di Cesare Del Frate (FaceBook)
L'economista Giorgio Ruffolo, in Testa e croce. Una breve storia della moneta, spiega come l'Impero Britannico per primo creò il nesso fra dominio imperiale, libero scambio di merci, cambi monetari fissi, un sistema che avvantaggia il "centro dell'impero", cioè l'economia più competitiva, ingabbiando le altre nella gabbia dorata del libero scambio e della stabilità dei cambi fissi. Riporto un estratto illuminante del saggio (p. 103-108) (se sostituite alla parola "Inghilterra" quella "Germania", si comprende la situazione attuale dell'Unione Europea):
"A questo punto [nel XIX secolo] si verifica una decisiva mutazione della strategia britannica, con l'abbandono dell'imperialismo mercantilista e il passaggio a quello che è stato felicemente definito un imperialismo del libero scambio: una innovazione che cambierà l'Europa. La Gran Bretagna, alla svolta del nuovo secolo liquidò, non senza aver superato forti resistenze esterne, con un'audacia sostenuta da una vera rivoluzione culturale, il sistema mercantilista. La vittoria su Napoleone aveva scompaginato il sistema dirigistico che egli aveva preteso di imporre all'Europa. Ma soprattutto la rivoluzione industriale aveva rafforzato i vantaggi già acquisiti dall'Inghilterra con l'espansione commerciale, dotandola di un'industria dei beni capitali che le assicurava una indiscutibile supremazia mondiale.
Il miglior modo di preservare questa supremazia era quella di ribadirla attraverso un sistema di cambi liberi. Lo scambio libero impediva la formazione di nuovi poteri monopolistici che avrebbero intralciato la supremazia industriale conquistata dall'Inghilterra. Una volta stabiliti ccerti rapporti di forza, la "libera competizione" tra le forze non faceva che ribadirli. L'ideologia del libero scambio inoltre aveva dalla sua un formidabile potere di convinzione culturale grazie alla sua modernità paradossale (l'egoismo individuale al servizio dell'interesse pubblico) alla contestazione della grettezza dei sistemi protezionistici, al fascino che le virtù di un sistema "automatico" esercitava sulla pubblica opinione. Era comprensibile che questa ideologia si combinasse con la convinzione, sapientemente coltivata dall'intelligenza britannica, che la superiorità dell'Inghilterra convenisse a tutti.
[...] La sua moneta è stabile. Alla Banca d'Inghilterra, in origine privata, fondata da un mercante con un credito allo Stato di un milione e duecentomila sterline, fu concesso il privilegio di emettere banconote. Il sistema che il governo britannico introduce ufficialmente nel 1716 dando alla sterlina una base aurea con l'obbligo della piena convertibilità consiste in un meccanismo molto semplice. La moneta è legata all'oro da parità di cambio fisse. I disavanzi che si manifestano nel commercio con gli altri Paesi sono regolati, a quelle parità, in oro. Il Paese da cui l'oro defluisce deve ridurre proporzionalmente la quantità di moneta. Ne deriva automaticamente un abbassamento dei prezzi e dei salari che deprime l'attività produttiva, e quindi le importazioni mentre, grazie alla contrazione dei costi, stimola l'esportazione. Si torna così al riequilibrio della bilancia.
Ma emergono col tempo anche i guai di questo sistema. Quello che diveniva via via più grave era il freno deflazionistico che il sistema inseriva nell'economia. Questi effetti furono compensati dalla capacità dell'Inghilterra, grazie al suo avanzo nella bilancia commerciale, di finanziare il resto del mondo con esportazioni di capitale, fungendo quindi da banchiere mondiale. Quando, tra le due guerre mondiali, l'Inghilterra non fu più in grado di esercitare quella funzione gli effetti deflazionistici emersero.
La disciplina aurea comportava una tendenza al ribasso dei prezzi e dei salari, alla restrizione dell'attività economica, all'aumento della disoccupazione. Anche tra gli imprenditori cresceva il malumore e l'insofferenza per una disciplina del cambio che soffocava le possibilità di sviluppo economico.
Il meccanismo di funzionamento del sistema monetario internazionale [fra le due guerre mondiali] fu distrutto, il gold standard fu abbandonato. Si chiudeva così, nel 1931, il lungo secolo britannico".
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