1.8.05

Quattro tendoni per la Rete

A Liempde, in Olanda, «What the Hack», il raduno hacker più importante d'Europa
RICCARDO BAGNATO
Tempi duri per il paese dei tulipani. Dopo l'omicidio del leader dell'estrema destra Pim Fortuyn nel maggio del 2002 e del regista Theo Van Gogh nello scorso novembre. Dopo la crisi di governo, il no degli olandesi alla costituzione europea e la partecipazione militare alla guerra in Iraq, il paese che ha fatto della tolleranza la propria bandiera si appresta infatti ad approvare un pacchetto sicurezza da cui Internet, e in particolare il movimento hacker olandese, potrebbe uscire ulteriormente mortificato. Ed è in questo clima che si sta svolgendo il raduno hacker europeo «What the Hack» (un gioco di parole fra «what the heck», che cavolo, e la parola hacker) nei pressi di Liempde, vicino alla città di Eindhoven. Qui, su quasi 10mila metri quadrati di campo hanno piantato la propria tenda oltre 2000 appassionati, al di sotto delle previsioni e in leggera flessione rispetto al precedente appuntamento di quattro anni fa a Twente, sempre in Olanda. Quattro tendoni da circo ospitano gli oltre 50 seminari, dedicati soprattutto alle tecniche di sicurezza informatica e allo sviluppo del free software, e dove l'ha fatta da padrone la presentazione della versione Gnu/Linux chiamata Ubuntu, la più utilizzata (insieme alla storica Debian) da chi, sulle amache, per terra, nei tedoni o nella propria tenda si è connesso alla rete via cavo o senza fili.

L'hanno chiamata la «Woodstock degli smanettoni», ma in realtà, grazie alla perfetta organizzazione logistica e a un programma di conferenze estremamente variegato, il clima che si respira è quasi accademico, e non potrebbe essere altrimenti. Fra i partecipanti, infatti, la maggior parte non ha finito gli studi, molti sono ricercatori, o programmatori coinvolti direttamente nell'organizzazione. Come Rudi Cilibrasi, che però, qui a Liempde, non è venuto a parlare di software o algoritmi, bensì di epatite C. Newyorkese, programmatore senior del kernel di Linux e fino al 2000 dipendente Microsoft, oggi dedica il proprio tempo e le proprie competenze perché i medicinali contro l'epatite C, di cui è affetto, non siano coperti da copyright (www.hcvaction.org). Oppure come Felix, 22 anni, studente all'università di Bochum in Germania, che è venuto a Liempde dopo essere stato alla conferenza hacker tedesca «CCC» a Berlino lo scorso dicembre. «Qui ci sono più partecipanti e soprattutto l'evento è più internazionale, molti americani, ed europei da tutti i paesi». Assenti giustificati gli asiatici, indiani e pakistani in primis, noti per essere eccellenti programmatori. «Ci sono altri raduni molto importanti anche in India» dice Felix «e forse per questo non sono qui». A questo si può solo aggiungere che, a guardare con quali computer sono venuti la maggior parte dei partecipanti, ad ascoltare le loro storie e i loro progetti, stiamo parlando di una fascia previlegiata di persone, il cui impegno civile però non è venuto meno, anche a fronte di buoni guadagni. Così, per esempio, è nato il progetto MultimedijaIniinsitut di Zagabria, in Croazia, (www.mi2.hr), presentato da Nenad Romic-Marcell, da cui, due anni fa, è stato finanziato lo sviluppo di un gestionale per organizzazioni non governative. «Attualmente siamo rimasti senza fondi» dice Nenad «ma siamo fiduciosi perché abbiamo visto che questo software serve, è utile, e lo chiedono in molti. Per ora siamo alla prima versione, ma speriamo di poterlo terminare per il 2006». Il problema è che «in Italia siamo molto indietro e non si investe nel futuro» aggiunge Jaromil, programmatore italiano trasferitosi in Olanda «si va avanti al risparmio, quando invece bisognerebbe rischiare».

A Liempde, infine, non poteva mancare il mondo dei blogger, che qui reclamano uno spazio e un ruolo nel mondo dell'informazione, accusato di essere vittima delle multinazionali e della pubblicità e per questo di nascondere la verità sulla guerra e sul terrorismo. Vero o falso, il tema sembra comunque ripercorrere ogni presentazione o incontro, tanto che lo stesso «What the hack» ha rischiato di non aver luogo a causa delle preoccupazioni dei sindaci delle città vicine che, a giugno, avevano revocato il permesso di utilizzo del suolo pubblico. «E' stato un fraintendimento» dice Rop Gonggrijp, fondatore della manifestazione «tutto è stato chiarito e ora si sta svolgendo al meglio».
ilmanifesto.it

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