dadolata di astice!». Ci siamo svegliati, abbiamo acceso la luce e ci siamo messi a urlare in coro «basta, rompiballe, sta zitto, facci dormire».
Svelato il mistero: le variazioni di luce sono dovute alle nostre arrabbiature contro il delirio notturno di Makku. Ed è colpa vostra.
Quindi vi diamo un consiglio.
Dimenticate KIC 8462852 come la chiamate voi. La vostra curiosità scientifica è legittima, ma vi facciamo una domanda. Vi farebbe veramente bene scoprire che esiste una civiltà “aliena”?
Certo, la certezza che non siete soli nell’universo potrebbe ridimensionare la vostra onnipotenza, la vostra avidità, la vostra fame di dominio.
Ma se invece vi facesse male? Se subito pensaste a accordi commerciali, a sfruttamento delle risorse, addirittura a una escalation di armamenti contro la nostra minaccia?
Non siete in grado di accettare gli immigrati e sareste capaci di accogliere gente da altri pianeti? Siete spaventati dall’omosessualità e accettereste i nostri dodici sessi? Ve ne fregate di chi sta male ai vostri confini e vi interessate a noi che stiamo a mille anni luce?
Forse è meglio se non ipotizzate troppo, e vi limitate a raccogliere i dati del vostro bidone aspiratutto.
Avete altro a cui pensare: cercate di non distruggere il vostro pianeta e non ammazzatevi troppo in nome di grandi idee che nell’universo diventano meno di un brivido. E non fate falli su Messi (certo, se arrivasse lui come ventiduesimo potremmo giocare grandi partite!). Soprattutto, per dirla nella nostra lingua Fathevansfurkettatteccazzevostrex (Fatevi un po’ gli affari vostri).
Cordiali saluti e auguri, i ventuno abitanti di Seuisprusbellusdetottuscosmox.

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