di Daniel Lyons
Sì, i volumi di carta spariranno. Ma quelli digitali regaleranno una nuova primavera alla letteratura. Parola dell'inventore di Kindle. Colloquio con Jeff BezosNel 1994 Jeffrey Preston Bezos, aveva appena 30 anni. Nato ad Albuquerque, nel New Mexico, dopo essersi laureato a Princeton, in quell'anno Bezos aveva fondato Amazon. La libreria on line ha rivoluzionato l'idea stessa di vendita al dettaglio. Ma a Bezos (il cui patrimonio è valutato in 10 miliardi di dollari), quel successo non è bastato. Tanto che ora, dopo aver lanciato Kindle, il lettore digitale dei libri, sta cercando di sovvertire anche il modo in cui leggiamo. Come spiega in questa intervista.
Jeff Bezos, Amazon ha avuto un anno eccezionale, nonostante la crisi economica. Come ci siete riusciti?
"Grazie a principi basilari: ci siamo concentrati su una selezione accurata di prodotti, su prezzi bassi e spedizioni affidabili, convenienti e veloci. Abbiamo un approccio simile da 14 anni, in pratica da quando esistiamo. Il nostro successo è, per così dire, frutto di un'accumulazione. Per esempio, se ci capita di aver avuto un buon trimestre, sappiamo che ciò era dovuto al lavoro che abbiamo svolto tre, quattro, cinque anni prima, e non per il buon lavoro immediatamente precedente".
Amazon è nato come un sito di vendita al dettaglio. Ora sono disponibili prodotti informatici e siete nel business dell'elettronica di consumo con Kindle. Come potrebbe definire Amazon, oggi?
"Prendiamo le mosse dal consumatore, e lavoriamo 'con lo sguardo all'indietro'. Acquisiamo tutte le capacità utili a soddisfare il cliente, costruendo ogni genere di tecnologia per soddisfarlo. Inoltre inventiamo prodotti nuovi, non calchiamo strade già percorse da altri: ci piace invece camminare per strade inesplorate per vedere cosa c'è alla fine. Alcune volte sono vicoli ciechi, ma altre si trasformano in ampi viali, pieni di eccitanti opportunità. Desideriamo proiettarci nel futuro e muoverci in una prospettiva a lungo termine, una caratteristica rara di questi tempi. Il senso di prospettiva non è virtù comune nel mondo delle aziende. Tuttavia la maggior parte delle cose che abbiamo fatto ci ha richiesto tantissimo tempo".
Lei ha parlato di Kindle come un esempio del concetto di guardare all'indietro, rispetto al cliente. Può spiegarci in che senso?
"Esistono due modi possibili, per le compagnie, di ampliare il proprio operato. Primo: possono creare un inventario delle loro capacità e competenze e dirsi: ok, con questo tipo di capacità e competenze, cos'altro possiamo fare? Una tecnica estremamente utile, che ogni azienda dovrebbe mettere in atto. Ma esiste un secondo metodo, che richiede un orientamento a lungo termine: invece di chiedersi in cosa si è bravi, e cos'altro fare con le proprie abilità, ci si interroga sull'identità e i bisogni dei potenziali clienti. E poi si dà loro ciò che desiderano, anche se non se ne possiedono ancora le capacità. Tutto si può imparare, non importa quanto ci vorrà. Kindle ne è un esempio vincente: è sul mercato da due anni, ma abbiamo lavorato tre anni prima di lanciarlo. E ne abbiamo parlato, ancora prima, per un anno. Abbiamo assunto un team di ingegneri elettronici per costruire il dispositivo e acquisire nuove conoscenze. In genere, nelle aziende, i dirigenti seguono pedissequamente una tendenza: pensano che il modo giusto di procedere sia continuare a fare ciò che si sa fare al meglio. Può essere, forse, una buona regola. Ma il problema è che il mondo cambia continuamente sotto i nostri occhi, e non ci si può adattare a questo cambiamento senza acquisire nuovi strumenti e capacità".
Il successo di Kindle l'ha sorpresa?
"Francamente, sono rimasto di stucco. Due anni fa nessuno si sarebbe aspettato tutto questo. È il prodotto più venduto, desiderato e regalato su Amazon. E non sto parlando solo dell'informatica, ma di tutte le categorie disponibili. Abbiamo trascorso anni a lavorare al business dei libri, e ora, per i titoli esistenti in edizioni Kindle, le vendite sono cresciute del 48 per cento. Ma per noi non è soltanto un business. È quasi uno zelo missionario, perché riguarda la cultura. Pensiamo che Kindle sia più grande di noi".
Steve Jobs, il padre di Apple, ha detto che Kindle fallirà poiché "la gente non legge più".
"Io penso invece che la lettura resisterà e che si meriti un dispositivo dedicato. Per chi è un lettore, l'atto del leggere è qualcosa di davvero importante. Non è possibile leggere per tre ore su uno schermo Lcd retroilluminato: questo va bene per le forme brevi. Un punto molto importante, che mi preme sottolineare: noi umani ci evolviamo assieme ai nostri strumenti. Cambiamo gli strumenti e gli strumenti cambiano noi: è un ciclo che si ripete. Durante gli ultimi vent'anni strumenti network-connected come gli smart phones, i Blackberry e i personal computer connessi alla Rete hanno mosso la nostra civiltà verso forme brevi di lettura. Amo il mio Blackberry: è fantastico per leggere e-mail. Stessa cosa per il mio computer. Sono felice di leggere articoli brevi e post nei blog, ma non voglio leggere un romanzo di 300 pagine sul mio pc. Kindle aggiunge la convenienza di una connessione wireless alla forma letteraria lunga. Penso che si imparino cose diverse da un romanzo rispetto a una forma breve di letteratura, pur essendo entrambi importanti. Se si legge 'Ciò che resta del giorno' di Kazuo Ishiguro - uno dei miei romanzi preferiti - non si può non pensare di aver speso dieci ore in una vita alternativa, imparando qualcosa riguardo la natura dell'esistenza e del rimorso. E questo non è possibile in un blog".
Esisterà, secondo lei, un momento in cui il romanzo verrà reinventato e il nuovo medium digitale darà avvio a nuove forme artistiche?
"Sono scettico riguardo la possibilità di reinventare il romanzo. Forse inventare sarà possibile per i testi scientifici: la letteratura medica è abbastanza matura da scegliere per sé nuove forme. Penso ad animazioni di un cuore pulsante, ad esempio. Ma credo che il romanzo continuerà a crescere e fiorire nella sua forma attuale. Ciò non significa che non assisteremo anche a nuove invenzioni narrative - potrebbero nascere e, di fatto, ce ne saranno. Ma sono sicuro che non sostituiranno il romanzo".
Si parla molto di un possibile tablet della Apple. Sarebbe un concorrente di Kindle o no?
"Per noi più lettori ci sono meglio è, visto che vendiamo libri in formato elettronico. E vogliamo far sì che ognuno sia libero di leggere i nostri libri elettronici comunque e ovunque lo desideri".
Ma vi interessa più vendere il dispositivo in sé, l'hardware che producete, o i libri?
"Sono obiettivi diversi e noi lavoriamo su entrambi. Per ciò che riguarda i titoli disponibili, vogliamo che tutti siano in grado di leggere ciò che vogliono, dove vogliono. Riguardo a Kindle, desideriamo che diventi il migliore supporto di lettura del mondo. Non è, ovviamente, un coltellino svizzero: non è in grado di compiere una quantità infinita di cose. Pensiamo che l'atto della lettura si meriti uno strumento specializzato e vogliamo che Kindle sia quello strumento. È come per la fotografia: mi piace scattare immagini con il mio telefonino, ma quando voglio fare una foto vera preferisco farlo con la mia macchina fotografica. Kindle è quella macchina fotografica".
Pensa che il libro di carta, come viene comunemente inteso, è destinato a scomparire?
"Penso di sì. Non so quanto ci vorrà. Amiamo le storie e la narrativa; amiamo perderci nel mondo di un autore. Questo non scomparirà mai, e continuerà a crescere. Ma il libro fisico ha 500 anni di vita. È probabilmente la tecnologia che ha avuto più successo nella storia. È difficile pensare a un prodotto con vita più lunga. Se Gutenberg fosse vivo, oggi, saprebbe riconoscere esattamente un libro e saprebbe come utilizzarlo, immediatamente. Soggetto anch'esso, come naturale, ai cambiamenti del tempo, il libro ha mantenuto una forma stabile per moltissimi anni. Ma nessuna tecnologia, nemmeno quella così elegante di un libro, dura per sempre".
Legge ancora romanzi su carta?
"No, se posso farne a meno".
traduzione di Valeria Dani. L'espresso-Newsweek
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