Primo studio scientifico: così la minerale ha gli effetti di una medicina
La ricerca sul valore terapeutico condotta dall'università di Siena e da quella della Calabria pubblicata negli Stati Uniti
L’acqua termale, a basso contenuto di sali, può essere un farmaco. La posologia: 25 millilitri per chilo di peso da bere nel giro di un’ora. In pratica: un litro e mezzo in un’ora per una persona di 60 chili, due litri per una di 80 chili. Donne e uomini, bambini e adulti è uguale. L’effetto: l’azione di uno «tsunami» interno, organico, che porta via tossine e renella. Difende da calcoli e infezioni urinarie, purifica l’organismo, mantiene giovani. La prima dimostrazione scientifica delle proprietà terapeutiche delle acque minerali è italiana. La firmano ricercatori senesi e dell’università della Calabria e la pubblica una rivista medica americana ( International journal of artificial organs ) nel numero di aprile. L’effetto dimostrato è appunto quello di uno «tsunami»: così titola l’editoriale di Claudio Ronco, nefrologo dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, che commenta il lavoro. Ed è sintomatico che sia proprio una rivista americana a pubblicare la ricerca. La medicina statunitense è stata sempre scettica sulla validità terapeutica delle acque: «Senza prove scientifiche l’acqua resta acqua».
RE SALOMONE -Eppure gli antichi popoli della Terra hanno sempre creduto nei poteri terapeutici di certe fonti. Basterebbe citare le terme degli antichi romani, ma è anche noto che il re Salomone, il medico saggio, era convinto che alcune sorgenti celassero lo «spirito della fonte» e nei suoi lunghi viaggi esplorativi inviava avanti personale specializzato per individuare le fonti benedette. Molti popoli africani si avvalgono da sempre di acque dalle proprietà taumaturgiche. Papi e cardinali usufruivano di località termali sia per purificare il corpo sia per fanghi e bagni terapeutici. Michelangelo, durante i lavori nella cappella Sistina, curava così i calcoli renali. Finora, però, non vi erano mai state dimostrazioni scientifiche dei meccanismi d’azione dell’acqua bevuta. Dimostrazione riuscita a Nicola Di Paolo, il nefrologo senese che ha guidato lo studio. Un ricercatore non nuovo a scoperte ad effetto: come quella del fungo causa della «Maledizione dei faraoni» (Richard Newbury in un articolo dell’agosto 2004 sul Corriere della Sera conferma che grazie a Di Paolo oggi gli archeologi entrano nelle tombe con maschere protettive e tute). «E’ noto a tutti - spiega il ricercatore senese - che bere acqua in quantità adeguata, meglio ancora in ambiente termale, può essere molto utile nel prevenire o curare la recidiva di calcolosi e di infezione delle vie urinarie. Nella realtà questa osservazione è stata sempre oggetto di discussioni e di rigidità nel riconoscere tali terapie come indispensabili».
FIUME IN PIENA - L’équipe del reparto di Nefrologia (diretto da Enzo Gaggiotti) del policlinico «Le Scotte» di Siena è partita dall’osservazione di un fiume in piena per impostare un percorso razionale di ricerca. «Se un fiume, o una conduttura, raddoppia la sua portata liquida - dice Di Paolo -, tutti possono osservare quali effetti determina: trasporto di una quantità enorme di sedimenti (il fiume diventa limaccioso), ma anche di pietre, massi, tronchi, e di tutto ciò che incontra nel suo cammino, comprese abitazioni, strade, eccetera. Quindi la forza di trasporto aumenta di molto se raddoppia la portata liquida. Grandi scienziati fra i quali Hopkins e Einstein Jr furono colpiti dal fenomeno e lo studiarono. Ancora oggi la legge postulata da Hopkins e convalidata da Einstein è universalmente accettata: se la portata liquida di un fiume raddoppia, la portata solida aumenta di 64 volte».
MODELLI DI STUDIO - Di Paolo ha creato in laboratorio un modello delle vie urinarie per capire se anche negli esseri viventi la forza di trasporto dell’acqua si comporta come nei fiumi e nelle condotte. E ha chiesto ad uno scienziato esperto in meccanica fluviale (Francesco Calmino, dell’università della Calabria) un modello matematico adattabile all’uomo. I risultati? Nell’uomo sano il carico idrico di 25ml/kg di peso in un’ora aumenta di 46 volte la forza di trasporto dando notevoli probabilità di espulsione di renella, piccoli calcoli e aggregati batterici. «Il che è esattamente quanto avviene in ambiente termale», conclude Di Paolo. «Gli antichi romani e lo stesso Leonardo da Vinci avevano ragione ritenendo efficace l’acqua termale», commenta il direttore della rivista americana. La cura dell’acqua è però controindicata per chi soffre di malattie (cardiopatie) nelle quali può essere problematica l’ingestione di notevoli quantità di liquidi in tempi brevi.
Mario Pappagallo
corriere.it
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