21.5.14

Elezioni e effetto Draghi: le cose da sapere per investire nei prossimi mesi

Secondo Ubs non vi saranno grossi contraccolpi sui mercati dopo le consultazioni europee. Ma la politica della Bce deve riportare la crescita in Europa. Tre possibili strategie di portafoglio da qui alla fine dell'anno

di Giovanni Pons (La Repubblica)

A soli quattro giorni dalle elezioni europee, lo spread (differenziale tra tassi di interesse) tra Btp e Bund tedesco è tornato sopra i 200 punti, invertendo una tendenza che solo pochi giorni prima l'aveva portato al minimo di 140 punti. Che cosa è successo e come si deve interpretare questo segnale proveniente dai mercati finanziari? Vediamo di mettere un po' di ordine in questa situazione che anche agli esperti di settore appare assai confusa cercando poi di capire quali possono essere le conseguenze per gli investimenti dei risparmiatori basati nell'area euro.

Lo spread si è rialzato principalmente per due motivi: in primo luogo c'è una crescente apprensione per l'esito delle elezioni europee che potrebbe portare i partiti euro-scettici a detenere una quota intorno al 25% dei consensi totali. In secondo luogo, ma non meno importante, vi è il disappunto del mondo finanziario per la crescita del primo trimestre 2014 in Europa che in alcuni paesi è risultata addirittura negativa (come in Italia). Questi due elementi mixati tra di loro hanno portato a un inasprimento del cosiddetto "premio per il rischio" sui titoli dell'area euro che avevano beneficiato di grandi afflussi di capitali da almeno sei mesi a questa parte.

Quindi la domanda che un risparmiatore si deve porre a questo punto è la seguente: devo riaggiustare il portafoglio in vista delle elezioni europee e degli interventi di politica monetaria annunciati dal governatore Mario Draghi per il 5 giugno? La risposta, ovviamente, non può essere univoca o certa, ma si possono fare alcune considerazioni. Per esempio, secondo il global economist della banca Ubs, Paul Donovan, l'impatto sui mercati delle elezioni europee sarà abbastanza limitato ma potrebbero verificarsi dei contraccolpi nei singoli paesi. "Se in Gran Bretagna l'"Ukip" raggiungerà il 35% non sarà una sorpresa mentre se il "Front National" in Francia diventasse il primo partito ciò potrebbe rappresentare un pericolo per i mercati", scrive Donovan nella sua ricerca intotolata: "Elezioni europee: perchè bisogna stare attenti". Ma anche un forte consenso per "Alternative fur Deutschland" potrebbe far nascere timori verso la politica economica europea e l'Unione bancaria. Un po' a sorpresa sembra i mercati si debbano preoccupare meno dal fenomeno Grillo in Italia: "Gli investitori sanno che i Cinque Stelle hanno già ottenuto un buon risultato alle elezioni politiche di un anno fa - scrive ancora Donovan - e anche se Grillo dovesse andar bene alle europee è scontato che non vi saranno elezioni in Italia prima di un anno. Inoltre l'Italia è conosciuta per avere alta volatilità politica e le preoccupazioni riguardano piuttosto che cosa farà l'Italia nel caso le poiltiche eurocentriche subissero un rallentamento in tutta Europa". In ogni caso, poichè l'afflusso di capitali verso l'Europa è stato particolarmente elevato negli ultimi 6-8 mesi, portandosi con sè un rafforzamento dell'euro rispetto al dollaro, è abbastanza facile prevedere una fuoriuscita di capitali nei prossimi 3-6 mesi dovuta a una maggiore incertezza in Europa e un relativo indebolimento dell'euro. Nel solo mese di dicembre 2013 i capitali arrivati da investitori americani ha raggiunto la cifra record di 126,4 miliardi di dollari e non si può escludere un ridimensionamento nei prossimi mesi. Ma potrebbe trattarsi di un fenomeno di breve termine anche in funzione delle azioni che Draghi è pronto a mettere in campo: nell'ultima conferenza stampa ha fatto capire di voler abbassare i tassi di rifinanziamento e il tasso di sconto di uno 0,10-0,15% in modo da far scivolare in negativo i tassi di interesse reali. Ciò significa che non sarà più conveniente sia per le banche sia per i privati tenere i soldi fermi sul conto corrente perchè al netto dell'inflazione perdono di valore. Conviene invece reinvestirli in attività produttive e così facendo si rimetteranno in moto i consumi e quindi l'inflazione. Solo così l'economia potrà ripartire in maniera più decisa. Dal punto di vista dell'investitore tassi ufficiali sempre più bassi in Europa con premi per il rischio in aumento ma contenuti significano sofferenza per il classico investimento in obbligazioni. Chi ha già bond in portafoglio si vedrà diminuire i prezzi rispetto ai massimi degli ultimi giorni, chi ha intenzione di comprare adesso rischia di vedere prezzi ancora più bassi in un prossimo futuro. Una soluzione potrebbero essere i titoli governativi a tasso variabile (come i Cct in Italia) che però al momento rendono veramente poco. Un'altra alternativa potrebbe essere quella di realizzare una parte del portafoglio dove si è guadagnato di più e tenersi liquidi per un po' in attesa che la situazione si chiarisca. Oppure, per chi crede che questo sia solo un movimento passeggero si può cogliere l'opportunità di una correzione dei prezzi dei titoli azionari in Borsa per aumentare il proprio profilo di rischio. I consigli dei gestori in questa fase, oscillano tra questi tre consigli operativi.Per non sbagliare occorre sempre tener d'occhio l'evolversi della situazione negli Stati Uniti. Le ultime minute della Fed indicano che i governatori americani hanno discusso della possibilità di rialzare i tassi ma non hanno preso alcuna decisione riguardo al quando e al come. Preoccupa il settore immobiliare per i prezzi alti raggiunti in alcune località e per la scarsità di nuove costruzioni. E preoccupa l'andamento della Cina. Il prossimo ottobre la banca centrale terminerà gli acquisti mesili di bond sul mercato e a quel punto l'economia dovrà viaggaire con le proprie gambe con un tasso di disoccupazione che dovrà essere sceso intorno al 6% (la metà di quel 12% toccato al picco della crisi nel 2009). Sul rialzo dei tassi Usa gli economisti hanno diversi pareri: "Un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti non arriverà prima del 2015 - spiega ancora Donovan - ma persiste incertezza su quanto presto e quanto velocemente salirà il costo del denaro. Molto dipenderà dai dati sulla crescita del Pil e sul mercato del lavoro". Eccoci dunque al riepilogo di questo delicato momento: sembra probabile che in fronte a noi vi saranno alcuni mesi di incertezza derivanti da instabilità politica e dati sulla crescita economica in Europa ancora insufficienti. Questa incertezza potrebbe portare all'uscita di capitali dall'Europa e a un rialzo degli spread nei paesi con gli indebitamenti più elevati e i tassi di crescita più bassi. Uscita di capitali dalla zona euro e progressivo aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti significa indebolimento dell'euro rispetto al dollaro che dovrebbe facilitare le esportazioni dei paesi europei verso il resto del mondo e portare così maggiore crescita nel Vecchio Continente e maggiore inflazione allontanando così il rischio di una deflazione, cioè crescita zero sia dell'economia sia dei prezzi. Questo scenario potrebbe essere messo in discussione solo da un risultato del voto che portasse in Francia e in Germania i partiti anti-euro a prendere il sopravvento. L'investitore può dunque scegliere tra prendere profitto dei guadagni accumulati sinora, stando per qualche mese alla finestra: restare fermo e mantenere gli investimenti nella consapevolezza che la situazione si riaggiusterà nell'arco di qualche mese, oppure anche approfittare di prezzi più bassi per incrementare la posizione in azioni a discapito delle obbligazioni. Ma operando in tale direzione si aumentano le possibilità di guadagno ma il rischio che un individuo è in grado di affrontare.

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