27.2.11

Quando il premier parla della famiglia

 Chiara Saraceno (La repubblica)

Come previsto, Berlusconi salda puntualmente il debito contratto con la gerarchia cattolica in cambio della benevola tolleranza di questa, attenuata solo da qualche critica molto sfumata e generica, nei confronti suoi e del suo governo per le costanti violazioni della morale pubblica e privata. Chi, nell´opposizione e nell´opinione pubblica, riteneva che il disagio manifestato da parte della stampa cattolica, da qualche esponente della gerarchia, oltre che da moltissimi uomini e donne cattoliche, per i comportamenti pubblici e privati di Berlusconi avrebbe provocato un indebolimento del sostegno offertogli dalla gerarchia, deve ancora una volta ricredersi. I due attori in gioco – Berlusconi e gerarchia cattolica– sono da questo punto di vista del tutto simili per grado di cinismo politico.
Perciò la gerarchia può ascoltare senza battere ciglio, e anzi compiacersi, che Berlusconi oggi vada in giro predicando, anche a platee di cattolici, a difesa della famiglia – si intende quella eterosessuale, fondata sul matrimonio, ove la sessualità è orientata esclusivamente alla procreazione, e la fedeltà coniugale la norma. Il “moralismo”, che è una brutta cosa quando viene applicato nei giudizi nei confronti di Berlusconi (Ferrara docet) diviene un obbligo stringente quando si tratta dei cittadini comuni. In questo spericolato esercizio di doppia morale Berlusconi è appunto confortato dalla gerarchia cattolica che, oggi come sempre, in Italia come in situazioni molto più fosche dal punto di vista della libertà e della democrazia, guarda agli atti politici che le giovano, non a chi li compie e al contesto in cui ciò avviene. Come il denaro (si vedano le non sempre trasparenti vicende finanziarie del Vaticano), anche le leggi “non olent” quando portano risorse finanziarie o di controllo alla istituzione chiesa. E Berlusconi ne promette a tutto campo, dopo aver già concesso lo sconto sull´Ici in sprezzo della normativa europea e della correttezza delle regole di mercato: sulla famiglia, ma anche sulla scuola, a costo di delegittimare la scuola pubblica come istituzione educativa, rappresentandola come una sorta di scuola di partito sovietico. E, naturalmente, sul testamento biologico e le disposizioni di fine vita.
Più ancora che sotto i governi democristiani, i cittadini italiani sono un puro ostaggio nel grande scambio di risorse in cambio di legittimazione messo in atto da questo governo, e in particolare da Berlusconi, con la gerarchia cattolica.
Incontro molti cattolici che individualmente e anche in gruppi e associazioni si dissociano, costituendo delle forme silenziose di “chiese” alternative dentro o accanto alla chiesa ufficiale. E´ un fenomeno ricorrente dentro alla storia della chiesa cattolica, di cui si trova traccia nella origine, ad esempio, di molti ordini monacali, a testimonianza del fatto che la tensione tra la realpolitik e l´espressione della fede è per certi versi strutturale entro la chiesa. Ma certo oggi è uno dei tempi in cui essa si manifesta più acutamente, almeno in Italia: dove alla presenza ingombrante del Vaticano si aggiunge un episcopato molto coinvolto nella politica, almeno nei suoi vertici. Le motivazioni del dissenso sono tra loro diverse e a volte contrastanti. C´è chi vorrebbe più coerenza e universalismo nella applicazione di norme condivise, chi invece dissente sulla formulazione delle norme e l´interpretazione delle questioni di fede. E´ una situazione da osservare con grande rispetto. Ma senza sovraccaricare il dissenso interno alla chiesa di aspettative politiche. Piuttosto, a livello di giudizio politico, è ora che si dica chiaramente che il degrado etico (che nulla ha a che fare con il moralismo) e civile in cui ci troviamo non è solo responsabilità di Berlusconi, della sua maggioranza, delle sue televisioni. E´ responsabilità anche della doppia morale cinicamente esercitata dalla gerarchia cattolica ogni volta che sono in gioco i suoi interessi come istituzione di potere. Più grave ancora del fatto che di volta in volta pretenda che si legiferi in accordo ai suoi principi fatti valere come validi per tutti, è il fatto che taccia, e spesso si compiaccia persino, quando la religione cattolica e i suoi simboli sono usati politicamente come armi improprie per posizionarsi, affermare identità, escludere qualcuno. Questo doppio cinismo (di chi ci governa e della gerarchia che lo legittima) e la doppia morale che ne deriva non hanno solo effetti nefasti sulla nostra libertà di cittadini. Stanno anche corrodendo la coscienza civile.

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