15.5.12

Le Cassandre dell'economia

Cesare Del Frate (FaceBook)

Che cosa avevano previsto gli economisti circa l'introduzione dell'euro? Avevano previsto tutto, leggere per credere:

Luigi Cavallaro, 2006:

Come già accadde per l’Argentina, l’Italia affronta una crescente perdita di competitività dovuta all’aggancio ad unamoneta sopravvalutata, com’è attualmente l’euro. Ciò ha comportato la progressiva caduta delle nostreesportazioni, la crescita del deficit di parte corrente della bilancia dei pagamenti e, in un contesto dominato dapolitiche fiscali sostanzialmente restrittive, l’ovvio rallentamento della crescita. Dal canto suo, il peggioramento dellaperformance della nostra economia non può che riflettersi in un peggioramento del deficit e, di qui, del debitopubblico. E non potendo più farsi ricorso alla svalutazione per ridurre i salari reali, l’unico modo per annullare lasopravvalutazione del tasso reale di cambio può essere solo un lungo e penoso processo di deflazione di salari eprezzi.

Rudiger Dornbusch, docente al MIT, Da “Euro fantasies”, Foreign Affairs, vol. 75, n. 5, settembre/ottobre 1996, scriveva:

"La critica più seria all’Unione monetaria è che abolendo gli aggiustamenti del tasso di cambio trasferisce al mercato del lavoro il compito di adeguare la competitività e i prezzi relativi... diventeranno preponderanti recessione, disoccupazione (e pressioni sulla Bce affinché inflazioni l’economia". "Una volta entrata l’Italia, con una valuta sopravvalutata , si troverà di nuovo alle corde, come nel 1992, quando venne attaccata la lira".

Paul Krugman, nel 1998!!!!!

"L’Unione monetaria non è stata progettata per fare tutti contenti. È stata progettata per mantenere contenta la Germania – per offrire quella severa disciplina antinflazionistica che tutti sanno essere sempre stata desiderata dalla Germania, e che la Germania sempre vorrà in futuro"; "il pericolo immediato ed evidente è che l’Europa diventi giapponese [cioè crescita stagnante ndr.]: che scivoli inesorabilmente nella DEFLAZIONE [cioè diminuzione dei salari], e che quando i banchieri centrali alla fine decideranno di allentare la tensione sarà troppo tardi".

Martin Feldstein, 1997

"Anche se i 50 anni di pace dalla fine della seconda guerra mondiale fanno ben sperare, occorre ricordare che ci furono più di 50 anni di pace fra il congresso di Vienna e la guerra franco-prussiana. Inoltre, contrariamente alle speranze e alle supposizioni di Monnet e degli altri fautori dell’integrazione europea, la devastante guerra di secessione americana ci ricorda che un’unione politica formale non costituisce di per sé una garanzia contro una guerra intra-europea".

Dominick Salvatore: "Muovere verso una compiuta unione monetaria dell’Europa è come mettere il carro davanti ai buoi. Uno shock importante provocherebbe una pressione insopportabile all’interno dell’unione, data la scarsa mobilità del lavoro, l’inadeguata redistribuzione fiscale, e l’atteggiamento della Bce che vorrebbe probabilmente perseguire una politica monetaria restrittiva per mantenere l’euro forte quanto il dollaro. Questa è certamente la ricetta per notevoli problemi futuri".

Keynes, Le conseguenze economiche di Wiston Churchill, 1932:

«Se vogliono essere fedeli ai loro principi [l’agganciamento della sterlina al gold standard] le autorità della Banca d’Inghilterra dovranno sfruttare questo margine di tempo per attuare quelli che vengono eufemisticamente chiamati i riassestamenti fondamentali. [...] Che cosa significa, in parole povere? Significa che dobbiamo ridurre i salari monetari e, per loro mezzo, il costo della vita, nella convinzione che quando il processo delle compressioni a catena sarà concluso, i salari reali avranno lo stesso valore, o quasi, che avevano prima. E qual è il processo pratico attraverso cui [...] si consegue questo risultato? Uno solo: aumentando deliberatamente la disoccupazione. [...] Questa è la sana politica che si impone come risultato della sconsiderata decisione di inchiodare la sterlina ad un valore aureo che, calcolato in potere d’acquisto della manodopera inglese, ancora non ha. Ma è una politica da cui ogni essere umano o razionale dovrebbe rifuggire».

Giorgio Ruffolo, Testa e Croce, 2012:

"La disciplina aurea comportava una tendenza al ribasso dei prezzi e dei salari, alla restrizione dell'attività economica, all'aumento della disoccupazione. Anche tra gli imprenditori cresceva il malumore e l'insofferenza per una disciplina del cambio che soffocava le possibilità di sviluppo economico"

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