26.4.12

17 anni di austerity, e oggi l'ultimo capitolo: Monti

  di Cesare Del Frate

La parola "austerity", oggi sulla bocca di tutti, è entrata solo recentemente nel nostro vocabolario tramite la comunicazione compassata e professorale del neo-premier Mario Monti. Tuttavia, se intendiamo con "austerity" il rigore di bilancio, e quindi uno Stato che "spende" meno di quanto riceve come "entrate" (devolvendo quanto così risparmiato a ripagare il debito), possiamo vedere come lo Stato italiano abbia applicato misure di austerity dal 1995 ad oggi, ininterrottamente per 17 anni consecutivi. Guardiamo le serie storiche della Banca d'Italia, da questa tabella:

(cliccaci sopra per ingrandire)

Come si compone il Bilancio dello Stato? Quando lo Stato spende in misura maggiore rispetto alle entrate siamo in DISAVANZO PRIMARIO. Al disavanzo primario vanno aggiunte le spese per ripagare gli interessi sul debito pregresso. Disavanzo primario+spese per interessi=Deficit. Il deficit è dato dalla somma di questi fattori. Prendiamo i dati relativi al 1993: il deficit è di 109 miliardi. Lo Stato spende quindi 109 miliardi in più rispetto alle sue entrate fiscali (aumenta quindi il debito di 109 miliardi per reperire le risorse che non ha). Come si compone questo deficit. Sempre dalla tabella con i dati di Banca Italia vediamo che il deficit è composto al 96% da spese per interessi. Vale a dire: se non ci fossero le spese sugli interessi, il deficit sarebbe pari a 5 miliardi di euro, non a 109. A 109 miliardi ci si arriva tenendo conto delle spese sugli interessi, pari a circa 101 miliardi di euro. Nel 1990 gli interessi compongono il 92,9% del deficit, nel 1991 il 99,3% del deficit, nel 1994 il 91,2%. Possiamo quindi capire come il deficit italiano dei primi anni novanta sia imputabile, per una misura superiore al 90%, alla spesa per il "servizio del debito" (così viene chiamato il ripagare gli interessi sul debito pubblico).

Cosa cambia a partire dal 1995? Succede che a partire da quella data, e in modo costante fino ad oggi, il "servizio del debito" pesa sul deficit per importi superiori al 100%. Nel 1995 il deficit è composto per il 133,9% dal servizio del debito. Cosa significa? Che se togliamo la spesa per interessi, il bilancio dello Stato è in AVANZO PRIMARIO. L'avanzo primario si verifica quando lo Stato spende meno di quanto incasa come entrate. Se ha entrate pari a 100 e spese pari a 90, l'avanzo primario è di 10. Quei 10 sono "risparmiati". Però non abbiamo ancora fatto i conti con gli interessi sul debito. Se devo pagare 5 di interessi sul debito, alla fine non avrò risparmiato 120 ma soltanto 5. Comunque qualcosa avrò risparmiato, e quei 5 potrò usarli per restituire parte del debito in modo che l'anno prossimo avrò interessi minori da pagare. Prendiamo un altro caso: ho risparmiato 10 ma devo ancora pagare 15 di interessi sul debito. In questo caso non solo, alla fine dei conti, non avrò risparmiato nulla, ma dovrò contrarre nuovi debiti pari a 5 (10-15) per ripagare gli interessi sul debito pregresso. Così il mio debito aumenterà e l'anno prossimo gli interessi saranno ancora più onerosi. Benissimo, questo è il caso che si è verificato in Italia dal 1995 ad oggi. Dal 1995 ad oggi siamo in avanzo primario (lo Stato spende meno di quanto incassa), ma ogni anno andiamo "sotto" (in deficit) per via degli interessi sul debito pregresso, costantemente superiori a quanto riusciamo a risparmiare. Ad esempio nel 1997 l'avanzo primario (quanto risparmiato) era pari a 73 miliardi, ma avendo interessi da pagare pari a 97 miliardi siamo andati in rosso (deficit) di 24 miliardi (73-97= - 24). Veniamo a un anno più vicino: il 2008. Avanzo primario: 16 miliardi. Spesa per interessi: 80 miliardi. Deficit: (16-80= - 64) pari a 64 miliardi di euro.

Morale della favola: lo Stato italiano dal 1995 ad oggi ha fatto la formica dell'austerity, ha costantemente speso meno di quanto incassava e ha usato il risparmio per ripagare gli interessi. Però la spesa per interessi è stata costantemente superiore a quanto risparmiato: deficit costante dal 1995 ad oggi. Ecco il paradosso: nonostante 17 anni di risparmi e austerity il debito pubblico non ha fatto che aumentare, costantemente e inesorabilmente anno dopo anno. Oggi Monti non rappresenta nessuna novità, anzi è il perfetto continuatore di una lunga tradizione di austerity (chiamiamola anche neoliberismo) inaugurata nel 1995. L'esito dell'austerity di Monti sarà diverso dall'austerity dei suoi predecessori? A voi giudicare, nei primi tre mesi del suo governo il debito è aumentato di circa 40 miliardi (fonte sempre Banca Italia).

Ultima nota: i risparmi dell'austerity. Come ha fatto lo Stato italiano a spendere meno di quanto incassava dal 1995 ad oggi? Semplice, tagliando le spese. I tagli li conosciamo bene: alla scuola, all'università, alla sanità (aumento dei ticket), alle pensioni, al salario dei dipendenti pubblici, agli investimenti nelle reti stradali e ferroviarie, alla cultura (musei, teatri etc.), alla spesa sociale (welfare), ai licenziamenti nel settore pubblico (uniti alla riduzione del turn-over) etc. etc.

La "dottrina" neoliberista egemone negli ultimi 17 anni (ma a dire il vero dagli anni 80...) ci dice che tagliare la spesa pubblica serve a risanare i conti e a liberare risorse per il mercato. La prima tesi (risanare i bilanci) è falsa: il debito aumenta. La seconda è parimenti falsa: quanto risparmiato NON è andato al "mercato" o all'economia reale ma alla finanza tramite pagamento di interessi sui debiti pregressi. Detto in altri termini: dal 1995 ad oggi lo Stato NON ha mai contratto debiti per coprire la spesa, ha sempre contratto nuovi debiti per ripagare interessi esorbitanti superiori a quanto riuscisse a risparmiare (vi ricorda qualcosa? a me ricorda l'usura). Ha sempre risparmiato per 17 anni ma non era mai abbastanza, gli interessi si divoravano tutto il risparmio e ancora non bastava, bisognava contrarre nuovi debiti solo per ripagare gli interessi su quelli di 17 anni prima!!!!

Possiamo quindi affermare che la dottrina neoliberista dell'austerity ha scopi reali ben distanti da quelli proclamati:

1) L'austerity NON serve a risanare il bilancio, anzi aumenta anno dopo anno il debito

2) L'austerity NON serve a liberare risorse destinate all'economia reale: le risorse liberate finiscono tutte nella finanza tramite gli interessi da pagare

3) L'austerity allora a cosa serve? Serve a destinare quote sempre crescenti della ricchezza nazionale al "servizio del debito". Una quota via via maggiore della ricchezza prodotta annualmente in Italia "evapora", scompare risucchiata dagli interessi sul debito.

Ci sono alternative? Sì. I tassi di interesse devono essere decisi dallo Stato (cvome avveniva in Italia fino al 1981, anno di riforma della Banca Centrale) e non dai "mercati". E inoltre bisogna tornare alla saggezza economica "tradizionale" (quella di Keynes, Galbraith, Krugman, Stiglitz, Minsky etc.) che sostiene la necessità di politiche ANTI-cicliche: risparmi in fase di espansione economica, spendi di più quando sei in recessione (per far ripartire l'economia). In questo modo i debiti che contrai per rilanciare l'economia li ripaghi dopo quando sei in fase di crescita tramite il risparmio. L'austerity fa il contrario: risparmia in fasi di stagnazione e addirittura di recessione aggravando la situazione senza peraltro riuscire a risanare i conti.

17 anni di austerity sono abbastanza? Quanto vogliamo andare avanti a perseguire queste politiche economiche folli e suicide?

1 commento:

jean ha detto...

Giustissimo! L'Africa nera e' un continente povero, eppure i suoi Stati, hanno debiti pubblici tra i piu' bassi del mondo, pero' appunto sono sempre poveri...
Avere un debito basso, non e' sinonimo di ricchezza...