Fiorenza Sarzanini (Corriere)
Chi si è stupito che la statua dedicata a una donna uccisa dal marito sia stata distrutta (ed è la sesta volta), dovrebbe leggere i risultati del sondaggio Istat sulla violenza. E si renderebbe conto che su questo tema l’Italia è in uno stato di arretratezza che deve far paura. Scoprire che per oltre il 39% degli intervistati «una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole», più del 24% pensa che «il modo di vestire possa provocare i maschi» così giustificando di fatto l’aggressione, oltre il 7% «accetta lo schiaffo di chi si sente tradito», dimostra quanto ancora c’è da fare per proteggere le donne. Anche da se stesse. Perché nel «campione» ci sono persone di entrambi i sessi di un’età compresa tra i 18 e i 74 anni. E sembra difficile che simili risposte siano arrivate soltanto dagli uomini. Evidentemente ci sono madri, mogli, fidanzate, donne sole che ritengono di essere al sicuro e arrivano a condividere il pregiudizio di tanti uomini secondo i quali una donna emancipata che subisce violenza «se l’è andata a cercare». Molte altre subiscono in silenzio le angherie dei propri aguzzini, senza avere la forza di ribellarsi. Altre ancora scambiano la gelosia e la possessività del proprio compagno per amore. Tutte vittime di situazioni che non riescono a contrastare. Ed è soprattutto per loro che si deve agire, intensificando l’attività di prevenzione. Bisogna educare i ragazzi ma anche gli adulti, spiegare bene che si può vivere in un mondo dove le donne sono soggetti da rispettare, non oggetti da prendere e portare via. Le piazze piene di donne che si ribellano non devono farci illudere: siamo ancora troppo indietro.
I link ai giornali degli articoli spesso cambiano e diventa difficile se non impossibile recuperare i testi ai quali si riferivano. Questo è l'archivio on-line del blog Giornale-NOTIZIEOGGI
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26.11.19
12.1.11
Stilisti, attrici e imprenditori. Ecco chi aveva i soldi in Svizzera
Da Valentino alle Sandrelli, C'è anche Telespazio
Ci sono stilisti e imprenditori, attrici e gioiellieri, commercianti e dirigenti d'azienda, ma anche illustri sconosciuti che hanno evidentemente deciso di tenere all'estero i propri risparmi. Oltre settecento persone che adesso sono sotto inchiesta a Roma per omessa o incompleta dichiarazione fiscale. Tutte finite nell'ormai famosa «lista Falciani» che prende il nome da Hervé Falciani, il dipendente infedele della sede di Ginevra dalla banca inglese Hsbc scappato con l'elenco dei clienti di mezzo mondo che poi ha ceduto alle autorità francesi. Per l'Italia ci sono 6.963 «posizioni finanziarie» per un totale di depositi che supera i sei miliardi e nove milioni di dollari relativi al biennio 2005-2007.
I documenti contabili ottenuti dalla procura di Torino e dalla Guardia di Finanza sono stati trasmessi per competenza alle varie Procure e nella capitale sono stati avviati gli accertamenti. Gli interessati dovranno infatti essere interrogati dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal suo sostituto Paolo Ielo, soprattutto per verificare se abbiano usufruito dello scudo fiscale e abbiano così sanato eventuali irregolarità.
ATTRICI E MANAGER - Aveva trasferito parte dei suoi risparmi in Svizzera l'attrice Stefania Sandrelli, che poi ha deciso di usufruire dello scudo e dunque dovrebbe evitare possibili
conseguenze penali. Nella lista c'è anche sua figlia Amanda e adesso si dovrà stabilire se sia beneficiaria del deposito della madre o se abbia invece una posizione autonoma. Nulla si sa ancora sull'entità degli importi accreditati sui vari conti correnti: saranno le Fiamme Gialle a dover ricostruire la movimentazione fino a stabilire la cifra portata all'estero. Nella lista consegnata alla Procura c'è poi Elisabetta Gregoraci, la soubrette diventata famosa anche per essere diventata la moglie di Flavio Briatore. Il regista Sergio Leone risulta nell'elenco, ma è scomparso nel 1989 e dunque dovranno essere i suoi eredi a dover fornire chiarimenti ai magistrati.
STILISTI E GIOIELLIERI - Il più noto è certamente Valentino Garavani, seguito a
ruota da Renato Balestra. Entrambi, secondo le carte acquisite a Parigi e poi inviate nel nostro Paese, avrebbero depositato capitali presso la banca inglese. Nell'elenco c'è anche Pino Lancetti, il famoso sarto umbro morto nel 2007, che viene inserito insieme alla sorella Edda. E poi le due società che fanno capo a Gianni Bulgari, maestro di gioielleria con la sua "Gianni Bulgari srl" e la "Bulgari International". Gli inquirenti ritengono che anche Pietro Hausmann sia uno dei componenti della famosa gioielleria di Roma. Il Bolaffi che spicca nella lista dovrebbe appartenere alla dinastia nota per la numismatica mentre Sandro Ferrone è certamente lo stilista noto per i negozi sparsi in tutta la città che hanno come testimonial l'attrice Manuela Arcuri.
IMPRENDITORI E MANAGER - Telespazio è la società di Finmeccanica che si occupa di sistemi satellitari e i magistrati vogliono scoprire per quale motivo avesse un conto presso la Hsbc. Sarà soltanto una coincidenza, ma nella stessa lista compare Camilla Crociani, moglie di Carlo di Borbone e figlia di Camillo, che del colosso specializzato in armamenti e sistemi di difesa è stato presidente per diciotto anni prima di essere coinvolto nello scandalo Lockheed. Nella lista c'è anche il presidente della Confcommercio Roma Cesare Pambianchi, insieme a Carlo Mazzieri, commercialista che risulta socio nella sua attività professionale privata. Nel settembre scorso lo studio è stato perquisito nell'ambito di un'altra inchiesta della magistratura romana che riguarda il trasferimento all'estero, in particolare in Bulgaria e in Gran Bretagna, di società in stato prefallimentare al fine di evitare i procedimenti di bancarotta fraudolenta. Nome noto è pure quello di Mario Salabè, l'ingegnere coinvolto negli anni 90 nelle indagini sui finanziamenti al Pci-Pds con la sua società "Sapri Broker", fratello dell'architetto Adolfo Salabè che invece fu accusato di peculato nell'inchiesta sui «fondi neri» del Sisde quando al Viminale c'era Oscar Luigi Scalfaro del quale Salabè era amico attraverso la figlia Marianna. Risulta invece essere un professore universitario Francesco D'Ovidio Lefevre.
ILLUSTRI SCONOSCIUTI - I ricchi ma non famosi sono la maggior parte. Molte casalinghe, svariati professionisti, titolari di negozi del centro della città con un considerevole fatturato. Si va da Cinzia Campanile a Michele Della Valle, da Carmelo Molinari a Giovanni Pugliese da Mario Chessa a Roberto D'Antona. E ancora nell'elenco: Gabriella e Giorgio Greco; Gianfranco Graziadei; Adriano Biagiotti; Cinzia Santori; Marina Valdoni; Piero Dall'Oglio; Andrea Rosati; Eleonora Sermoneta; Stefania Vento; Giordana Zarfati; Eliane Rostagni; Fabrizia Aragona Pignatelli. La scorsa estate la Guardia di Finanza aveva avviato accertamenti su 25 persone che avevano esportato in Svizzera un totale di 8 milioni e 299 mila dollari, scelte in base ai «canoni di pericolosità fiscale» perché risulta che non hanno presentato denuncia dei redditi, oppure perché la loro dichiarazione è stata ritenuta «incongrua» rispetto alle somme movimentate. Tra loro, l'ambasciatore Giuseppe Maria Borga, la pittrice Donatella Marchini, il marchese Hermann Targiani.
Fiorenza Sarzanini
Ci sono stilisti e imprenditori, attrici e gioiellieri, commercianti e dirigenti d'azienda, ma anche illustri sconosciuti che hanno evidentemente deciso di tenere all'estero i propri risparmi. Oltre settecento persone che adesso sono sotto inchiesta a Roma per omessa o incompleta dichiarazione fiscale. Tutte finite nell'ormai famosa «lista Falciani» che prende il nome da Hervé Falciani, il dipendente infedele della sede di Ginevra dalla banca inglese Hsbc scappato con l'elenco dei clienti di mezzo mondo che poi ha ceduto alle autorità francesi. Per l'Italia ci sono 6.963 «posizioni finanziarie» per un totale di depositi che supera i sei miliardi e nove milioni di dollari relativi al biennio 2005-2007.
I documenti contabili ottenuti dalla procura di Torino e dalla Guardia di Finanza sono stati trasmessi per competenza alle varie Procure e nella capitale sono stati avviati gli accertamenti. Gli interessati dovranno infatti essere interrogati dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal suo sostituto Paolo Ielo, soprattutto per verificare se abbiano usufruito dello scudo fiscale e abbiano così sanato eventuali irregolarità.
ATTRICI E MANAGER - Aveva trasferito parte dei suoi risparmi in Svizzera l'attrice Stefania Sandrelli, che poi ha deciso di usufruire dello scudo e dunque dovrebbe evitare possibili
conseguenze penali. Nella lista c'è anche sua figlia Amanda e adesso si dovrà stabilire se sia beneficiaria del deposito della madre o se abbia invece una posizione autonoma. Nulla si sa ancora sull'entità degli importi accreditati sui vari conti correnti: saranno le Fiamme Gialle a dover ricostruire la movimentazione fino a stabilire la cifra portata all'estero. Nella lista consegnata alla Procura c'è poi Elisabetta Gregoraci, la soubrette diventata famosa anche per essere diventata la moglie di Flavio Briatore. Il regista Sergio Leone risulta nell'elenco, ma è scomparso nel 1989 e dunque dovranno essere i suoi eredi a dover fornire chiarimenti ai magistrati.
STILISTI E GIOIELLIERI - Il più noto è certamente Valentino Garavani, seguito a
ruota da Renato Balestra. Entrambi, secondo le carte acquisite a Parigi e poi inviate nel nostro Paese, avrebbero depositato capitali presso la banca inglese. Nell'elenco c'è anche Pino Lancetti, il famoso sarto umbro morto nel 2007, che viene inserito insieme alla sorella Edda. E poi le due società che fanno capo a Gianni Bulgari, maestro di gioielleria con la sua "Gianni Bulgari srl" e la "Bulgari International". Gli inquirenti ritengono che anche Pietro Hausmann sia uno dei componenti della famosa gioielleria di Roma. Il Bolaffi che spicca nella lista dovrebbe appartenere alla dinastia nota per la numismatica mentre Sandro Ferrone è certamente lo stilista noto per i negozi sparsi in tutta la città che hanno come testimonial l'attrice Manuela Arcuri.
IMPRENDITORI E MANAGER - Telespazio è la società di Finmeccanica che si occupa di sistemi satellitari e i magistrati vogliono scoprire per quale motivo avesse un conto presso la Hsbc. Sarà soltanto una coincidenza, ma nella stessa lista compare Camilla Crociani, moglie di Carlo di Borbone e figlia di Camillo, che del colosso specializzato in armamenti e sistemi di difesa è stato presidente per diciotto anni prima di essere coinvolto nello scandalo Lockheed. Nella lista c'è anche il presidente della Confcommercio Roma Cesare Pambianchi, insieme a Carlo Mazzieri, commercialista che risulta socio nella sua attività professionale privata. Nel settembre scorso lo studio è stato perquisito nell'ambito di un'altra inchiesta della magistratura romana che riguarda il trasferimento all'estero, in particolare in Bulgaria e in Gran Bretagna, di società in stato prefallimentare al fine di evitare i procedimenti di bancarotta fraudolenta. Nome noto è pure quello di Mario Salabè, l'ingegnere coinvolto negli anni 90 nelle indagini sui finanziamenti al Pci-Pds con la sua società "Sapri Broker", fratello dell'architetto Adolfo Salabè che invece fu accusato di peculato nell'inchiesta sui «fondi neri» del Sisde quando al Viminale c'era Oscar Luigi Scalfaro del quale Salabè era amico attraverso la figlia Marianna. Risulta invece essere un professore universitario Francesco D'Ovidio Lefevre.
ILLUSTRI SCONOSCIUTI - I ricchi ma non famosi sono la maggior parte. Molte casalinghe, svariati professionisti, titolari di negozi del centro della città con un considerevole fatturato. Si va da Cinzia Campanile a Michele Della Valle, da Carmelo Molinari a Giovanni Pugliese da Mario Chessa a Roberto D'Antona. E ancora nell'elenco: Gabriella e Giorgio Greco; Gianfranco Graziadei; Adriano Biagiotti; Cinzia Santori; Marina Valdoni; Piero Dall'Oglio; Andrea Rosati; Eleonora Sermoneta; Stefania Vento; Giordana Zarfati; Eliane Rostagni; Fabrizia Aragona Pignatelli. La scorsa estate la Guardia di Finanza aveva avviato accertamenti su 25 persone che avevano esportato in Svizzera un totale di 8 milioni e 299 mila dollari, scelte in base ai «canoni di pericolosità fiscale» perché risulta che non hanno presentato denuncia dei redditi, oppure perché la loro dichiarazione è stata ritenuta «incongrua» rispetto alle somme movimentate. Tra loro, l'ambasciatore Giuseppe Maria Borga, la pittrice Donatella Marchini, il marchese Hermann Targiani.
Fiorenza Sarzanini
28.11.10
«Società offshore per gli appalti gonfiati»
I pm: «Le cordate amiche hanno moltiplicato per 20 il fatturato». Timori per l’eventuale pubblicazione sul sito Wikileaks di contratti esteri del gruppo di Guarguaglini] «Società offshore per gli appalti gonfiati»
I pm: «Le cordate amiche hanno moltiplicato per 20 il fatturato». Timori per l'eventuale pubblicazione sul sito Wikileaks di contratti esteri del gruppo di Guarguaglini
Fiorenza Sarzanini
Appalti moltiplicati per favorire sempre le stesse società. E così alimentare la contabilità occulta, spesso trasferita all’estero. Il primo esame della documentazione sequestrata negli uffici della Selex sistemi integrati e delle aziende che poi ottenevano i lavori delinea il meccanismo illecito che sarebbe stato utilizzato al fine di creare «fondi neri» per versare tangenti a manager e politici. Il meccanismo svelato dal consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola trova riscontro nelle carte portate via da carabinieri del Ros e finanzieri. Rivelando come sia stato lo stesso Cola, grazie alle imprese che controllava attraverso prestanome, ad accaparrarsi la fetta più grossa. Basti pensare che in appena quattro anni era riuscito a far lievitare di venti volte i guadagni. Le fatture rivelano anche l’esistenza di consulenze affidate a società offshore che, dicono i magistrati, sarebbero servite a veicolare il denaro in Svizzera e in numerosi paradisi fiscali. Un meccanismo che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore di Selex Marina Grossi e di quello di Enav Guido Pugliesi per corruzione e frode fiscale, del presidente dell’Ente di assistenza al volo Luigi Martini, del suo predecessore Bruno Nieddu, del componente del consiglio di amministrazione dello stesso Ente Ilario Floresta, del capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, dei dirigenti di Selex Letizia Colucci e Manlio Fiore, oltre a numerosi imprenditori. La doppia cordata Le verifiche del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli ora si concentrano sui lavori effettuati in numerosi aeroporti italiani come Palermo, Napoli, Lamezia Terme, ma anche Malpensa e altri scali. Costruzione delle torri di controllo, manutenzione dei radar, sistemi di controllo del vento: Enav passava gli appalti a Selex, che a sua volta individuava le ditte per i subappalti. La maggior parte venivano affidati a Techno Sky, a sua volta controllata da Enav. Gli altri finivano a pochi privilegiati scelti a trattativa privata che così ricevevano un fiume di denaro. L’accusa, confortata dalle rivelazioni di Cola e del suo commercialista Marco Iannilli, individua due cordate che di fatto si spartivano la torta. La prima, riconducibile appunto a Cola, comprende la Arc Trade, la Cogim, la Print Sistem e la Trs. La seconda, invece, include ditte che i magistrati definiscono «riferibili ad attività di Lorenzo Borgogni», cioè La Renco, la Simav sistemi di manutenzione avanzati, la Chorus services e architecture e la Aicom. Cola accusa Borgogni di aver preso «almeno 300mila euro in contanti e altre utilità». Lui stesso ammette di aver guadagnato svariati milioni per le sue consulenze. Ora si cercano gli altri beneficiari della politica e dell’imprenditoria. Intanto sono le cifre a fornire il volume degli affari. Il record del 2009 Nel 2004 Enav dà a Selex lavori per 341 milioni di euro. Le due aziende di Cola, Trs e Print Sistem, si aggiudicano lavori per 2 milioni e mezzo di euro. L’anno dopo al vertice di Selex arriva Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nominata amministratore delegato, ed Enav «gira» appalti per 314 milioni. Cola questa volta fa il salto e alle due ditte che controlla arrivano subcommesse per 8 milioni e trecentomila euro. Nel 2006 e nel 2007 gli incassi tornano a essere modesti. Mentre il 2008 è l’anno dell’ascesa con appalti Enav che ammontano a 397 milioni di euro e subappalti che superano i 14 milioni di euro. Il vero boom arriva nel 2009, esattamente il periodo nel quale, contestano i pubblici ministeri, Selex «emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore a 10 milioni di euro, per consentire a Enav l’evasione delle imposte dirette o indirette». Il dettaglio dei numeri appare eloquente. A bilancio vengono iscritti appalti concessi da Enav per un totale di 490 milioni di euro. L’analisi dei subappalti mostra la divisione della torta: Print Sistem ottiene lavori per 34 milioni di euro, Techno Sky per 12 milioni e quattrocentomila. Ma in scena compare anche Arc Trade, che se ne aggiudica per un valore di otto milioni e mezzo. A conti fatti, soltanto le società di Cola gestiscono in quei dodici mesi 43 milioni di euro. Le percentuali dei mediatori «Per lavorare, me dovevano paga’», ha detto Cola ai magistrati riferendosi alle ditte che aveva segnalato. Non era l’unico. Nell’elenco degli indagati i magistrati romani hanno inserito anche Paolo Prudente, direttore generale di Selex fino all’arrivo della Grossi, e Antonio Iozzini, amministratore delegato di Techno Sky fino a luglio scorso. In realtà il manager fu sostituito, insieme ai componenti del consiglio di amministrazione, perché accusato dai vertici di Enav di aver commesso «irregolarità gestionali e procedurali» che avevano poi determinato l’avvio di un audit che si è conclusa qualche giorno fa. In particolare si parla di commesse pagate prima dell’esecuzione e di costi gonfiati. Nel provvedimento eseguito due giorni fa che disponeva perquisizioni e sequestri negli uffici e nelle abitazioni degli indagati, viene specificata la necessità di acquisire la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità dell’assegnazione dei lavori, nonché copia dell’organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti». I magistrati sono infatti convinti che l’esame di quella documentazione possa fornire elementi utili a individuare altri beneficiari del sistema. Manager che avrebbero rivestito il doppio ruolo di committenti e nello stesso tempo, percettori di mazzette. L’esame delle carte rivelerà eventuali altri illeciti. Ma la fibrillazione di queste ore riguarda anche contratti esteri siglati da Finmeccanica che potrebbero essere rivelati nei dettagli dal sito Wikileaks.] MILANO - Appalti moltiplicati per favorire sempre le stesse società. E così alimentare la contabilità occulta, spesso trasferita all'estero. Il primo esame della documentazione sequestrata negli uffici della Selex sistemi integrati e delle aziende che poi ottenevano i lavori delinea il meccanismo illecito che sarebbe stato utilizzato al fine di creare «fondi neri» per versare tangenti a manager e politici. Il meccanismo svelato dal consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola trova riscontro nelle carte portate via da carabinieri del Ros e finanzieri. Rivelando come sia stato lo stesso Cola, grazie alle imprese che controllava attraverso prestanome, ad accaparrarsi la fetta più grossa. Basti pensare che in appena quattro anni era riuscito a far lievitare di venti volte i guadagni. Le fatture rivelano anche l'esistenza di consulenze affidate a società offshore che, dicono i magistrati, sarebbero servite a veicolare il denaro in Svizzera e in numerosi paradisi fiscali. Un meccanismo che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati dell'amministratore di Selex Marina Grossi e di quello di Enav Guido Pugliesi per corruzione e frode fiscale, del presidente dell'Ente di assistenza al volo Luigi Martini, del suo predecessore Bruno Nieddu, del componente del consiglio di amministrazione dello stesso Ente Ilario Floresta, del capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, dei dirigenti di Selex Letizia Colucci e Manlio Fiore, oltre a numerosi imprenditori.
La doppia cordata
Le verifiche del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli ora si concentrano sui lavori effettuati in numerosi aeroporti italiani come Palermo, Napoli, Lamezia Terme, ma anche Malpensa e altri scali. Costruzione delle torri di controllo, manutenzione dei radar, sistemi di controllo del vento: Enav passava gli appalti a Selex, che a sua volta individuava le ditte per i subappalti. La maggior parte venivano affidati a Techno Sky, a sua volta controllata da Enav. Gli altri finivano a pochi privilegiati scelti a trattativa privata che così ricevevano un fiume di denaro. L'accusa, confortata dalle rivelazioni di Cola e del suo commercialista Marco Iannilli, individua due cordate che di fatto si spartivano la torta. La prima, riconducibile appunto a Cola, comprende la Arc Trade, la Cogim, la Print Sistem e la Trs. La seconda, invece, include ditte che i magistrati definiscono «riferibili ad attività di Lorenzo Borgogni», cioè La Renco, la Simav sistemi di manutenzione avanzati, la Chorus services e architecture e la Aicom. Cola accusa Borgogni di aver preso «almeno 300mila euro in contanti e altre utilità». Lui stesso ammette di aver guadagnato svariati milioni per le sue consulenze. Ora si cercano gli altri beneficiari della politica e dell'imprenditoria. Intanto sono le cifre a fornire il volume degli affari.
Il record del 2009
Nel 2004 Enav dà a Selex lavori per 341 milioni di euro. Le due aziende di Cola, Trs e Print Sistem, si aggiudicano lavori per 2 milioni e mezzo di euro. L'anno dopo al vertice di Selex arriva Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nominata amministratore delegato, ed Enav «gira» appalti per 314 milioni. Cola questa volta fa il salto e alle due ditte che controlla arrivano subcommesse per 8 milioni e trecentomila euro. Nel 2006 e nel 2007 gli incassi tornano a essere modesti. Mentre il 2008 è l'anno dell'ascesa con appalti Enav che ammontano a 397 milioni di euro e subappalti che superano i 14 milioni di euro. Il vero boom arriva nel 2009, esattamente il periodo nel quale, contestano i pubblici ministeri, Selex «emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore a 10 milioni di euro, per consentire a Enav l'evasione delle imposte dirette o indirette». Il dettaglio dei numeri appare eloquente. A bilancio vengono iscritti appalti concessi da Enav per un totale di 490 milioni di euro. L'analisi dei subappalti mostra la divisione della torta: Print Sistem ottiene lavori per 34 milioni di euro, Techno Sky per 12 milioni e quattrocentomila. Ma in scena compare anche Arc Trade, che se ne aggiudica per un valore di otto milioni e mezzo. A conti fatti, soltanto le società di Cola gestiscono in quei dodici mesi 43 milioni di euro.
Le percentuali dei mediatori
«Per lavorare, me dovevano paga'», ha detto Cola ai magistrati riferendosi alle ditte che aveva segnalato. Non era l'unico. Nell'elenco degli indagati i magistrati romani hanno inserito anche Paolo Prudente, direttore generale di Selex fino all'arrivo della Grossi, e Antonio Iozzini, amministratore delegato di Techno Sky fino a luglio scorso. In realtà il manager fu sostituito, insieme ai componenti del consiglio di amministrazione, perché accusato dai vertici di Enav di aver commesso «irregolarità gestionali e procedurali» che avevano poi determinato l'avvio di un audit che si è conclusa qualche giorno fa. In particolare si parla di commesse pagate prima dell'esecuzione e di costi gonfiati. Nel provvedimento eseguito due giorni fa che disponeva perquisizioni e sequestri negli uffici e nelle abitazioni degli indagati, viene specificata la necessità di acquisire la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità dell'assegnazione dei lavori, nonché copia dell'organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti». I magistrati sono infatti convinti che l'esame di quella documentazione possa fornire elementi utili a individuare altri beneficiari del sistema. Manager che avrebbero rivestito il doppio ruolo di committenti e nello stesso tempo, percettori di mazzette. L'esame delle carte rivelerà eventuali altri illeciti. Ma la fibrillazione di queste ore riguarda anche contratti esteri siglati da Finmeccanica che potrebbero essere rivelati nei dettagli dal sito Wikileaks.
I pm: «Le cordate amiche hanno moltiplicato per 20 il fatturato». Timori per l'eventuale pubblicazione sul sito Wikileaks di contratti esteri del gruppo di Guarguaglini
Fiorenza Sarzanini
Appalti moltiplicati per favorire sempre le stesse società. E così alimentare la contabilità occulta, spesso trasferita all’estero. Il primo esame della documentazione sequestrata negli uffici della Selex sistemi integrati e delle aziende che poi ottenevano i lavori delinea il meccanismo illecito che sarebbe stato utilizzato al fine di creare «fondi neri» per versare tangenti a manager e politici. Il meccanismo svelato dal consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola trova riscontro nelle carte portate via da carabinieri del Ros e finanzieri. Rivelando come sia stato lo stesso Cola, grazie alle imprese che controllava attraverso prestanome, ad accaparrarsi la fetta più grossa. Basti pensare che in appena quattro anni era riuscito a far lievitare di venti volte i guadagni. Le fatture rivelano anche l’esistenza di consulenze affidate a società offshore che, dicono i magistrati, sarebbero servite a veicolare il denaro in Svizzera e in numerosi paradisi fiscali. Un meccanismo che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore di Selex Marina Grossi e di quello di Enav Guido Pugliesi per corruzione e frode fiscale, del presidente dell’Ente di assistenza al volo Luigi Martini, del suo predecessore Bruno Nieddu, del componente del consiglio di amministrazione dello stesso Ente Ilario Floresta, del capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, dei dirigenti di Selex Letizia Colucci e Manlio Fiore, oltre a numerosi imprenditori. La doppia cordata Le verifiche del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli ora si concentrano sui lavori effettuati in numerosi aeroporti italiani come Palermo, Napoli, Lamezia Terme, ma anche Malpensa e altri scali. Costruzione delle torri di controllo, manutenzione dei radar, sistemi di controllo del vento: Enav passava gli appalti a Selex, che a sua volta individuava le ditte per i subappalti. La maggior parte venivano affidati a Techno Sky, a sua volta controllata da Enav. Gli altri finivano a pochi privilegiati scelti a trattativa privata che così ricevevano un fiume di denaro. L’accusa, confortata dalle rivelazioni di Cola e del suo commercialista Marco Iannilli, individua due cordate che di fatto si spartivano la torta. La prima, riconducibile appunto a Cola, comprende la Arc Trade, la Cogim, la Print Sistem e la Trs. La seconda, invece, include ditte che i magistrati definiscono «riferibili ad attività di Lorenzo Borgogni», cioè La Renco, la Simav sistemi di manutenzione avanzati, la Chorus services e architecture e la Aicom. Cola accusa Borgogni di aver preso «almeno 300mila euro in contanti e altre utilità». Lui stesso ammette di aver guadagnato svariati milioni per le sue consulenze. Ora si cercano gli altri beneficiari della politica e dell’imprenditoria. Intanto sono le cifre a fornire il volume degli affari. Il record del 2009 Nel 2004 Enav dà a Selex lavori per 341 milioni di euro. Le due aziende di Cola, Trs e Print Sistem, si aggiudicano lavori per 2 milioni e mezzo di euro. L’anno dopo al vertice di Selex arriva Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nominata amministratore delegato, ed Enav «gira» appalti per 314 milioni. Cola questa volta fa il salto e alle due ditte che controlla arrivano subcommesse per 8 milioni e trecentomila euro. Nel 2006 e nel 2007 gli incassi tornano a essere modesti. Mentre il 2008 è l’anno dell’ascesa con appalti Enav che ammontano a 397 milioni di euro e subappalti che superano i 14 milioni di euro. Il vero boom arriva nel 2009, esattamente il periodo nel quale, contestano i pubblici ministeri, Selex «emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore a 10 milioni di euro, per consentire a Enav l’evasione delle imposte dirette o indirette». Il dettaglio dei numeri appare eloquente. A bilancio vengono iscritti appalti concessi da Enav per un totale di 490 milioni di euro. L’analisi dei subappalti mostra la divisione della torta: Print Sistem ottiene lavori per 34 milioni di euro, Techno Sky per 12 milioni e quattrocentomila. Ma in scena compare anche Arc Trade, che se ne aggiudica per un valore di otto milioni e mezzo. A conti fatti, soltanto le società di Cola gestiscono in quei dodici mesi 43 milioni di euro. Le percentuali dei mediatori «Per lavorare, me dovevano paga’», ha detto Cola ai magistrati riferendosi alle ditte che aveva segnalato. Non era l’unico. Nell’elenco degli indagati i magistrati romani hanno inserito anche Paolo Prudente, direttore generale di Selex fino all’arrivo della Grossi, e Antonio Iozzini, amministratore delegato di Techno Sky fino a luglio scorso. In realtà il manager fu sostituito, insieme ai componenti del consiglio di amministrazione, perché accusato dai vertici di Enav di aver commesso «irregolarità gestionali e procedurali» che avevano poi determinato l’avvio di un audit che si è conclusa qualche giorno fa. In particolare si parla di commesse pagate prima dell’esecuzione e di costi gonfiati. Nel provvedimento eseguito due giorni fa che disponeva perquisizioni e sequestri negli uffici e nelle abitazioni degli indagati, viene specificata la necessità di acquisire la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità dell’assegnazione dei lavori, nonché copia dell’organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti». I magistrati sono infatti convinti che l’esame di quella documentazione possa fornire elementi utili a individuare altri beneficiari del sistema. Manager che avrebbero rivestito il doppio ruolo di committenti e nello stesso tempo, percettori di mazzette. L’esame delle carte rivelerà eventuali altri illeciti. Ma la fibrillazione di queste ore riguarda anche contratti esteri siglati da Finmeccanica che potrebbero essere rivelati nei dettagli dal sito Wikileaks.] MILANO - Appalti moltiplicati per favorire sempre le stesse società. E così alimentare la contabilità occulta, spesso trasferita all'estero. Il primo esame della documentazione sequestrata negli uffici della Selex sistemi integrati e delle aziende che poi ottenevano i lavori delinea il meccanismo illecito che sarebbe stato utilizzato al fine di creare «fondi neri» per versare tangenti a manager e politici. Il meccanismo svelato dal consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola trova riscontro nelle carte portate via da carabinieri del Ros e finanzieri. Rivelando come sia stato lo stesso Cola, grazie alle imprese che controllava attraverso prestanome, ad accaparrarsi la fetta più grossa. Basti pensare che in appena quattro anni era riuscito a far lievitare di venti volte i guadagni. Le fatture rivelano anche l'esistenza di consulenze affidate a società offshore che, dicono i magistrati, sarebbero servite a veicolare il denaro in Svizzera e in numerosi paradisi fiscali. Un meccanismo che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati dell'amministratore di Selex Marina Grossi e di quello di Enav Guido Pugliesi per corruzione e frode fiscale, del presidente dell'Ente di assistenza al volo Luigi Martini, del suo predecessore Bruno Nieddu, del componente del consiglio di amministrazione dello stesso Ente Ilario Floresta, del capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, dei dirigenti di Selex Letizia Colucci e Manlio Fiore, oltre a numerosi imprenditori.
La doppia cordata
Le verifiche del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli ora si concentrano sui lavori effettuati in numerosi aeroporti italiani come Palermo, Napoli, Lamezia Terme, ma anche Malpensa e altri scali. Costruzione delle torri di controllo, manutenzione dei radar, sistemi di controllo del vento: Enav passava gli appalti a Selex, che a sua volta individuava le ditte per i subappalti. La maggior parte venivano affidati a Techno Sky, a sua volta controllata da Enav. Gli altri finivano a pochi privilegiati scelti a trattativa privata che così ricevevano un fiume di denaro. L'accusa, confortata dalle rivelazioni di Cola e del suo commercialista Marco Iannilli, individua due cordate che di fatto si spartivano la torta. La prima, riconducibile appunto a Cola, comprende la Arc Trade, la Cogim, la Print Sistem e la Trs. La seconda, invece, include ditte che i magistrati definiscono «riferibili ad attività di Lorenzo Borgogni», cioè La Renco, la Simav sistemi di manutenzione avanzati, la Chorus services e architecture e la Aicom. Cola accusa Borgogni di aver preso «almeno 300mila euro in contanti e altre utilità». Lui stesso ammette di aver guadagnato svariati milioni per le sue consulenze. Ora si cercano gli altri beneficiari della politica e dell'imprenditoria. Intanto sono le cifre a fornire il volume degli affari.
Il record del 2009
Nel 2004 Enav dà a Selex lavori per 341 milioni di euro. Le due aziende di Cola, Trs e Print Sistem, si aggiudicano lavori per 2 milioni e mezzo di euro. L'anno dopo al vertice di Selex arriva Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nominata amministratore delegato, ed Enav «gira» appalti per 314 milioni. Cola questa volta fa il salto e alle due ditte che controlla arrivano subcommesse per 8 milioni e trecentomila euro. Nel 2006 e nel 2007 gli incassi tornano a essere modesti. Mentre il 2008 è l'anno dell'ascesa con appalti Enav che ammontano a 397 milioni di euro e subappalti che superano i 14 milioni di euro. Il vero boom arriva nel 2009, esattamente il periodo nel quale, contestano i pubblici ministeri, Selex «emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore a 10 milioni di euro, per consentire a Enav l'evasione delle imposte dirette o indirette». Il dettaglio dei numeri appare eloquente. A bilancio vengono iscritti appalti concessi da Enav per un totale di 490 milioni di euro. L'analisi dei subappalti mostra la divisione della torta: Print Sistem ottiene lavori per 34 milioni di euro, Techno Sky per 12 milioni e quattrocentomila. Ma in scena compare anche Arc Trade, che se ne aggiudica per un valore di otto milioni e mezzo. A conti fatti, soltanto le società di Cola gestiscono in quei dodici mesi 43 milioni di euro.
Le percentuali dei mediatori
«Per lavorare, me dovevano paga'», ha detto Cola ai magistrati riferendosi alle ditte che aveva segnalato. Non era l'unico. Nell'elenco degli indagati i magistrati romani hanno inserito anche Paolo Prudente, direttore generale di Selex fino all'arrivo della Grossi, e Antonio Iozzini, amministratore delegato di Techno Sky fino a luglio scorso. In realtà il manager fu sostituito, insieme ai componenti del consiglio di amministrazione, perché accusato dai vertici di Enav di aver commesso «irregolarità gestionali e procedurali» che avevano poi determinato l'avvio di un audit che si è conclusa qualche giorno fa. In particolare si parla di commesse pagate prima dell'esecuzione e di costi gonfiati. Nel provvedimento eseguito due giorni fa che disponeva perquisizioni e sequestri negli uffici e nelle abitazioni degli indagati, viene specificata la necessità di acquisire la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità dell'assegnazione dei lavori, nonché copia dell'organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti». I magistrati sono infatti convinti che l'esame di quella documentazione possa fornire elementi utili a individuare altri beneficiari del sistema. Manager che avrebbero rivestito il doppio ruolo di committenti e nello stesso tempo, percettori di mazzette. L'esame delle carte rivelerà eventuali altri illeciti. Ma la fibrillazione di queste ore riguarda anche contratti esteri siglati da Finmeccanica che potrebbero essere rivelati nei dettagli dal sito Wikileaks.
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