30.6.10

Ciò che si dice e ciò che si fa

Intervista di Lanfranco Palazzolo a Elio Veltri ("Voce Repubblicana")

Elio Veltri, ex vicepresidente dell'Idv, dice di non nutrire alcun rancore nei confronti di Di Pietro dopo le note vicende

Onorevole Veltri, cosa può dire delle polemiche scoppiate dopo l'avviso di garanzia ricevuto dal leader dell'Ido Antonio Di Pietro per truffa, che riguardano l'Associazione Italia dei valori? Da quanto tempo aveva denunciato quei fatti?

"Ci sono stati due fatti avvenuti in tempi diversi. Sono state dette delle inesattezze. Il primo problema con Di Pietro è sorto con le elezioni politiche del 2004, quando un raggruppamento politico con me, Achille Occhetto, Giulietto Chiesa e Diego Novelli, ha farlo un accordo per le Europee con la lista Di Pietro-Occhetto. Le elezioni sono andate male: abbiamo avuto solo il 2,1%. A quel punto abbiamo pensato che il finanziamento pubblico andasse a tutti e due i raggruppamenti. Invece il finanziamento pubblico lo ha preso l'Italia dei valori perché avevamo date una delega a riscuoterlo all'Idv. Ma la delega non era perché dovevano prenderselo tutto. Io non avrei dovuto presentarmi a quelle elezioni perché ero uscito dall'Idv nel 2001. Per questa vicenda, io, Giulietto Chiesa e Achille Occhetto abbiamo promosso due cause civili non concluse. E questo è un fatto".

La sua denuncia in cosa consiste?

"Io ho fatto una denuncia penale per la gestione dei finanziamenti dell'Italia dei valori. La gestione viene svolta da un'associazione privata, costituita da tre persone. Nella trasmissione '8 e mezzo' Antonio Di Pietro ha negato che ci sia questa associazione. Basta andare a vedere –non capisco perché i giornalisti non lo facciano – lo statuto di questa associazione, dove c'è scritto tutto chiaramente. L'associazione è stata fondata nel 2000 - nel 2000 io ero vicepresidente dell'Idv - con una delega davanti al notaio. Di quell'associazione a tre non sapevo niente. In quell'associazione si può entrare solo con il placet dei presidente, che è anche presidente del partito. Nello Statuto c'è scritto che i soldi del finanziamento pubblico vanno a questa associazione. A mio parere, e a parere di altri legali, e forse anche dei giudici, questo comporta una sostituzione di soggetto giuridico, anche se il nome è lo stesso, per quanto riguarda l'attribuzione dei fondi. La legge specifica che il finanziamento pubblico è destinato solo ai partiti destinatari. I magistrati giudicheranno".

Di Pietro dice che lei ha dei rancori verso di lui.

—Io non ho nessun rancore. Non prendo mai posizione per ragioni personali. Nel 1981 ho lasciato il Psi di Craxi. Me ne andai per ragioni politiche. Non ho aspettato 'Mani pulite' nel 1992. E allora nessuno era indagato nel Psi. Con l'Ido ho fatto la stessa cosa che feci con Craxi perché ho visto che in quel partito si allargava la forbice tra ciò che si diceva e ciò che si faceva".

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