25.9.16

Le culle di cartone in Venezuela segnali dal mondo che precipita

Il Paese è piombato nella miseria. Una cosa che sembrava impossibile qualche anno fa. Oggi manca tutto e per ogni cosa la gente fa la fila, come in tempo di guerra
di Dacia Maraini (Corriere)

Cosa succede a un Paese ricco come il Venezuela che ha sempre vissuto con una certa euforia le sue risorse minerarie? Crollata la vendita del petrolio, non disponendo di altre risorse, è piombato nella miseria. Una cosa che sembrava impossibile qualche anno fa quando l’ho visitato io, invitata da una grande università, e ho avuto modo di frequentare i teatri e i cinema aperti tutta la settimana, con programmi moderni e costosi. Oggi nelle città venezuelane manca tutto e per ogni cosa la gente fa la fila, come in tempo di guerra. I bambini appena nati muoiono per mancanza di medicine.

Ce lo dicono, senza rabbia, ma con dignitosa desolazione, le due infermiere dell’ospedale Las Garzas di Barcelona, di cui si sono fatte circolare le foto. Tengono alto fra le mani un cartello su cui spicca la parola «Crisis Humanitaria». «Janeth»: dice un altro cartello «No hay antibióticos para su infección» (Non ci sono antibiotici per la sua infezione). E in margine, sottolineato e ripetuto: Crisi umanitaria. Ancora piu drammatico l’altro cartello che dice: «Mi paciente murió porque no había quirófano disponibile» (Il mio paziente è morto per mancanza di sala operatoria.) E ancora, ribadito e sottolineato: Crisi umanitaria.

Cosa fare? Il mondo sembra in preda a una malattia mortale: guerre incomprensibili e virali, come si dice ora di qualsiasi guaio che capiti fra capo e collo inaspettato; fame, epidemie, emigrazioni di massa. Più che mai avremmo bisogno di una classe dirigente responsabile, che unisca i cervelli per trovare soluzioni possibili, pensando in grande, con progetti a lunga scadenza. Invece sembra che la paura abbia accecato la vista, e congelato i pensieri. Tutti si affrettano a chiudere le porte di casa, senza pensare che lo tsunami spaccherà tutto e invaderà ogni piccolo angolo del pianeta se non troviamo in fretta dei rimedi comuni.

Ricordo che Cuba aveva subito qualcosa di simile quando tutti i Paesi che si rifornivano di zucchero hanno smesso di comprarlo per via delle sanzioni internazionali. L’isola era caduta nella povertà piu assoluta. E i sovietici, per mantenere un piede in quella parte del mondo, si erano impegnati a pagare un milione di dollari al giorno. Ma dubito che qualche Paese ricco venga in aiuto al Venezuela per risolvere la crisi umanitaria. E quei teneri neonati costretti in scatole troppo strette, sono una terribile testimonianza del degrado che sta vivendo un grande Paese che non ha saputo prevenire la catastrofe differenziando la produzione, ma affidandosi alla piu facile rendita di un bene che saliva spontaneo dal sottosuolo. L’Europa diventa sempre piu piccola e terrorizzata: da grandi e popolosi Paesi si guarda a lei con occhi affamati e avidi. Come salvaguardare il proprio benessere?

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