2.7.05

I 5 enigmi della vita (e dell’universo)

«Science» e le grandi questioni irrisolte: mondi lontani, coscienza, geni, età, popolazione

La rivista ha chiesto ai ricercatori di individuare le domande più urgenti. Ecco il risultato

Sono numerosi gli enigmi che la scienza deve risolvere per costruire una ragionevole conoscenza della realtà (e così continuerà ad essere, senza fine, anche in futuro), ma i più importanti misteri da sciogliere oggi sono cinque e quasi tutti riguardano la natura umana e la vita sulla Terra.

La domanda di quali siano se la sono posta i curatori della rivista Science, organo della potente American Association for the Advancement of Science. Per celebrare i 125 anni della nascita della pubblicazione è stata condotta un’indagine tra i ricercatori esaminando 125 «grandi domande» ancora senza risposta sui loro tavoli. La conclusione ha portato a concentrare l’attenzione su 25 ricerche giudicate più urgenti, dalle quali sono uscite le cinque che avranno forse la possibilità di essere risolte nei prossimi 25 anni.

Di che cosa è formato l’Universo? La domanda può sembrare banale, visto che conosciamo la natura del pianeta su cui abitiamo e delle mille galassie che popolano il cielo. Invece tutto ciò che riusciamo a vedere con potenti telescopi non rappresenta neanche il cinque per cento della massa di cui l’universo dovrebbe essere formato, per confermare la correttezza delle teorie fin qui ideate per spiegare il mondo. E il restante 95 per cento costituisce la famosa «massa mancante» o «materia oscura», come l’hanno anche battezzata gli astronomi con un pizzico di sinistra fantasia.
Dove sia e quale possa essere la sua natura, nessuno scienziato è riuscito ancora a spiegarlo. Ogni tanto sembra di raccogliere qualche indizio; qualche volta c’è chi azzarda la possibilità di una materia dalle caratteristiche ignote: il risultato è che viviamo in un Universo di cui ignoriamo la vera natura.

Quali sono le basi biologiche della coscienza? Il sogno è ardito, ma inseguito da sempre, e oggi che la biologia e la chimica hanno compiuto passi da gigante c’è la legittima speranza di decifrare i mattoni fondamentali, materiali, della coscienza; cioè l’elemento che distingue l’identità umana dal resto del regno animale. L’ambizione è un sogno impossibile? Può darsi, ma per trovare una risposta si parte dalla constatazione che mentre nel diciassettesimo secolo Cartesio giudicava separati il corpo e la mente, oggi la nostra visione scientifica tende ad unirli sostenendo che l’espressione mentale è frutto di processi che avvengono nel cervello. «Sappiamo che la corteccia frontale ha un ruolo nella coscienza— notaAlberto Oliverio, direttore dell’Istituto di psicobiologia del Cnr —; siamo però lontani dal poter dare spiegazioni accettabili e ci limitiamo a constatare l’esistenza della coscienza quando alcune parti del cervello sono lese ».

Perché l’uomo ha così pochi geni? Per i biologi è stata una sorpresa scoprire, costruendo il genoma umano, che i nostri geni sono appena 25 mila, un numero circa uguale a quello del comunissimo fiore Arabidopsis thaliana, che cresce spontaneo lungo i sentieri, e poco di più del verme Caenorhabditis elegans.

L’enigma da sciogliere è legato ai meccanismi evoluti che pochi geni sanno esprimere sino a costruire la stupefacente complessità dell’uomo. Ed è nella loro combinazione e nella ricchezza delle proteine che sanno generare il vero mistero da sciogliere.

Quanto può essere allungata la vita umana? Ci sono esperimenti interessanti sui topi e su alcuni vermi che hanno permesso di estendere la vita di questi animali al di là della norma. Ciò ha spinto molti scienziati a credere nella possibilità di rallentare i meccanismi della vecchiaia umana con l’obiettivo di vivere oltre i cento anni. Ma per altri ricercatori si tratta di un’idea ottimistica perché esisterebbe una programmazione inesorabile nella nostra natura impossibile da alterare oltre una certa soglia.
La Terra potrà sostenere la crescita della popolazione? Oggi siamo sei miliardi e il numero continua crescere. In passato studiosi come Thomas Malthus sostenevano che l’aumento delle popolazione avrebbe scatenato pestilenze, malattie mortali e guerre devastanti.
A parte qualche eccezione, ciò non sembra essersi materializzato. Ma certo tutti ci chiediamo fino a quando la Terra potrà garantire il nostro sviluppo. Ed è per questo che diversi scienziati giudicano come unica via d’uscita futura la colonizzazione di Marte, dopo aver reso il pianeta abitabile.

Giovanni Caprara
corriere.it

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