4.3.05

Grillo ruggente

ATTUALITÀ PERSONAGGI / IL SIGNORE DELLA SATIRA 3 marzo 2005 75

Politici. Industriali. Manager. Ma anche televisioni e giornali. Il comico
lancia un affondo a tutto campo. E scommette su Internet:
“Nella guerra mondiale per l’informazione solo il Web ci può salvare”
colloquio con Beppe Grillo di Andrea Scanzi

Nel 1991, un sondaggio Abacus
attestò che Beppe Grillo era il
comico più famoso d’Italia. Oggi,
a giudicare dai Palasport
puntualmente pieni, non molto
è cambiato. Eppure Grillo non fa più televisione.
Da molto tempo. Niente più “Te
la do io l’America”, “Fantastico”. Niente
più Sanremo. Niente più “Discorsi all’umanità”.
Da 15 anni, Grillo porta avanti
una satira che prima di lui non esisteva,
quella economico-ecologica. Un monologo
a stagione, sempre in giro per l’Italia, 5
mila spettatori a serata. Il Tour 2005, varato
a Pordenone, si chiama “Beppe Grillo.
it”. Al centro, una convinzione: solo la
Rete può salvarci.
Perché crede che Internet sia così importante?
«Siamo nel mezzo della terza guerra mondiale:
quella dell’informazione. L’unico
modo per salvarsi è sapere. Conoscere le
notizie. Noi abbiamo un mezzo, la Rete,
che ci consente di arrivare dritti alle notizie.
La politica, le televisioni, i giornali arrivano
sempre dopo. Quando c’è stato lo
tsunami, Fini andava in tv e faceva lo sguardo
di circostanza come rappresentante dell’unità
di crisi. Gli passavano i bigliettini e
diceva che i dispersi erano 18, poi 16, poi
10. Nel frattempo bastava collegarsi a Internet
e c’era tutta la lista dei ricoverati negli
ospedali. Fini non rappresentava l’unità
di crisi: rappresentava la crisi».
Non nutre fiducia nella politica.
«I politici sono superati. Non ci rappresentano
più. La sinistra mi mette tristezza. Per
vincere basterebbe che si chiudesse in una
beauty farm per un anno e non avesse alcun
contatto con l’esterno. Non dovrebbe
parlare mai. Vincerebbe ovunque. E invece
parla. Io vorrei una sinistra che non replica
a Calderoli, perché a uno come Calderoli
non devi replicare: devi guardarlo con
sbigottimento, solo questo. La sinistra si interroga
sui leader, ma noi non siamo bambini,
siamo adulti. Non abbiamo bisogno
di leader. Ma di programmi, di progetti sui
grandi temi: energia e informazione».
Nello spettacolo se la prende con Fassino.
«Fassino è una brava persona, lo è anche
Bertinotti. Bertinotti voleva mettermi in
contatto con Rifkin, quello della macchina
a idrogeno. Gli ho detto di dargli la mia
mail, l’indirizzo del mio blog, www.beppegrillo.
it. Ho sentito un silenzio: “Non mi
puoi dare il telefono?”. Poi ha aggiunto:
“Come si scrive www?”. Questo dà il senso
di quanto certi politici siano inadeguati.
A “Porta a Porta” Fassino aveva davanti
Paolo Scaroni, l’amministratore
delegato Enel,
sotto inchiesta a Rovigo
per disastro ambientale e
condannato anni fa per
corruzione perché con la
sua Techno-Int pagava
tangenti proprio all’Enel:
viste le credenziali,
questo governo non poteva
non fargli fare carriera.
Scaroni ha detto
che “il futuro è il nucleare, il nucleare è sicuro”.
Io speravo che Fassino gli saltasse
alla gola e con la forza dei suoi tre globuli
rossi lo strozzasse, ma ha replicato timidamente.
Siamo costretti a scegliere tra una
destra che vuole il nucleare e una sinistra rimasta
al carbone. Tra il peggio e il leggermente
meno peggio. Io non voglio votare
pro o contro Fassino. Voglio votare pro o
contro Scaroni, Tronchetti, Romiti, perché
è questa la gente che mi cambia la vita».
Perché ha aperto il blog?
«Perché è una cosa viva, la gente lascia messaggi.
Da qui alla fine manderemo un milione
di mail a Ciampi, chiedendo il ritiro
delle truppe dall’Iraq. Gustavo Selva, il presidente
della commissione Esteri della Camera,
ha candidamente affermato a “Libero”
che siamo andati in Iraq per fare una
guerra, e che la storia dell’intervento umanitario
era una ipocrisia per ingannare
Ciampi. Per una cosa così, ovunque sarebbero
scesi in piazza. Da noi no. Provo sgomento
per la morte dell’elicotterista italiano,
ma non puoi chiamare “costruttore di
pace” un mitragliere. Il
futuro è in siti di democrazia
diretta come Wikipedia,
Oracle, Soaw. Cose
nate per scherzo, dentro
un garage, come fu per la
Apple e Google. Di fronte
alle torture in Iraq, Usa e
Inghilterra hanno parlato
di “mele marce”. Non è
così. Da Internet mi sono
scaricato l’Exploitation

Training Manual, un trattato
dell’83 che è il manuale del perfetto
torturatore. Lo applicano a Fort
Benning, una scuola in Georgia che
ha “laureato” anche Noriega. Nel
manuale, con linguaggio manageriale, c’è
scritto tutto: come deve essere la prigione,
come si tortura un uomo colto, come si tortura
un ottimista».
Dopo il crack Parmalat, lei è diventato il più
grande consulente globale di finanza in Italia.
«Ma io faccio il comico, non dovrebbe essere
così. Del caso Parmalat parlavo da sette
anni, la Finanza mi ha prelevato alle 9 di
mattina e chiesto come facevo a sapere.
Semplice: avevo fatto delle ricerche. Già
che c’ero, gli ho portato il materiale su Mediaset
e Telecom, così magari si portavano
avanti nel lavoro. La Cnn americana ha trasmesso
quattro volte nel mondo una mia
intervista di 15 minuti nelle sue news. In
Italia non mi ha cercato nessuno».
Parla spesso di «capitalismo senza capitali» come
grande male dell’economia italiana.
«In Italia i grandi manager comprano le
azioni delle loro società, le pagano meno e
poi le rivendono a un prezzo maggiorato.
Rubano con le stock option. È un meccanismo
facile, perché il consulente finanziario
che ti controlla i bilanci è lo stesso che
prima ti ha insegnato a falsificarli. In America
becchi 24 anni per falso in bilancio, da
noi lo depenalizzano, la chiamano “contabilità
creativa”. Da noi le leggi vengono fatte
dai fuorilegge. In trent’anni abbiamo
cancellato tutte le nostre industrie. In Bangladesh
le banche hanno salvato i poveri
dagli aguzzini, da noi fanno il contrario. Il
“Time” ha dedicato la copertina al nostro
capitalismo malato, e a me tocca vedere
Geronzi che va dal papa e afferma di condividere
i suoi “principi evangelici”. I grandi
capitalisti come Olivetti e Piaggio non
esistono più, ora abbiamo Lapo Elkann,
che agli azionisti dice che “la situazione
non è poi così male, abbiamo fatto una
joint venture con l’Iran per il lancio nel
2005 di una macchina rivoluzionaria: la
Zigulì”. La General Motors ha pagato un
miliardo e mezzo per andarsene, e alla Fiat
esultano. Sarebbe come se io andassi a
comprare una Fiat Croma, me la offrissero
per 10 mila euro e io pagassi non per comprarla,
ma per lasciargliela lì. Questi manager
andrebbero studiati nelle scuole, per
imparare a capire cosa non si deve fare. I
capitalisti di oggi non comprano le società:
mettono nei consigli d’amministrazione i
loro uomini. Le spolpano dall’interno e poi
se ne vanno, lasciando debiti spaventosi.
Ecco il capitalismo senza capitali. Telecom
ha nove volte i debiti di Parmalat. Il 40 per
cento delle aziende quotate in Borsa ha cinque
consiglieri d’amministrazione in comune.
È sempre la stessa gente. Si parla di
conflitto d’interessi, ma ormai è un interesse
senza conflitto. Berlusconi gestisce, senza
possederle, sette società, tra cui Mediaset,
Mondadori, Mediolanum, Sirti e Data
Service. Ovvero le tv, l’energia, l’informazione.
Con questa tecnica Tronchetti Provera
ha in mano 41 società. In un pomeriggio,
con un mio amico, ho buttato giù il
Grillo Index. L’Italia è 74esima come libertà
di stampa e 83esima come indice di stabilità
ambientale. E con Berlusconi, il “Portatore
Nano di democrazia”, l’indice di
competitività è franato al 51esimo posto».
Lei è stato attaccato dai ricercatori, ha detto che
certa ricerca non va finanziata.
«Non l’ho detto io, l’hanno detto i direttori
delle 17 più importanti riviste scientifiche
mondiali. I ricercatori puri non esistono
più, sono a libro paga delle case farmaceutiche.
E le case farmaceutiche hanno bisogno
di nuove malattie. I nuovi malati di oggi
sono i sani. In America hanno inventato
una malattia che colpirebbe i bambini “sovraeccitati”.
Essere casinisti a sei anni è diventata
una malattia. A questi bambini
danno una pasticca al giorno, il Ritalin della
Novartis, che è un metilfemidato, simile
all’anfetamina. Senza dirlo a nessuno, nel
marzo 2004 un comitato
mondiale di saggi, quasi tutti
a libro paga dei colossi farmaceutici,
ha abbassato la soglia
delle tre maggiori patologie:
diabete, colesterolo alto,
ipertensione. Significa che se tu il 28 febbraio
2004 eri sano, il 2 marzo con le stesse
analisi diventavi malato. Così hanno inventato
centinaia di milioni di nuovi malati.
Solo con la Rete riesci a sapere queste cose.
Certi farmaci preventivi sono peggio
della guerra preventiva. La prevenzione è il
più grande affare della storia, devi essere informato,
altrimenti muori come uno stupido.
Berlusconi ha donato 10 miliardi per la
ricerca sul tumore al pancreas. Bello. Poi
però ti informi e scopri che il tumore al pancreas
è rarissimo, colpisce 11 casi su 100
mila ed è incurabile. Perché, allora, dovrei
farmi il controllo? Dopo i 50 anni ti dicono
di fare per forza il Psa, l’esame alla prostata,
ma non ti dicono che il Psa nei 50 per
cento dei casi sbaglia e non distingue tumore
da prostata ingrossata. Quando ti
fanno la biopsia, prelevano 18 tessuti diversi
dalla prostata, ma non è detto che proprio
in quei 18 ci sia il tumore. E 20 persone
su cento, dopo la biopsia, restano impotenti.
Alle donne dicono di fare la mammografia.
Su mille persone, 40 hanno il tumore.
A due salverai la vita, alle altre 38 no.
Però anche qui non ti dicono che c’è un 10
per cento di falsi negativi e falsi positivi».

Tutte cose che nello spettacolo dice.
«Il mio monologo si chiude così: “Con la
Rete aspetteremo l’avvento di un nuovo Rinascimento”.
È una speranza».
Politici. Industriali. Manager. Ma anche televisioni e giornali. Il comico
lancia un affondo a tutto campo. E scommette su Internet:
“Nella guerra mondiale per l’informazione solo il Web ci può salvare”
colloquio con Beppe Grillo di Andrea Scanzi
Grillo ruggente
Le case farmaceutiche hanno
bisogno di nuove malattie. I
nuovi malati di oggi sono i sani


L’espresso 74

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