ANDREA CAMILLERI
Capisco benissimo che quando Berlusconi afferma di voler «strozzare» gli autori di libri, di film e di sceneggiati televisivi che parlano di mafia adopera il verbo in senso metaforico.
Eppure si tratta, venendo dal premier, di un pericoloso lapsus freudiano. Che io sappia, l’eliminazione fisica degli autori sgraditi al potere è stata pratica di tempi orrendi e bui, dell’Inquisizione, del nazismo, di quel comunismo staliniano che, a parole, Berlusconi considera con orrore. Non è certamente mai stata contemplata nei Paesi veramente democratici.
Ma il verbo malscelto dal premier offre il fianco ad un’altra considerazione. Coll’ipotizzare l’uccisione, sia pure, torno a ripetere, metaforica, di un autore non si porta incautamente una pezza d’appoggio a chi un autore medita d’uccidere per davvero? Tanto per non fare nomi, non porta acqua al mulino dei casalesi contro Saviano, reo d’avere scritto «Gomorra»? Oltretutto, il motivo dell’eventuale sterminio, perché a scrivere di mafia in Italia e fuori sono in tanti, sarebbe per Berlusconi quello di consegnare una cattiva immagine del nostro Paese all’estero. Argomento ipocrita, di cui già si servirono ampiamente da noi i democristiani al tempo di «La terra trema» di Visconti. Sono persuaso che la cattiva immagine dell’Italia la si dia con ben altri e più solidi argomenti, che vanno dal comportamento morale dei suoi rappresentanti politici alla corruzione, dalla crescita del debito pubblico all’aumento disastroso della disoccupazione.
Il romanzo, il film, la fiction televisiva corrono il rischio, a mio parere, di mutare in eroi simpatici dei criminali assassini, non certo quello di denigrare il Paese. La mafia c’è, esiste, ed è necessario parlarne. Non parlarne non significa risolvere il problema, ma al contrario coprire la mafia con una bolla di silenzio perché meglio possa agire in sordina. E’ la tesi di Bernardo Provenzano. Ricordate quanti film abbiamo visto e quanti romanzi abbiamo letto tutti incentrati sulla corruzione della politica, della polizia, del giornalismo, della giustizia statunitensi? Eppure a nessun Presidente degli Usa è mai passato per l’anticamera del cervello di volerne strozzare gli autori ritenendo le loro opere lesive per il buon nome della nazione.
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