Molti utenti sono abituati a scaricare canzoni, filmati, testi. Ma può succedere che i trasferimenti di file siano troppo lenti. Da chi dipende? Dalle condizioni di accesso alla rete o dai computer dei navigatori? Google ha lanciato Measurement Labs, un laboratorio aperto per aiutare utenti e ricercatori a capire quali sono gli anelli deboli della catena. E per farlo avranno a disposizione alcuni strumenti. Glasnost, per esempio, è un’applicazione che permette di avere maggiori informazioni su una questione spinosa: se sono le società fornitrici di accesso a internet che limitano il download o l’upload con BitTorrent, il software peer to peer più usato nei paesi anglofoni (che, però, ha un vasto seguito anche in altre nazioni: eMule, invece, è il preferito di italiani, francesi e spagnoli). Semplificando, se paragonassimo i file alle automobili in viaggio sull’autostrada, Glasnost consente di capire se è stato imposto un limite di velocità sulle corsie. Il test completo dura sette minuti e non richiede l’installazione di software.
Ma gli obiettivi di Google sono ben più ambiziosi. Qual è la velocità effettiva della connessione? E che cosa potrebbe rallentarla? Network diagnostic tool analizza le comunicazioni in profondità: valuta la capacità del traffico di dati e, inoltre, è in grado di rilevare almeno due problemi in grado di rallentare i trasferimenti di file. Dice se il network è congestionato. Oppure se, invece, il limite dipende dal computer dell’utente (per esempio, a causa dei parametri di buffer size). Al momento il servizio non è disponibile perché è intasato da un’improvvisa ondata di richieste: meno affollato, invece, un sistema equivalente offerto dai laboratori del cern di Ginevra. Nei prossimi mesi saranno accessibili altri strumenti, più raffinati, come Diffprobe per sapere se alcuni contenuti sono classificati a “bassa priorità”.
Intendiamoci, le tecnologie accessibili adesso dal Measuremnt lab non sono una novità. Ma Google progetta di potenziare i “laboratori” online con 36 server in 12 località negli Stati Uniti e in Europa. È un passo per aiutare la consapevolezza degli utenti. E, allo stesso tempo, un tentativo di comprendere se sono discriminati alcuni servizi online compatibili con il modello di business di Google. Secondo il Wall street journal l’iniziativa nasce dall’esperienza del caso Comcast, un provider americano che rallentava il traffico di BitTorrent sulle sue linee. Sono stati alcuni ricercatori a scoprire il “limite di velocità” imposto all’insaputa dei clienti. L’antitrust americano delle comunicazioni (Fcc) ha protestato. E, dopo mesi di trattative, l’azienda ora filtra soltanto gli utenti che superano le soglie nelle ore di punta sulla rete. Cosa succederebbe, però, se in altre nazioni si scoprissero regolamentazioni non dichiarate?
panorama.it
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