Guido Scorza
A partire dal 25 maggio 2011 i cittadini europei beneficeranno di più diritti e servizi nei settori della telefonia fissa, mobile e di Internet.
E’ questo l’incipit di un comunicato stampa della Commissione europea dello scorso 23 maggio.
A tale data – prosegue il comunicato – gli Stati membri sono infatti tenuti ad attuare a livello nazionale le norme in materia di telecomunicazioni introdotte dall’UE al fine di aumentare la competitività del settore e di offrire migliori servizi alla clientela.
Le nuove norme alle quali si riferisce la Commissione sono quelle contenute nella Direttiva 2009/136/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili dell’esecuzione della normativa a tutela dei consumatori.
Le disposizioni contenute nella Direttiva sanciscono, tra gli altri, il diritto, per i cittadini, di passare a un altro operatore in un solo giorno senza dover cambiare numero di telefono, di avere informazioni più chiare in merito ai servizi offerti e di ricevere una migliore protezione dei dati personali online.
Si tratta di una piccola-grande rivoluzione nelle regole dei servizi telefonici e internet che va nella direzione di rafforzare i diritti degli utenti e consumatori.
Peccato che i benefici dei quali parla la Commissione nel suo comunicato non riguarderanno – o almeno non per il momento – gli utenti ed i consumatori italiani.
Il nostro Paese, infatti, è straordinariamente – ma bisognerebbe, in realtà, dire ordinariamente – indietro nel recepimento della direttiva – che pure è data 2009 – tanto che il Parlamento deve ancora approvare la legge con la quale delegherà il Governo all’emanazione di un decreto legislativo attraverso il quale recepire la Direttiva.
La legge delega, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, accorderà al Governo, come se non bastasse il ritardo sin qui accumulato, un termine di tre mesi dall’entrata in vigore della legge medesima per procedere al recepimento della Direttiva.
E’ quasi incredibile che un Parlamento con uno dei più bassi indici di produttività normativa della storia della Repubblica, riesca ad accumulare ritardi tanto gravi ed importanti persino nell’adempimento a obblighi comunitari.
Frattanto, da Bruxelles, Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea responsabile dell’Agenda digitale, fa sapere che la Commissione non esiterà ad avviare procedimenti di infrazione contro gli Stati che non adotteranno nei termini la Direttiva e che, in ogni caso “Se questi diritti [n.d.r. quelli riconosciuti nella nuova disciplina UE] non saranno attuati nella pratica, adotterò i provvedimenti necessari, nei confronti degli Stati membri e degli operatori, per porvi rimedio”.
Dopo il plateale “agguato” che il premier ha teso a Obama al tavolo del G8, c’è un’altra bella figura all’orizzonte, nello scenario internazionale, per il nostro Paese.
Nessun commento:
Posta un commento