GABRIELE POLO
Silvio Berlusconi ha ragione. Dice la verità quando afferma che il suo governo ha cambiato l'Italia. In peggio. E' pure vero che le tante leggi varate in questa legislatura non sono state solo pro domo sua: hanno trasformato la costituzione materiale del paese e la sinistra - che per troppo tempo ha puntato il dito principalmente sui conflitti d'interesse - se ne sta rendendo conto solo in queste ultime settimane. Forse. Il fatto è che c'è sempre stata una perfetta coincidenza tra gli interessi privati del premier e una cultura di destra liberista e populista. Che cos'è il berlusconismo se non l'incarnazione in un sol uomo di un'intera politica? Quel fiume che segna un'epoca e scava al punto da rendere popolare una legge che sancisce l'impunibilità dell'omicidio preventivo per chi sente minacciata la propria persona e la propria proprietà, che privatizza la pena di morte.
In cinque anni il governo di centrodestra ha sottoposto il lavoro al dominio del mercato (legge 30), privatizzato scuola e ricerca (Moratti), stravolto la Costituzione del `48 (devolution), portato il paese in guerra (Iraq), per non parlare di tutte le leggi un po' troppo semplicisticamente definite «ad personam» (informazione e giustizia), di quelle a uso della maggioranza (riforma elettorale) o delle forche caudine imposte agli immigrati, dello strame fatto ai danni dei beni comuni (dalle privatizzazioni energetiche alle grandi opere). Ha proprio ragione Silvio Berlusconi quando dice di aver lavorato molto. E a fondo.
Ora siamo al rush finale, con due settimane in più per concludere l'opera, presentarsi agli elettori con il pacchetto completo e poterlo agitare in tv o alla radio mentre si realizza. Una perfetta tattica di guerra: offensiva militare e propaganda, in simultanea. Martedì, per la felicità di An e Lega, è stata varata la legge che permette a chiunque di sparare impunemente per il solo fatto di percepire una minaccia: se poi la minaccia non c'era vaglielo a raccontare allo sparato, ma intanto la delega della sicurezza dallo stato al privato è compiuta. Ieri il fascistissimo Codice Rocco sui reati d'opinione è stato emendato ma solo per accontentare i leghisti a cui non piace il tricolore lasciando, invece, intatta la punibilità dei reati d'opinione associativi. Oggi - tra il plauso dei proibizionisti - verrà inasprita la legge Fini sulle droghe con l'equiparazione tra uno spinello e l'eroina. E per farlo in fretta si usa come un autobus un disegno di legge sulle Olimpiadi invernali, forse per l'affinità cromatica col bianco della neve. Nei prossimi giorni la valanga continuerà. Fino allo scioglimento delle camere, cercando di far contenti tutti i tasselli della maggioranza e per affascinare la parte più grigia dell'opinione pubblica. Fino al 9 aprile, quando - parola di Berlusconi - l'Italia che il cavaliere ha cambiato andrà al voto. Ma fino ad allora il veleno inquinerà le falde del paese. Per bonificarlo servirà un intervento radicale di cui non vediamo ancora traccia.
ilmanifesto.it
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