Il vecchio amico: e pensare che gli dissi “sei disimpegnato...”
di Andrea Malaguti (La Stampa)
Stefano Benni, chi è Beppe Grillo per lei?
«Un amico un po’ ingombrante».
Quando vi siete conosciuti?
«Tanti
anni fa, tramite Cencio Marangoni il suo impresario, ci trovammo a un
ristorante e mi chiese se volevo collaborare con lui».
Come è cambiato da allora?
«Ha trent’anni e trenta chili di più».
Con che criterio scriveva i testi per lui?
«Non
ho mai scritto testi per lui nel senso tecnico del termine. Parlavamo,
ci scambiavamo qualche idea, oppure lui leggeva un mio pezzo su qualche
giornale e prendeva la battute. Non sembrava quasi lavoro, ci
divertivamo. Infatti per lo più non mi pagava... ».
Che cosa ha pensato quando è entrato in politica?
«Quando
ho visto che da comico un po’ qualunquista stava diventando un comico
di contenuti, che aveva voglia di parlare del mondo, sono stato
contento, abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Ad esempio Beppe è
stato uno dei primi a parlare in scena della catastrofe climatica, dello
strapotere delle banche e della finanza, del problema delle carceri.
Allora era controinformazione, non ricerca di voti. Poi un po’ alla
volta ha scoperto il web e ha voluto entrare nel mondo del consenso
politico. Ho rispettato la sua scelta, ma lì le nostre strade si sono
allontanate».
Qual è stato il ruolo della televisione nella sua carriera?
«Penso
gli abbia dato molto in fretta un’immensa notorietà. Ma la sua
vocazione è teatrale, a contatto col pubblico, lì diventa un animale,
gode».
Perché adesso rifiuta la tv?
«E’ l’unica cosa in cui mi ha dato retta in tanti anni ».
Con Sky prima ha accettato l’intervista, poi ha detto no.
«Non
ho capito bene cos’è successo, certose aveva detto di sì doveva
andarci. Penso che abbia deciso che, a questo punto, era meglio la
piazza. Mi sembra che tutti i politici improvvisamente abbiano capito
che la televisione non è più il centro di tutto».
Grillo è un dittatore, un rivoluzionario o un uomo qualunque molto arrabbiato?
«Non
sta in nessuna di queste definizioni. E’ molto sicuro e aggressivo col
pubblico, in privato è pieno di dubbi e ha bisogno di amici, come tutti.
Non vive solo di politica, anche se sembra».
Non è un fascista?
«No.
In tanti anni lo ho sentito parlare con orrore della militarismo, della
propaganda, della violenza contro i deboli. Non può essere cambiato in
pochi mesi. Si ripresenta Berlusconi e abbiamo il coraggio di dire che
il pericolo per la democrazia è Grillo? ».
Fascista no, sfascista?
«Beppe
ha capito che se spara cannonate prende voti. Non ha inventato lui
questo metodo, lui lo sfrutta a volte con abilità, a volte
meccanicamente e con superficialità. E’ un difetto che accomuna satira e
politica: pensiamo che più gridiamo, più diciamo la verità. Non è così:
la vera indignazione è calma e dolorosa, non esibita. Dopo le elezioni,
Beppe dovrà avere il coraggio di cambiare, di lasciare da parte gli
effetti speciali. Il difficile per lui e per il suo Movimento comincia
adesso. Ma credo che se ne rendano benissimo conto.
Grillo è di destra o di sinistra? E la distinzione ha ancora senso?
«Per me sì, per lui molto meno, e su questo abbiamo litigato spesso».
A chi porterà via voti?
«Non
capisco la parola “portare via”, in un paese dove la gente cambia idea e
dimentica ogni dieci minuti. L’ elettorato di Beppe è molto vario.
Chiedete lumi ai diecimila sondaggisti italiani».
Come se lo immagina tra cinque anni?
«Sarà
L’imperatore di Tutte le Galassie. naturalmente. E io avrò il
granducato di Sardegna e la presidenza della Finmeccanica, me lo ha
promesso».
C’è qualcosa che unisce Grillo e Berlusconi?
«Non vedo
affinità. Come modello di oratoria Silvio si ispira a Mussolini, Beppe a
Jack Nicholson in Shining. E Beppe ha una moglie dolcissima che non gli
fa pagare dei miliardi di alimenti».
Il MoVimento 5 Stelle esisterebbe senza di lui?
«Credo di sì. Anzi, dovrà esistere anche senza di lui».
La rete è democratica?
«Schizodemocratica.
Ha dentro la democrazia e il potere, l’accesso alle informazioni e lo
sfruttamento commerciale, la critica e l’esibizionismo. Ci vorrà tempo
per capire dove andrà. Sarà una battaglia tra libertà e controllo. Ho
molta paura delle multinazionali dei dati. Mi piace come lavorano certi
hacker, è un nuovo tipo di intelligenza critica che io non ho».
Che battuta scriverebbe oggi per Grillo?
«Accidenti al giorno che ti ho detto: sei un comico troppo disimpegnato».
Ultima cosa. Lei lo vota ?
«Non dico mai per chi voto. L’unica volta che l’ho fatto, con Cofferati, ho preso una gran fregatura».
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