14.4.16

Lercio, il sito che inventa le notizie

di Antonio Armano

 
“Umberto Eco scopre il sinonimo di sinonimo e precipita in un universo parallelo”.
Chi non hai mai letto sui social-network una delle geniali notizie inventate da Lercio?
Ormai il sito di mocking journalism - tiriamocela un po' con l'inglese - ha superato i 600mila seguaci ed è la star del momento sul web italiano. Di fronte a una realtà che supera la fantasia più perversa, alla bufale spacciate per vere, ai commenti idioti e offensivi, insomma a tutto il trash che tracima in Rete e inquina le nostre giornate, le notizie satiriche di Lercio sono una boccata di aria fresca e buon umore. Una nemesi comica impagabile. Un rimedio omeopatico indispensabile. E poi dobbiamo ammetterlo: siamo tutti orfani di Cuore e “Scatta l'ora legale, panico tra i socialisti”.
Ai tempi di Tangentopoli Internet era agli albori e il giornalismo satirico un genere di nicchia, ma alcuni semi sono germogliati dopo decenni in Rete. Potevo quindi perdermi l'incontro con Lercio al festival internazionale del giornalismo di Perugia?. Partecipava ancheVera Gheno, twitter manager dell'Accademia della Crusca, esperta di coprolalia 2.0, e Rubio, lo chef che sfotte i “sassariani”.
Ho rischiato di restare fuori. C'era la coda per entrare, poi gente in piedi o seduta per terra. Come per l'ineffabile Franca Leosini, 82enne dai modi distaccati, celebre per le interviste ai più efferati assassini. Chi non la ricorda, con la messa in piega imperturbabile e un filo di trucco, mentre porge domande al “killer delle anoressiche”? Il quale per l'occasione si era rasato solo metà faccia, a significare l'inquietante doppiezza dell'animo umano, il Mr Hyde che si nasconde in ciascuno di noi. Una combinazione tricologica terrificante.
Aldilà delle porte chiuse e dei limiti di capienza, la bellezza del festival internazionale del giornalismo, giunto alla decima edizione, sta nell'atmosfera aperta e amichevole. Tutti si mischiano con tutti, italiani e non, addetti ai lavori e curiosi, giovani volontari e anziani anchorman. Vuol dire che una manifestazione è riuscita. Soprattutto perché non si respira il clima asfittico e autoreferenziale del giornalismo italiano, ma si parla di futuro e ci sono molti giovani e molti stranieri. La Leosini si poteva abbordare tranquillamente sui divani del bar del Bruffani, l'hotel dove si tenevano molti incontri, mentre il trio di Lercio l'ho ritrovato al ristorante, la sera dopo l'evento, poco distante, con lo chef Rubio che inforchettava perplesso una matassa di “spaghetti alla sabbia”. Si è formato un gruppo e si è deciso di andare alla festa del Post, il quotidiano online diretto da Luca Sofri. Peccato che Perugia sia l'unica città del pianeta non mappata da Google e la festa si tenesse, ironia della sorte, in un posto chiamato Post. Nessuno aveva capito né poteva capire che la festa del Post si trovasse al Post, troppo assurdo e ironico per essere vero, come le notizie di Lercio.
Post sta per Perugia Officina per la Scienza e la Tecnologia (http://www.perugiapost.it/). E tra parentesi Umberto Eco se ne è andato davvero un mese dopo la scoperta del sinonimo di sinonimo. “Se non sono vere si avverano”, come dice lo slogan Lercio, per avvertire il lettore che si tratta di satira ma la realtà può essere ancora più assurda e se non lo è può diventarlo. Basta pensare agli insulti di Salvini al capo dello Stato per l'invito ad aprire le frontiere. Ritirati quando ha capito che Mattarella si riferiva alle bottiglie di vino.
Una cosa che volevo sapere da quelli di Lercio è se abbiano paura a fare satira sull'islam, se si autocensurino. Vittorio Lattanzi ha risposto che in un paese cattolico è più naturale fare satira sul Vaticano, non bisogna farsi prendere dall'ansia comparatistica. In ogni caso non si pongono problemi a fare satira sull'islam, anche perché sono sparsi per tutt'Italia – lui vive nella Marche, Alfonso Biondi a Roma ecc. -, e non hanno una redazione da bruciare come Charlie Hebdo. La satira di Lercio sull'islam è sporadica e non troppo virulenta. Per esempio un mussulmano si fa il classico selfie a tavola. Durante il Ramadan: il piatto è vuoto.
Lattanzi, il più scatenato dei tre di Lercio presenti a Perugia, nella vita fa l'agente immobiliare. Il mocking journalism è un secondo lavoro per lui come per Biondi e Andrea Michielotto. Per Lercio scrivono trenta persone e non possono mantenersi in così tanti. La Rete è interattività e i fondatori di Lercio hanno iniziato come semplici lettori del blog di Daniele Luttazzi, che invitava a commentare con una battuta una notizia vera. Si chiamava “Palestra” e si sono messi a inviare battute facendosi le ossa. Quando Luttazzi ha chiuso la Palestra, alcuni affezionati, che ormai si conoscevano, hanno aperto il sito Acidolattico. Esiste ancora e oggi leggo questa battuta, stile Palestra: “Grillo mette dei grilli in bocca ai politici del M5S.
Sto pensando di candidarmi con Passera”. Nel 2012 è partita l'esperienza di Lercio, parodia satirica di Leggo e del nuovo giornalismo online che punta più ad attirare l'attenzione con titoli sensazionalisti e notizie demenziali che ad approfondire.
Anche Lercio ha una spazio dove chiunque può inviare una fake news. Alfonso Biondi mi racconta che arrivano centinaia di email. Vengono valutate e se c'è qualcosa di buono lo pubblicano con nome cognome: “Molti scrivono perché vogliono fare uno scherzo a qualcuno e ci chiedono di pubblicare fake news con nomi di amici o colleghi o fidanzate”.
Nel gruppo di Lercio a Perugia, dicevo, c'era spesso anche Vera Gheno, che gestisce i canali social della Crusca. Memorabile la notizia di Lercio che sfotte la sciatteria ortografica degli italiani: “L'Accademia della Crusca si arrende. Scrivete qual è con l'apostrofo e andatavene affanculo”. Nonostante la chiara natura ironica di Lercio, a partire dalla testata, molti si sono indignati per la bandiera ammainata sull'apostrofo o la volgarità dell'invito. Peraltro Vera, traduttrice di narrativa ungherese ma anche e soprattutto italianista, ha fatto uno studio sulle parolacce in Rete. Bellissimi i modi per aggirare algoritmi e sensibilità censorie anche nella bestemmia. Per esempio usando il nome di un comune friulano, anagramma blasfemo: Codroipo.
A proposito di notizie vere che sembrano false, o false che si possono avverare perché niente è più inverosimile del vero, c'è la vicenda toccata al Lercio inglese. The Onion, La Cipolla, ha pubblicato una fake news sulla Corea del Nord: il dittatore Kim Jong-Un eletto “Sexiest man alive”, uomo vivente più sexy. La notizia, benché evidentemente falsa, è stata ripresa dai media nordocoreani.
Mentre ci troviamo a Perugia è uscita una fake news di Lercio molto divertente che ben rappresenta il confine mobile tra invenzione satirica e realtà: la mafia concede uno sconto sul pizzo alle librerie che vendono i libri di Vespa. Qui si ironizza sugli avvisi di alcune librerie che, dopo l'intervista di Vespa al figlio di Totò Riina, si rifiutano di vendere il libro di quest'ultimo. La differenza tra notizie assurde vere e notizie assurde inventate è così sottile da passare per i dotti lacrimali: quelle vere fanno piangere, quelle inventate fanno ridere. Non ci resta che ridere.
Come l'ebreo della barzelletta yiddish che legge i giornali antisemiti. Gli chiedono conto del comportamento e lui risponde che prima leggeva i giornali ebraici e ci perdeva il sonno: minacce, pericoli, attacchi continui... Poi si è messo a leggere i giornali antisemiti, dove gli ebrei sono sempre i più ricchi di tutti, stanno dietro a tutto, comandano tutti. In fondo non ci crede ma è meno deprimente.

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