21.6.14

Cara giunta, la festa è già finita

Filiberto Maida (La Provincia Pavese)

La festa è già finita, spero. Caro sindaco Massimo Depaoli, vedo che ti sei tenuto le deleghe per Ecologia e Sviluppo sostenibile. So che te ne intendi, o almeno te ne intendevi. Non basta, naturalmente, andare in municipio pedalando. Quello son buoni tutti a farlo. Pensa invece che, oltre alle varie chiacchiere, Pavia sarebbe una città potenzialmente per ciclisti e pedoni, di fatto è di proprietà degli automobilisti. Quindi, vedi di darti da fare, e non spacciare il prossimo piano delle opere pubbliche come la panacea di tutti i mali. Devi intervenire subito, rapido, dando precise indicazioni alla polizia locale perché, a suon di multe e rimozioni, faccia rispettare le brutte piste ciclabili che abbiamo. Opera, subito, pensando all’ordine di priorità: pedoni, ciclisti, automobilisti. E occhio, le piste ciclabili fanno schifo anche in periferia. E se ecologia significa anche gestione dei rifiuti, dì a quelli di Asm di pensare meno ad appalti e forniture, e gestire la raccolta in modo civile. E fai partire subito il porta a porta anche in periferia. Altrimenti, caro sindaco, sono chiacchiere. Sarò più breve con gli altri assessori.

A Giuliano Ruffinazzi, che conosco da un ventennio, oltre al necessario in bocca al lupo, chiedo di fare meno il democristiano e più l’amministratore. Ha l’assessorato principe, il bilancio, e il più delicato, la polizia locale. Se sul primo le capacità di mediazione sono utili, sul secondo, per favore, vediamo di fare sul serio. Ti chiedo, a nome di tutta la città, di tenere, una volta per tutte, in considerazione un aspetto fondamentale: vanno multati, prima di tutto, quelli che creano pericolo. Non solo quelli che posteggiano senza ticket. Da sempre la polizia locale picchia duro, insieme agli ausiliari, per recuperare soldi, soldi e soldi. Posso capire, e poi le regole valgono per tutti. Ma ho due figli giovani che girano per la città, anch’io utilizzo la bicicletta, sono un pedone (nei giorni di riposo, come sai anche tu), e vorrei strade sicure. E le strade sicure si ottengono solo con comportamenti sicuri. Il che significa, per i vigili, lavorare di più, muovere il culo dalle sedie (scusa per il termine “sedie”) e non guardare in faccia a nessuno. Pensi di riuscirci, Giuliano?

Cara Alice Moggi, so bene del tuo impegno nel terzo settore, nel sociale. Quindi, va benissimo che tu sia dove ora sei. Però, per favore, adesso vedi di non prenderci troppo la mano. Non so come dirtelo elegamentente e senza sorprenderti, ma lo dico: non è vero che tutto ciò che è terzo settore è buono. C’è del terzo settore che fa pena. Non è vero che tutto ciò che è gratuito, anche se dato con il cuore, è bello. C’è tanta roba gratis che fa letteralmente schifo. Conosco gente, ma dai la conosci anche tu, che alle spalle del terzo settore e del volontariato, ha fatto i soldi. Ora, se ne parli con qualche assessore, che so, con Galazzo o la Gregorini (cioè Cultura e Turismo), ti spiegheranno, credo, che turismo e cultura non sempre stanno bene con sociale e terzo settore. Magari non la pensi così, ma potrei farti parecchi esempi. Insomma, cara Alice, non farti prendere la mano.

Oh, è arrivato anche Davide Lazzari. Te lo dico subito. Davide: i trasporti non vanno bene. La città è mal collegata. I quartieri periferici pure. Specialmente tra di loro. Conviene muoversi in auto, costa meno e fai meno fatica. Mancano le piste ciclabili che collegano un quartiere con l’altro. Non ci credi? Allora, io abito al Vallone, mia figlia ha la sua cara amica in viale Lodi, dalle parti della Riso Scotti. Prova un po’ tu ad arrivarci in bicicletta. Vivo, intendo dire. E non parliamo di arrivare, sempre vivo, in viale Cremona. Lo so che corri, lo so bene, ma parlo di biciclette, non di runners. Ah, ecco, se ne parli con Castagna (ossia Lavori pubblici) vedi di spiegargli che per salvare la vita dei ciclisti non bastano le piste ciclabili, ma ci vuole un asfalto buono (e senza tombini profondi mezzo metro) lungo le strade dove le ciclabili non ci sono. Anche qui, non è mica difficile, basta decidere quali sono le priorità. E poi, ricordati: finché sarà più veloce, semplice e conveniente muoversi in auto, nessuno utilizzerà l’autobus. Facile, no?

Non conosco bene Angelo Gualandi, ma se è chi ricordo io, beh, mi pare una ottima scelta. Non la farò troppo lunga sull’Urbanistica, che ci sarebbe da scrivere un libro. Mi limito ad un aspetto che ritengo importante anche se secondario rispetto ai fatti e misfatti che conosciamo. L’arredo urbano, che come lei mi può insegnare, fa parte del disegno complessivo di una città. Ci sono, appunto, città nazionali e internazionali che sono spesso riconoscibili dal loro arredo urbano, fondamentale specialmente per dare continuità tra i centri storici e le periferie. Facciamoci un pensierino. E poi è inutile, caro Angelo Gualandi, che le ricordi – avendo lei frequentato gli uffici pubblici – che se c’è qualcosa di sempre trasversale alla politica è il mattone facile. Per una volta, riusciranno i nostri eroi ad evitare compromissioni?

Turismo e Commercio, di cui si occupa Angela Gregorini, sono per Pavia temi essenziali, inutile che spieghi il perchè. Sta di fatto che ho sempre trovato Pavia poco accogliente per i turisti. Questione di ritardi, altre città – quando è iniziata la crisi – hanno scommesso sulle domeniche dedicate ai turisti, con negozi aperti e tante iniziative, Pavia è arrivata come al solito in ritardo. I commercianti sono una categoria di conservatori, prima non investivano perché troppo ricchi, ora non lo fanno perché mancano i soldi. Troppe domeniche, è mia opinione, mi accorgo che in città non c’è proprio niente di interessante da fare, e vado da un’altra parte. E vorrei sommessamente ricordare ad Angela che i centri commerciali non si sconfiggono trasformando la città in un parcheggio, ma offrendo alternative. E spesso le alternative, vero commercianti?, richiedono che si sborsi qualche euro. Altrimenti, andate a quel paese che io vado al centro commerciale.

Direi così, caro Giacomo Galazzo, se mi consenti: “Hey non fare il sapiente tu non sei divertente io che sono ripetente io ti tiro un fendente Forse sei deludente perché hai perso il mordente ma se trovi che ti rende tu diventa pur demente”- Ossia, la cultura cha cha cha. Allora, la cultura non è : 1) Portare tanta gente a vedere una mostra spacciandola per clamorosamente bella e poi scoprire che è robetta; 2) Questione di numeri, di densità di eventi; 3) Mettere insieme pere e mele, che la somma non sempre funziona. Ho sempre pensato che Pavia non sia identificata con un programma culturale preciso. Non serve a niente, secondo me, mettere insieme la mostra di un artista e poi la mostra di un altro se tra i due non c’è un filo logico. Insomma, la cultura va programmata, ogni anno deve avere un suo senso. Non è facile, capisco, ma possiamo provarci. E per cambiare strada, magari vanno cambiati anche i nomi, che se a gestire gli eventi, da dentro o da fuori, sono gli stessi che lo facevano nel 1996, allora qualcosa forse non va bene. Appello personale: pensiamo a qualche grande mostra fotografica e a un vero festival jazz. Ma qui siamo negli interessi personali in atti d’ufficio. Ah, la cultura non è solo di sinistra, altrimenti sai che noia…

Proseguo, allegramente, nella mia riflessione ad alta voce sulla nuova giunta. Prima, però, un passo indietro. Torno alla questione cultura. Cito, integralmente, il commento al mio precedente post fatto da tal Giorgio Montolivo che, non è ironia ovviamente, non ho il piacere di conoscere: “Ma come si può commentare “sai che novità”, a chi propone (…a titolo di esempio…) un grande festival jazz? Ci rendiamo conto di quante cose ci mancano, che potrebbero dare prestigio alla città? C’è nell’aria un misto di assuefazione alla mediocrità, se non addirittura di entusiasmo pavese da cartolina, che ci trascina sempre più lontano dai grandi progetti. Questa città arranca dietro le ultime classificate del Nord Italia. Camminiamo su ciottoli tra cui cresce l’erba, sporcati di urina, di spazzatura, di sabbia per coprire gli odori. Compriamo mostre temporanee prêt-à-porter di cui non ci rimane mai niente. E intanto la Zatti fa conversazioni con Philippe Daverio al Fraschini. Magari facessimo un festival jazz! Fosse anche il milionesimo d’Italia. Ma se fosse una cosa nuova, organizzata dalle forze migliori della città, portata nel cuore del centro storico e di cui si fosse orgogliosi di mettere il nome ‘Pavia’… faremmo certamente un passo avanti. Cominciamo dalle cose banali, scontate, ripetitive… che possono darci una spinta in avanti”. Concordo pienamente, ci pensi assessore Galazzo.

Istruzione, politiche giovanili. Beh, assessore Ilaria Cristiani, a parte il fatto che le suggerisco di farsi un baffo delle critiche per la sua presunta incompatibilità (anche se, volpi che siete, potevate anche pensarci, no?), altrimenti che noia… direi che di lavoro da fare ce n’è parecchio. Penso ai giovani. Penso ai miei due figli (e sì, si deve partire sempre dalle cose personali) e al fatto che mai, dico mai, li ho sentiti dire: eh, pa’, hai visto cosa c’è in centro? No, mai. Saranno figli strani, ma possibile che un 19enne e una 16enne non trovino film, spettacoli, concerti, mostre che li attirino. Possibile che, se c’è qualcosa, lo abbia organizzato quasi a fatica il solito SpazioMusica o qualche simpatica e squattrinata associazione di reduci dell’estrema sinistra? La sera, non solo il sabato, ho la sensazione che i ragazzi navighino in centro storico, tra Strada Nuova e corso Cavour, quasi senza rotta, da un bar all’altro, da un gradino sul quale sedere al tavolino (per chi se lo può permettere). Non parliamo, poi, della musica. Ci sono decine, decine e decine di ragazzi e ragazze che hanno voglia di suonare, le sale prove ci sono, ma spesso faticano ad andare avanti, la collaborazione con il Comune non mi è parsa mai produttiva. Cara Ilaria (il che mi fa effetto, mia figlia si chiama così), datti da fare. Quel che comunque mi tranquillizza è che accanto a te ci sarà quel vulcano di Daniela Bonanni, e tutti ci sentiamo più tranquilli.

Per quanto giovane, Fabio Castagna, è molto, molto esperto. Molto, molto politico. L’esperienza gli servirà con i lavori pubblici. Le richieste non mancano, e da lui mi aspetto non solo attenzione alle periferie – che passare dalle chiacchiere ai fatti è mica semplice – ma anche alle gare, agli appalti. Sì, sì, lo so. Non è competenza dell’assessore, ma del dirigente. Al di là del fatto che mi aspetto un bel giro di valzer sui dirigenti, quasi indispensabile, è anche vero che il mulo va dove lo spinge il padrone (non so se esiste questo modo di dire…). Quindi, trasparenza, chiarezza, ufficio negato agli imprenditori. E poi capitolati chiari e precisi, perizie suppletive e urgenze cancellate o quasi. Una città curata è una città più bella. E io che viaggio ti garantisco, caro Fabio, che le differenze si notano, eccome. Peraltro, diciamola tutta, sostituisci un assessore, Luigi Greco, che la città la conosce bene come la conosci tu. E non ha lavorato male.

Resta Laura Canale. Immigraziome, casa, innovazione sociale, pari opportunità. A parte l’ultimo tema che mi ha sempre fatto sorridere per la sua totale inutilità pratica, ma che sì, va bene, fa parte delle cose che si devono fare e dire per essere progressisti a parole, si tratta di un assessorato molto d’immagine. Nel senso buono, s’intende. Se Pavia sarà più bella dentro, e non solo fuori (per parafrasare una nota pubblicità), lo dovremo anche a come Laura Canale gestirà il suo assessorato. Non la conosco, quindi mi astengo da “cara”, ma suggerisco di non essere talebana. Nel senso che gli sfrattati a volte van sfrattati, gli stranieri sono ladri come sono ladri gli italiani e niente vittimismi, e vanno cacciati a pedate se rubano, che donna è bello è un motto interessante, ma il genere non migliora i contenuti, e l’innovazione sociale non significa – come volle follemente qualcuno negli anni Settanta – mettere le case popolari a fianco del teatro perché fa molto sinistra progressista. Niente “cara”, allora, ma in bocca al lupo. E che crepi.
Non mi resta molto da dire. Quindi non lo dico. Ma dalla giunta, da qualsiasi nuova giunta, mi aspetto molto. Faccio il tifo per voi, ma giusto i primi dieci giorni. Poi, darsi una mossa. Che c’è da fare. E se non lo fate, da scrivere.

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