29.4.12

Ginsborg battezza Alba il nuovo "partito" della sinistra

Lo storico convoca al PalaMandela la prima assemblea nazionale del "manifesto" su cui si fonda un soggetto politico ancora senza nome che ha l'ambizione "di rendersi protagonista della vita democratica del paese"
di SIMONA POLI

Non è ancora un partito ma è già qualcosa di più di un movimento il nuovo "soggetto politico" battezzato a Firenze dallo storico Paul Ginsborg e dai mille riuniti al PalaMandela nella prima assemblea nazionale ispirata al "manifesto per un'altra politica nelle forme e nelle passioni" firmato finora da quattromila persone (tra cui Stefano Rodotà e Luciano Gallino). L'assemblea ha appena scelto il nome del nuovo soggetto: sarà Alba, che significa Alleanza per Lavoro Beni comuni e Ambiente. Questo acronimo è stato preferito agli altri, gettonatissimi, Lavoro e Bene Comune; Italia bene Comune; Alternativa Democratica.

"Da anni chiediamo ai partiti di autoriformarsi", spiega Ginsborg. "Abbiamo organizzato manifestazioni, dibattiti, girotondi, appelli ma niente di quello che abbiamo detto è stato ascoltato. E allora tocca a noi scendere in campo, portando idee e proposte con l'obiettivo di unire la sinistra e allo stesso tempo stimolarla a rimettere al centro dell'attenzione le regole della democrazia e i temi del lavoro e della tutela dei diritti. Il Pd non ci teme, siamo troppo piccoli. Mi ha chiamato un dirigente per chiedermi se facciamo sul serio. Certo che facciamo sul serio, siamo molto motivati e anche arrabbiati per quello che sta accadendo in Italia. Ma la nostra parola guida è mitezza: la forza degli argomenti e del ragionamento deve prevalere sempre nella discussione politica".

Insieme a Ginsborg parlano il politologo Marco Revelli, il giurista torinese Ugo Mattei, Paolo Cacciari, Gianni Rinaldini del direttivo della Cgil. Interviene anche il vendoliano Fratoianni, che è qui insieme a Giuseppe Brogi, Alessia Petraglia e Marisa Nicchi. In platea in veste di osservatori ci sono l'ex portavoce del Social forum genovese Marco Agnoletto, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero e molti esponenti di Sel, della Federazione della Sinistra, dei movimenti, della Fiom e dei sindacati di base. Seduto in seconda fila "ma solo per ascoltare", precisa, il senatore del Pd Vincenzo Vita, che commenta: "Voglio interpretare questa novità che si sta muovendo a sinistra, anche se trovo eccessivi alcuni attacchi al Pd che ho sentito in vari interventi. E vorrei che nella giusta critica che si fa al governo Monti non ci si dimenticasse che prima di lui il paese era ad un passo dal baratro".

Lo pensa anche Sergio Staino, non particolarmente entusiasta del dibattito. "Sono venuto per capire quale sia il progetto ma francamente non potrei dire di esserci riuscito. Più che mitezza parlerei di tenerezza, perché è questo il sentimento che si prova quando qualcuno mette a disposizione la sua esperienza per cercare di realizzare qualcosa di nuovo. Non condivido comunque l'idea che Monti sia stato messo lì dal capitalismo finanziario, vorrei che ogni tanto qualcuno si ricordasse che il precedente premier era Berlusconi..."

Tantissimi gli interventi al microfono, rigidamente limitati a sette minuti. Il politologo Marco Revelli non è tra quelli che hanno voglia di fondare un altro "partitino" ma di sicuro si colloca nella schiera degli italiani molto incavolati per la situazione economica e politica: "Vogliamo essere un soggetto costituzionale che si candida ad essere protagonista dio una fase in cui la sfiducia nei partiti è totale. Mentre gli imprenditori si suicidano Bersani, Casini e Alfano dichiarano di non voler rinunciare ai soldi del finanziamento pubblico, è una follia. Ormai è inutile sperare nella capacità dei partiti di autoriformarsi, non ci crediamo più. E siamo preoccupati per l'emergenza sociale che il governo affronta con la ricetta del neoliberismo, un dogma che ha fallito e che non potrà risanare l'economia di questo paese".

"Questo movimento non teme di confrontarsi", dice Alberto Lucarelli, assessore ai beni comuni di Napoli, tra i principali autori del manifesto di Ginsborg. "Noi non diciamo o con noi o contro di noi ma ci poniamo nell'ambito di una cultura della sinistra che si contrappone a queste forme di liberismo economico che hanno deformato lo stato sociale".

Tra i firmatari del manifesto c'è Luciano Gallino, professore emerito all'università di Torino. Convinto che "per creare rapidamente occupazione occorre che lo Stato operi come datore di lavoro di ultima istanza, assumendo direttamente il maggior numero di persone". Gallino auspica la nascita di un'Agenzia per l'occupazione con cui si dovrebbe puntare ad assumere rapidamente almeno un milione di persone". Una proposta inviata all'assemblea fiorentina, così dettagliata: "L'Agenzia per l'occupazione dovrebbe essere simile alla Works Progress Administration del New Deal americano. Le assunzioni verrebbero effettuate e gestite unicamente su scala locale, da Comuni, Regioni, enti del volontariato, servizi del lavoro. Le persone assunte dovrebbero venire impiegate unicamente in progetti di pubblica utilità. L'operazione sarebbe finanziata da una molteplicità di fonti: fondi europei; cassa depositi e prestiti; una patrimoniale di scopo dell'1% sui patrimoni finanziari superiori a 200.000 euro".

Infuocatissimo l'intervento del giurista dell'ateneo torinese Ugo Mattei, autore dello Statuto del Teatro Valle. "Inserire il pareggio di bilancio in Costituzione è stato0 un vero e proprio golpe bianco", dice, "e il Pd non doveva votare. Siamo in un'emergenza drammatica, la gente non sa come campare e ci sono un milione di irresponsabili che banchettano allegramente. E questa non è anti politica ma pura verità".

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