di Rinaldo Gianola
Anna Finocchiaro usa la passione politica e parole indignate per denunciare al Senato la manovra d’estate della cricca di governo mentre sui banchi della maggioranza si scherza, si dileggia. Il senatore del Pd Paolo Nerozzi parla della gravità dei licenziamenti della Fiat a Mirafiori e a Pomigliano, chiede l’intervento del ministro Sacconi. In cambio ottiene dalla destra risa di scherno e un “finalmente” quando parla della sanzione ingiustificata contro un delegato Fiom.
Sono solo due episodi, tra i tanti, di una giornata politica che conferma l’arroganza di una maggioranza di governo che trascina le assemblee parlamentari ai livelli indegni e volgari consoni alla gang della P3, ai Cosentino, ai Verdini, ai Dell’Utri, al magistrato Alfonso Marra di cui ieri il Csm ha chiesto il trasferimento d’urgenza dal Tribunale di Milano per incompatibilità ambientale. Scorrendo le immagini di una giornata come quella di ieri c’è da chiedersi che cosa dobbiamo ancora vedere e subire, quale può essere il livello di sopportazione dei cittadini, del mondo del lavoro, dei sindacati, delle imprese responsabili e non asservite, davanti a comportamenti «vergognosi e ignobili», come denuncia solitario il parlamentare Passoni.
Non siamo ancora arrivati alla fine di questa tragedia nazionale? L’azione del governo si misura tra i diktat e le banali battute di Tremonti, «la fiducia porta fiducia» ha sentenziato ieri, mentre Regioni e comuni confermano l’opposizione alla manovra, mentre il governatore della Banca d’Italia esprime qualche dubbio sui possibili risultati, mentre le famiglie italiane si impoveriscono e gli operai, al solito, sono quelli che stanno peggio. La stangata d’estate colpisce le donne, le lavoratrici statali che andranno in pensione più tardi, penalizza i giovani che un lavoro dignitoso e la pensione non li vedranno mai con questi chiari di luna, pesa sulle amministrazioni e le comunità locali. E tutto si tiene in questa Italia berlusconiana, arrogante e proterva: dalla manovra di Tremonti fino ai licenziamenti della Fiat, c’è una linea chiara che punta colpire e a penalizzare i ceti più deboli, le famiglie, i lavoratori che non abbassano la testa nemmeno davanti a Marchionne.
Ora Berlusconi, il Cesare della P3, vuole una manifestazione di piazza perché ha bisogno di un bagno di folla, ammesso che ci riesca, per portare l’ultima spallata, quella per vietare le intercettazioni, per fermare l’informazione libera. In un paese normale, dove la dialettica democratica e parlamentare fosse davvero rispettata, anche il voto sulla manovra correttiva dei conti pubblici avrebbe potuto essere l’occasione per un confronto duro ma costruttivo e leale. Nessuno, nemmeno l’opposizione, avrebbe messo in discussione la necessità degli interventi, ma certo sarebbe stato necessario calibrarli più equamente. Invece si stangano i soliti e si salvano i furbetti padani che non pagano le multe per le quote latte. Al solito il problema è Silvio, anzi Cesare, e la sua credibilità, le sue ombre passate, la sua dipendenza da amici vecchi e nuovi. Perché come insegna la Storia se la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto, allora figuriamoci Cesare....
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