«Dalla parte dei deboli», un libro sul diritto all'alimentazione di Jean Zigler
L'opulenza inventata. Le diseguaglianze tra Nord e Sud e i programmi di lotta alla fame lanciati dall'Onu, dal Brasile e dal Sudafrica
MAURO TROTTA
La nostra è una società opulenta. Almeno, così dicono molti studiosi. Attualmente, considerando il livello di sviluppo delle forze produttive agricole, si potrebbero nutrire senza problemi dodici miliardi di esseri umani, il doppio della popolazione mondiale. Eppure la lotta alla fame negli ultimi anni ha vissuto solo cocenti sconfitte. Invece di progredire si registrano regressi impressionanti. Se nel 2001 ogni sette secondi un bambino al di sotto dei dieci anni moriva per fame o per malattie legate a essa, nel 2004 le cose sono peggiorate sensibilmente e ogni cinque secondi un bimbo è morto per fame. Sempre nel 2001, 826 milioni di persone sono diventate invalide per sottoalimentazione grave e cronica, nel 2004 gli invalidi per tale causa sono saliti a 841 milioni. Tra il 1995 e il 2004 il numero di vittime della fame è aumentato di ben 28 milioni. E, attualmente, ogni giorno nel mondo centomila persone muoiono di fame o per le conseguenze immediate della fame. La ragione principale di tale disastrosa situazione è nota. Stiamo pagando in maniera sempre più dura e insostenibile le conseguenze delle politiche di liberalizzazione selvaggia e privatizzazione estrema portate avanti dai padroni del mondo e dai loro mercenari, come il Fondo monetario internazionale o l'Organizzazione mondiale del commercio (i tristemente famosi Fmi e Wto).
Proprio per cercare di far fronte a questa situazione l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di creare un nuovo diritto universale, il diritto all'alimentazione, e di operare in maniera tale da rendere gradualmente possibile il ricorso ai tribunali sulla base di tale diritto. Così, il 4 settembre 2000, Jean Ziegler è stato nominato relatore speciale della «Commissione per i diritti dell'uomo sul diritto all'alimentazione».
Ora un libro, intitolato Dalla parte dei deboli (Marco Tropea editore, pp. 156, € 14,50) dà conto di parte del lavoro svolto da Ziegler in questo suo ruolo. Il volume raccoglie, infatti, un rapporto generale sul diritto all'alimentazione discusso all'Assemblea generale dell'Onu nel 2001 e il resoconto di una missione in Niger presentato alla Commissione per i diritti dell'uomo l'anno successivo. Completa il libro un interessante saggio introduttivo, intitolato La fame e i diritti dell'uomo, che offre una panoramica esauriente della situazione.
Ziegler, docente all'Università di Ginevra e più volte eletto al parlamento svizzero, è autore noto anche in Italia, dove sono stati pubblicati numerosi suoi testi contro la globalizzazione neoliberista e il sistema finanziario svizzero. In questo suo Dalla parte dei deboli espone con forza e chiarezza l'insostenibilità dello stato di cose presente e con rabbia trattenuta la mancata adozione di rimedi concreti e praticabili senza troppe difficoltà. Nel panorama generalmente desolante emergono anche barlumi di speranza legati, ad esempio, al «Programa fame zero», la strategia di lotta alla fame avviata, pur con difficoltà e ritardi, dal governo di Lula in Brasile o, ancora, alla creazione in Sudafrica - paese che ha iscritto nella sua costituzione il diritto all'alimentazione - di una «Commissione nazionale dei diritti dell'uomo», dotata di competenze molto vaste, come la possibilità di contestare davanti alla corte suprema qualsiasi legge votata dal Parlamento, qualsiasi decisione del governo e qualsiasi azione di imprese private che violi il diritto all'alimentazione.
Nella sua analisi puntuale e approfondita, sempre interessante, anche quando l'autore è costretto a usare un linguaggio più «burocratico» - è il caso dei due rapporti alle Nazioni unite - Ziegler non nasconde nemmeno la burocratizzazione, l'incompetenza, le difficoltà che affliggono le organizzazioni specializzate e i vari «programmi», «fondi» e «comitati» dell'Onu: «Le Nazioni unite sono una galassia complicata, abitata da decine di migliaia di uomini e donne dotati di capacità, origini, remunerazioni e funzioni molto diverse tra loro. La maggior parte mostra una certa buona volontà. Alcuni sono brillanti e molto competenti. Altri sono incompetenti. Altri ancora corrotti». Eppure ne difende, tutto sommato, la validità, citando le parole di Sérgio Vieira de Mello, l'ex alto commissario per i diritti umani, ucciso a Bagdad il 19 agosto 2003, il quale, a proposito della sua commissione, disse: «La Commissione va male [...] ma se la si distrugge invece di portarle aiuto non ci sarà più alcuna possibilità di ricorso».
Questo, però, potrà avvenire soltanto se la lotta diventerà una priorità sentita da tutti. È vero, «i predatori trionfano. Impongono al mondo la privatizzazione. Invece di affrontarli, le Nazioni unite cercano di ammansirli. Senza successo». E allora: «Che fare? Mobilitare le forze popolari, organizzare la resistenza. Usare tutte le armi di cui disponiamo, mettendo al servizio di questa lotta tutto il nostro sapere e le nostre forze».
il manifesto
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