21.5.05

La scuola inglese regalata all'impresa

Blair, solerte demolitore del pubblico

La solerzia di Anthony Blair nel soddisfare i desideri del padronato - nello specifico bloccando ogni avanzamento sociale nei negoziati sul trattato istituzionale - è nota. Ma nessuno avrebbe immaginato che si sarebbe spinto fino a consegnare nelle mani dei privati il controllo del settore educativo. Trasformando la scuola in impresa, il «nuovo lavorismo» mostra una volta ancora di incarnare l'avvenire dell'Europa liberale.

Richard Hatcher

Nel marzo 2000, il Consiglio europeo di Lisbona aveva fissato, come primo obbiettivo per la politica dell'Unione nel campo dell'educazione, la produzione di un capitale umano redditizio al servizio della competitività economica (1). In Inghilterra (il resto del Regno unito è meno colpito), costruendo sulle fondazioni lasciate da Margaret Thatcher, il governo laburista di Blair, in questa logica, ha utilizzato tre leve per «riformare» il sistema scolastico (2). La prima è costituita da potenti agenzie governative come l'Ufficio delle norme educative (Office for Standards in Education - Ofsted), il quale pratica ispezioni molto rigorose negli istituti, e l'Agenzia per la formazione degli insegnanti (Teacher Training Agency) incaricata di sovrintendere alla formazione iniziale e permanente dei professori.La seconda leva è costituita dal tentativo di riqualificazione dei presidi e direttori scolastici per farne una struttura direttiva fortemente impegnata nel perseguimento degli obbiettivi governativi.Il terzo perno, che forma oggetto del presente articolo, è il settore privato, descritto nel 1998 - un anno dopo l'arrivo di Blair al potere - come «lo strumento migliore per pilotare il cambiamento e l'innovazione», per citare le parole di Michael Barber, consigliere del governo per le questioni legate all'educazione. Sette anni dopo, si può effettivamente constatare che le società e le imprese private, sia che agiscano a titolo commerciale che come associazioni di volontariato, sono ormai elementi centrali del sistema educativo. In effetti, il governo si appoggia su di loro, sia per i metodi pedagogici che per i programmi o per la gestione degli istituti scolastici. Lo dimostra, per quanto riguarda i metodi, l'attribuzione, da parte dello Stato, di un contratto di cinque anni e di una somma di 177 milioni di sterline (253 milioni di euro) alla principale società di «business dell'educazione», Capita.Questa impiegherà varie migliaia di consulenti incaricati di organizzare sessioni di formazione e di fornire consigli agli insegnanti circa le modalità di applicazione della Strategia nazionale per l'apprendimento della lettura, della scrittura e dell'aritmetica nella scuola elementare (National Primary Strategy for Literacy and Numeracy) e della Strategia per il livello-soglia 3 di apprendimento della lettura e della scrittura nell'insegnamento superiore (Key Stage 3 Literacy Strategy in Secondary Schools). Il ruolo centrale del settore privato nel «management» si rileva inoltre dal fatto che agli insegnanti vengono riconosciuti stipendi legati al merito. Sono stati firmati contratti di varie centinaia di milioni di sterline con numerose società per la definizione di criteri di valutazione delle capacità degli insegnanti, per il reclutamento di consulenti incaricati di formare i direttori d'istituto alla valutazione dei propri insegnanti, e anche per la valutazione degli stessi direttori d'istituto circa la loro capacità di assicurare la realizzazione dei propri compiti. Altra notevole fonte di profitti: la privatizzazione dei servizi negli istituti, molti dei quali dipendevano fino a oggi della responsabilità delle autorità locali in materia di educazione (Local Education Authorities, Lea). Si va dalla mensa alla manutenzione dei locali, a prestazioni che si situano al centro stesso dell'attività educativa: la messa a disposizione di operatori specializzati nella formazione o di consiglieri pedagogici. Le Lea, ognuna delle quali copre una città o una contea, esclusa la città di Londra che ne annovera 33, sono i dipartimenti incaricati dell'educazione nelle collettività locali. La politica del governo Blair costringe le Lea a trasferire praticamente la totalità dei propri bilanci agli istituti, i quali sono tenuti ad acquistare un gran numero di servizi presso il settore privato. A più riprese le Lea sono state ispezionate dall'Ofsted e ritenute «carenti». In tal caso sono costrette dallo stato a subappaltare tutti i loro servizi ai privati. Tuttavia, le aziende private non mostrano molto interesse per la gestione diretta delle scuole pubbliche a fini di lucro. Non che questa sia vietata: la legge del 2002 sull'educazione obbliga le Lea ad appaltare a imprese private la gestione dei futuri istituti la cui costruzione è in programma o di quella degli istituti ritenuti «carenti» dall'Osted. Ciononostante, dopo l'arrivo del partito laburista al potere nel 1997, soltanto tre scuole pubbliche sono passate sotto il diretto controllo di società private. Principalmente per due ragioni: perché finora le Lea sono riuscite a evitare il ricorso a gare d'appalto e perché le stesse aziende esprimono dubbi circa la reale redditività di tali operazioni. La Bibbia presa alla lettera Il governo ha adottato anche un'altra strategia per fare delle imprese altrettanti motori del cambiamento nel sistema educativo: il mecenatismo, la cui forma più indiretta, ma più influente, è la sponsorizzazione di istituti «specializzati». Si tratta di collegi o di licei (11-16 anni o 11-18 anni) che, oltre all'insegnamento del Programma nazionale (National Curriculum), si specializzano in una disciplina particolare: arti, scienze, lingue moderne o «affari e imprese». La giustificazione adottata è che questi istituti devono rispondere alla diversità delle «attitudini» degli studenti, e che la molteplicità delle opzioni possibili costituisce un ampliamento della democrazia. La maggior parte degli insegnanti sono tutt'altro che convinti, ma oltre la metà degli istituti superiori, attratti dalla prospettiva di ricevere crediti governativi supplementari, sono diventati «specializzati» e il governo pretende che, a termine, tutti lo diventino. Per ottenere questo statuto, essi devono reperire 50.000 sterline (71.000 euro) da fonti esterne, principalmente dalle imprese. Tale dispositivo adempie a due funzioni. Stimolare lo spirito d'impresa nella gestione degli istituti e associare più strettamente questi al mondo del business. In pratica, numerosi sponsors sono grandi società desiderose di apparire come «imprese dotate di spirito civico» (3). Esse non sono interessate alla gestione degli istituti, sebbene alcune deleghino rappresentanti presso i consigli direttivi. Tra questi mecenati, si nota l'assenza delle aziende del «business dell'educazione».L'altra forma di mecenatismo, di gran lunga più ambiziosa, riguarda le «accademie». Si tratta di nuovi istituti secondari statali, creati nelle aree socialmente sfavorite. Queste accademie ricevono finanziamenti diretti dal governo ma sono rette dallo stesso quadro legislativo degli istituti privati, sicché sfuggono a quello imposto agli altri istituti pubblici. Di conseguenza non dipendono dalle Lea e godono di una libertà totale, in particolare in materia di programmi. Finora se ne sono aperte 17 e l'obiettivo è di arrivare a 200 nel 2010.I mecenati devono accollarsi il 20% dei costi di impianto (circa 2 milioni di sterline, o 2,8 milioni di euro) e il governo assume le restanti spese per la costruzione della scuola (mediamente 25-30 milioni di sterline, ossia 35-42 milioni di euro, vale a dire molto di più che per una scuola normale), nonché le spese di funzionamento.I terreni e gli edifici della scuola pubblica esistente, oggi proprietà della collettività locale, sono trasferiti alla nuova accademia, ciò che consente agli sponsor di acquisirli al 20% del loro valore.Lo sponsor può nominare la maggioranza dei membri del consiglio direttivo e avere quindi il controllo dell'istituto, in particolare nella scelta e nella promozione degli insegnanti (4). Oltre alle imprese, il governo spinge le Chiese e le scuole private più facoltose a sponsorizzare questi istituti. Il sito del governo recensisce i 17 già esistenti assieme con le innovazioni pedagogiche (5). I mecenati sono in gran parte businessmen miliardari dalle motivazioni varie e spesso complementari: filantropia, trasmissione dei valori del mondo del business, promozione dell'immagine della propria azienda, ricerca di una immagine politica. Uno di essi, Sir Peter Vardy, è proprietario di una vasta rete di concessionarie di automobili. Ed è anche un cristiano fondamentalista che crede che la Bibbia debba essere presa alla lettera. Nella sua accademia, si insegnano il creazionismo allo stesso titolo della teoria darwiniana dell'evoluzione, e i libri di Harry Potter sono banditi perché accusati di incoraggiare la credenza nella stregoneria. Questa accademia è stata ispezionata dall'Osfsted e ha beneficiato di un eccellente rapporto. Può il mecenatismo educativo rappresentare una tappa verso l'acquisizione della scuola pubblica all'impresa privata lucrativa? Si tratta sicuramente di una eventualità da non escludere per il futuro, in particolare nel contesto dell'Accordo generale sul commercio dei servizi (Agcs) dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Esistono tuttavia diversi ostacoli. In primo luogo, gli attuali sponsor dovrebbero essere sostituiti da altri che si prefiggano l'obbiettivo del profitto, i quali dovrebbero vedervi la prospettiva di ottenere profitti maggiori che in altri settori. Ma, negli Stati uniti, per l'anno scolastico 2003-2004, soltanto 47 società avevano contratti di gestione in 417 scuole pubbliche, e poche tra esse hanno ricavato profitti. La questione della redditività si pone per le probabili conseguenze dell'Agcs sull'educazione. La lobby del «business dell'educazione» ha come principale obbiettivo l'insegnamento post-obbligatorio piuttosto che la gestione degli istituti, e ciò attraverso sistemi di insegnamento a distanza o la creazione di campus universitari all'estero. Inoltre, nella loro maggioranza, e contro le posizioni della Commissione, i governi degli Stati membri dell'Unione europea (Ue) sembrano tuttora restii all'idea di impegnarsi in materia di scolarità obbligatoria nell'ambito dell'Agcs. L'articolo II-315 del trattato costituzionale europeo in corso di ratifica precisa che, per il dibattito e la conclusione di accordi commerciali, è richiesta l'unanimità (e non più a maggioranza qualificata) «nel campo dei servizi sociali, dell'educazione e della sanità, quando questi accordi rischiano di perturbarne gravemente l'organizzazione a livello nazionale e di attentare alla responsabilità degli Stati membri per la fornitura di questi servizi».Blair è andato molto oltre la posizione adottata nel dibattito Ue per l'Agcs aprendo il sistema di educazione pubblica al settore privato.Ma negli ambienti degli affari non si scorgono iniziative a favore di una presa di controllo della gestione di questi istituti a fini di lucro, cosa che, del resto, il governo esclude in modo esplicito.In effetti, per il governo, più delle aziende del «business dell'educazione», un settore relativamente debole dell'economia, contano soprattutto gli interessi dei settori capitalistici dominanti e dei grandi datori di lavoro. Per questi ultimi, spetta al sistema pubblico formare il «capitale umano», ma secondo i loro desideri (6). È esattamente quanto chiede il comitato consultivo degli affari e dell'industria dell'Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico (Ocse) in un documento di lavoro (7) presentato durante l'incontro dei ministri dell'educazione tenutosi a Dublino il 18 e il 19 marzo 2004: «A nostro parere, la responsabilità principale in materia di formazione iniziale spetta al governo. I datori di lavoro e le aziende vi contribuiscono lavorando con il governo e con le istituzioni educative per fissare loro obiettivi chiari in funzione delle esigenze del mercato».Il Libro bianco sui 14-19 anni, pubblicato in febbraio 2005 dal governo britannico corrisponde alla perfezione a questo programma. Invece di conservare un tronco comune di materie fino all'età di 16 anni, prevede un orientamento verso materie professionali all'età di 14 anni, sotto la guida del padronato: «Intendiamo mettere i datori di lavoro ai posti di comando, perché svolgano un ruolo chiave nella determinazione delle filiere di insegnamento e nella definizione dettagliata del contenuto dei diplomi». Una base di sapere a buon mercato, senza scienze sociali, senza studi umanistici, senza lingue vive, senza insegnamento artistico. Una specie di equivalente educativo del salario minimo, e non a caso perché a questo finirà per condurre gli studenti delle classi popolari...note:* Direttore di ricerche alla facoltà di scienze dell'educazione, University of Central England, Birmingham, Regno unito.(1) Si legga Louis Weber «L'école républicaine mise en bière», Le Monde diplomatique/il manifesto, marzo 2005.(2) Ken Jones, Education in Britain, Polity Press, Cambridge, 2003.(3) Visitare il sito di Specialist Schools Trust, l'agenzia governativa incaricata di promuovere le scuole specializzate: www.specialistschoolstrust.org.uk/ (4) Visitare il sito del Sindacato nazionale degli insegnanti (Nut) sulle accademie: www.teachers.org.uk/resources/word/Academies04.doc (5) Visitare il sito del ministero dell'educazione e delle qualificazioni (Dfes) sulle norme pedagogiche: www.standards.dfes.gov.uk/academies/projects/openacademies/?version=1 (6) Visitare il sito www.biac.org/statementsedu/ Fin05-03-04_BIAC_Paper_OECD_Education_Ministerial_Dublin.pdf/ (7) Si legga Richard Hatcher, «Privatisation and sponsorship: the re-agenting of the school system in England», Journal of Education Policy, volume 20, Londra, 2005.(Traduzione di M.G.G.)

il manifesto

3 commenti:

oakleyses ha detto...

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