28.12.05

Prezzi in libertà

GALAPAGOS
L'avevano giurato: le liberalizzazioni porteranno efficienza e benefici per i consumatori sotto forma di prezzi più bassi. Ma non è andata così: il Dipartimento del Tesoro del ministero dell'Economia ci ha fatto sapere che nel 2005 i prezzi nei settori liberalizzati sono cresciuti molto di più - il doppio abbondante - del tasso di inflazione misurato dall'Istat: il 5,1% contro poco più del 2%. Certo, sul 2005 ha pesato - tanto - il prezzo dei prodotti energetici, ma dare la colpa di tutto agli sceicchi è una semplificazione inaccettabile. Un solo esempio: nei primi 10 mesi del 2005 il costo dei biglietti aerei è aumentato del 19,1%. Colpa del caro carburante, spiegano le compagnie aeree che quasi quotidianamente aumentano i misteriosi supplementi imposti ai passeggeri. Ma i conti non tornano: nello stesso periodo il caro-petrolio ha fatto segnare un incremento di poco superiore al 14,5%, cinque punti in meno del costo dei biglietti. Certo, volare non è un bisogno primario, ma il problema è che aumenti mostruosi caratterizzano anche settori che più primari non si può.

Per le bollette della luce e del gas nel 2005 c'è stata una stangata che andrà avanti anche nel 2006. E poi, come considerare il prezzo dell'acqua potabile, quello degli affitti e perfino quello del latte? Ma c'è un di più, ancora più irritante: per la Rc auto, l'assicurazione obbligatoria sulle auto, nel 2005 le tariffe sono aumentate «solo» del 2,5%. Però, ci spiegano, tra il 1996 e il 2004 le compagnie hanno fatto il pieno con incrementi cumulati del 108,6%, mentre nel resto dell'Europa l'aumento medio è stato solo del 22,7%, con un minimo in Francia dell'8,6%. E qualcuno sa spiegarci perché negli stessi anni il costo dei pacchetti vacanze è aumentato in Italia di quasi il 36%, mentre nell'area dell'euro l'incremento è solo del 24,1%? Anche i pacchetti vacanza non sono un bene necessario. Ma l'istruzione secondaria (che con nostalgia seguitiamo a ritenere un diritto) sicuramente lo è. E il costo della scuola quest'anno è aumentato del 6,1% e dal 2000 l'aumento sfiora il 35%. C'è qualcosa che non va.

Non vanno, ad esempio, i bilanci di alcune società privatizzate - Eni e Enel o Autostrade, seguitano a macinare utili a danno dei consumatori. Altra cosa che non va è che in certi settori, il blocco dei trasferimenti da parte di Berlusconi e Tremonti ha obbligato gli enti locali ad aumentare le tariffe, anche quando gli utili, come nel caso della romana Acea, non giustificherebbero gli aumenti. Ma i Comuni di quei soldi hanno necessità, e quindi si comportano come se distribuissero non un bene necessario, ma prodotti di lusso.

Le statistiche diffuse ieri coprono solo una parte del paniere dei consumi. Per molti prodotti, alimentari e abbigliamento, i prezzi non crescono: è il segnale preoccupante di un ristagno dei consumi che fa il paio con la non crescita di salari e pensioni. E che a quattro anni di distanza penalizza anche quella moltitudine di bottegai che con la compiacenza di Tremonti hanno potuto manovrare a loro piacimento i prezzi con l'alibi dell'euro.

ilmanifesto.it

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