Chiara Saraceno (La repubblica)
Come previsto, Berlusconi salda puntualmente il debito contratto con la  gerarchia cattolica in cambio della benevola tolleranza di questa,  attenuata solo da qualche critica molto sfumata e generica, nei  confronti suoi e del suo governo per le costanti violazioni della morale  pubblica e privata. Chi, nell´opposizione e nell´opinione pubblica,  riteneva che il disagio manifestato da parte della stampa cattolica, da  qualche esponente della gerarchia, oltre che da moltissimi uomini e  donne cattoliche, per i comportamenti pubblici e privati di Berlusconi  avrebbe provocato un indebolimento del sostegno offertogli dalla  gerarchia, deve ancora una volta ricredersi. I due attori in gioco –  Berlusconi e gerarchia cattolica– sono da questo punto di vista del  tutto simili per grado di cinismo politico.
Perciò la gerarchia può ascoltare senza battere ciglio, e anzi  compiacersi, che Berlusconi oggi vada in giro predicando, anche a platee  di cattolici, a difesa della famiglia – si intende quella  eterosessuale, fondata sul matrimonio, ove la sessualità è orientata  esclusivamente alla procreazione, e la fedeltà coniugale la norma. Il  “moralismo”, che è una brutta cosa quando viene applicato nei giudizi  nei confronti di Berlusconi (Ferrara docet) diviene un obbligo  stringente quando si tratta dei cittadini comuni. In questo spericolato  esercizio di doppia morale Berlusconi è appunto confortato dalla  gerarchia cattolica che, oggi come sempre, in Italia come in situazioni  molto più fosche dal punto di vista della libertà e della democrazia,  guarda agli atti politici che le giovano, non a chi li compie e al  contesto in cui ciò avviene. Come il denaro (si vedano le non sempre  trasparenti vicende finanziarie del Vaticano), anche le leggi “non  olent” quando portano risorse finanziarie o di controllo alla  istituzione chiesa. E Berlusconi ne promette a tutto campo, dopo aver  già concesso lo sconto sull´Ici in sprezzo della normativa europea e  della correttezza delle regole di mercato: sulla famiglia, ma anche  sulla scuola, a costo di delegittimare la scuola pubblica come  istituzione educativa, rappresentandola come una sorta di scuola di  partito sovietico. E, naturalmente, sul testamento biologico e le  disposizioni di fine vita.
Più ancora che sotto i governi democristiani, i cittadini italiani sono  un puro ostaggio nel grande scambio di risorse in cambio di  legittimazione messo in atto da questo governo, e in particolare da  Berlusconi, con la gerarchia cattolica.
Incontro molti cattolici che individualmente e anche in gruppi e  associazioni si dissociano, costituendo delle forme silenziose di  “chiese” alternative dentro o accanto alla chiesa ufficiale. E´ un  fenomeno ricorrente dentro alla storia della chiesa cattolica, di cui si  trova traccia nella origine, ad esempio, di molti ordini monacali, a  testimonianza del fatto che la tensione tra la realpolitik e  l´espressione della fede è per certi versi strutturale entro la chiesa.  Ma certo oggi è uno dei tempi in cui essa si manifesta più acutamente,  almeno in Italia: dove alla presenza ingombrante del Vaticano si  aggiunge un episcopato molto coinvolto nella politica, almeno nei suoi  vertici. Le motivazioni del dissenso sono tra loro diverse e a volte  contrastanti. C´è chi vorrebbe più coerenza e universalismo nella  applicazione di norme condivise, chi invece dissente sulla formulazione  delle norme e l´interpretazione delle questioni di fede. E´ una  situazione da osservare con grande rispetto. Ma senza sovraccaricare il  dissenso interno alla chiesa di aspettative politiche. Piuttosto, a  livello di giudizio politico, è ora che si dica chiaramente che il  degrado etico (che nulla ha a che fare con il moralismo) e civile in cui  ci troviamo non è solo responsabilità di Berlusconi, della sua  maggioranza, delle sue televisioni. E´ responsabilità anche della doppia  morale cinicamente esercitata dalla gerarchia cattolica ogni volta che  sono in gioco i suoi interessi come istituzione di potere. Più grave  ancora del fatto che di volta in volta pretenda che si legiferi in  accordo ai suoi principi fatti valere come validi per tutti, è il fatto  che taccia, e spesso si compiaccia persino, quando la religione  cattolica e i suoi simboli sono usati politicamente come armi improprie  per posizionarsi, affermare identità, escludere qualcuno. Questo doppio  cinismo (di chi ci governa e della gerarchia che lo legittima) e la  doppia morale che ne deriva non hanno solo effetti nefasti sulla nostra  libertà di cittadini. Stanno anche corrodendo la coscienza civile.
 
 
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