Omicidi anonimi in nome dell'eguaglianza
«Ammazza il bastardo!», noir francese che strizza l'occhio al surrealismo firmato da Colonel Durruti, pseudonimo in onore dell'anarchico spagnolo. Pubblicato da Spartaco, giovane casa editrice libertaria di Santa Maria Capua a Vetere che unisce saggistica e narrativa
Mauro Trotta
Secondo André Breton, l'atto surrealista puro sarebbe «scendere in strada con il revolver in pugno e sparare a caso nella folla». Probabilmente questa è stata la fonte di ispirazione per Ammazza un bastardo! di Colonel Durruti, noir anomalo, incalzante e avvincente, di recente pubblicato dalle Edizioni Spartaco (pp. 153, euro 14). Tutto ha inizio, infatti, il 18 marzo 1986, quando nelle strade di Parigi appare un manifesto viola che incita i cittadini, appunto, ad ammazzare un bastardo. Trovata pubblicitaria? Scherzo di cattivo gusto? Provocazione? Nessuno sa darsi una risposta e l'avvenimento viene sottovalutato. Fino a che, in perfetto accordo con quanto annunciato nel poster, un bastardo di livello nazionale viene ammazzato dai misteriosi autori della strana campagna comunicazionale. È il caos: ovunque una serie di bastardi vengono ammazzati in seguito ad azioni spontanee, compiute da persone insospettabili e «normali». Si arriva addirittura al suicidio di un bastardo, che si dà fuoco dopo aver esposto un cartello in cui confessa pubblicamente la propria bastardaggine.
Intanto, come in una vera e propria campagna di marketing, compaiono adesivi, altri manifesti, comunicati. E si scopre che tutto è stato organizzato dal Soviet, organizzazione sovversiva misteriosa ed efficientissima, strutturata in piccole cellule autonome. Così la descrive uno dei suoi membri: «Ci siamo messi insieme per combattere il potere, qualunque sia. Istituzionale o ufficioso. Non abbiamo struttura gerarchica, cioè piramidale. Funzioniamo per cellule, come alcuni clandestini, come la Resistenza francese durante l'ultima guerra. Potete sperare di disattivare alcune cellule, di contrastare certe azioni specifiche, ma non di smantellare il Soviet. Per la semplice ragione che non c'è niente da smantellare. Non si spezza una struttura così semplice».
Mentre la polizia fatica a raggiungere un qualunque risultato, soltanto un ispettore, Maistre, riesce ad entrare in contatto con il gruppo rivoluzionario. Questo, però, sarà per lui fonte di dubbi e di crisi interiore. Cercando di capire, sarà costretto a mettere in discussione tutte le proprie certezze, anche in seguito all'incontro con una dark lady davvero sui generis: Virginia Slapski, artista d'avanguardia e militante rivoluzionaria, cinica, fredda e decisa.
Primo romanzo del ciclo dedicato al Soviet, Ammazza un bastardo! coniuga una scrittura secca e precisa, che scandisce gli avvenimenti giorno per giorno, ora per ora, con un ritmo incalzante ed avvincente che toglie il respiro ed impedisce di staccarsi dalla lettura. Formidabile, poi, l'idea alla base della trama che fa venire in mente un altro libro di culto, Spinoza incula Hegel di Jean-Bernard Pouy, in cui veniva rivisitato il Sessantotto in chiave fantascientifica.
Vero e proprio romanzo sovversivo, il testo di Colonel Durruti (pseudonimo scelto evidentemente in omaggio al famoso anarchico spagnolo, dietro il quale si nascondono Emmanuel Jouanne, scrittore di fantascienza e traduttore di Philip K. Dick, e Yves Frémion, scrittore e critico di fumetti, ex-deputato europeo per i Verdi) da un lato richiama la rivolta del '68: del resto l'86, anno in cui si svolgono gli avvenimenti narrati, non è il numero speculare di 68?
La sua carica sovversiva si rivela anche e soprattutto nel radicale sconvolgimento attuato nei confronti dei canoni classici del noir, attraversati, utilizzati e completamente rivoltati dalla scrittura degli autori. Una scrittura in grado di raggiungere in alcuni momenti livelli di comicità grottesca e surreale davvero esilaranti, come nel caso di questa uccisione di un bastardo: «"Vieillespèce, vecchia puttana!", mormora il tipo che lo spinge, prima che il suddetto precipiti. "Platch" risponde l'interpellato, non senza aver educatamente aspettato d'essere arrivato giù».
Libro inusuale ed affascinante, fuori dai soliti schemi cristallizzati, Ammazza un bastardo! rientra appieno nella linea editoriale della Spartaco, casa editrice di Santa Maria Capua Vetere, e risulta essere un perfetto esponente della collana di narrativa, non a caso intitolata «Dissensi». Laddove il dissentire richiama un gusto particolare, una voglia di sperimentazione, di fuoriuscita dai canoni consolidati, anche e soprattutto nell'utilizzo del linguaggio. E che non a caso ospita testi di autori come Albert Cossery, Maggie Gee, Antonio Rabinad, Lihn Dihn.
Una scelta che informa anche la collana di saggistica che, a partire dall'ispirazione libertaria della casa editrice, tenta di coniugarla in modo inusuale ed inaspettato, mettendo insieme opere di Malatesta o Lafargue con scritti di Mark Twain, Dos Passos, Silone o Carlo Levi e con testi storico-politici di giovani autori come Matteo Melchiorre e Luca Rossomando. E che presenta al proprio interno una sorta di piccola biblioteca di genere con autrici come Maria Lacerda, Mary Wollstoncraft, Flora Tristan, Jane Addams, Vera Brittain.
Nata nel 1995, con una dimensione legata al territorio, presente ancora oggi negli studi storici e di impronta meridionalistica della collana «La campana», Spartaco è una giovane casa editrice nata localmente, ma che aspira a diventare di livello nazionale: solo dal 2003, infatti, i suoi libri vengono distribuiti in tutta Italia. Il suo legame con il teritorio, comunque, non si è mai interrotto, anzi risulta ulteriormente rafforzato con l'apertura di una libreria a Santa Maria Capua Vetere nello scorso dicembre.
ilmanifesto.it
Intanto, come in una vera e propria campagna di marketing, compaiono adesivi, altri manifesti, comunicati. E si scopre che tutto è stato organizzato dal Soviet, organizzazione sovversiva misteriosa ed efficientissima, strutturata in piccole cellule autonome. Così la descrive uno dei suoi membri: «Ci siamo messi insieme per combattere il potere, qualunque sia. Istituzionale o ufficioso. Non abbiamo struttura gerarchica, cioè piramidale. Funzioniamo per cellule, come alcuni clandestini, come la Resistenza francese durante l'ultima guerra. Potete sperare di disattivare alcune cellule, di contrastare certe azioni specifiche, ma non di smantellare il Soviet. Per la semplice ragione che non c'è niente da smantellare. Non si spezza una struttura così semplice».
Mentre la polizia fatica a raggiungere un qualunque risultato, soltanto un ispettore, Maistre, riesce ad entrare in contatto con il gruppo rivoluzionario. Questo, però, sarà per lui fonte di dubbi e di crisi interiore. Cercando di capire, sarà costretto a mettere in discussione tutte le proprie certezze, anche in seguito all'incontro con una dark lady davvero sui generis: Virginia Slapski, artista d'avanguardia e militante rivoluzionaria, cinica, fredda e decisa.
Primo romanzo del ciclo dedicato al Soviet, Ammazza un bastardo! coniuga una scrittura secca e precisa, che scandisce gli avvenimenti giorno per giorno, ora per ora, con un ritmo incalzante ed avvincente che toglie il respiro ed impedisce di staccarsi dalla lettura. Formidabile, poi, l'idea alla base della trama che fa venire in mente un altro libro di culto, Spinoza incula Hegel di Jean-Bernard Pouy, in cui veniva rivisitato il Sessantotto in chiave fantascientifica.
Vero e proprio romanzo sovversivo, il testo di Colonel Durruti (pseudonimo scelto evidentemente in omaggio al famoso anarchico spagnolo, dietro il quale si nascondono Emmanuel Jouanne, scrittore di fantascienza e traduttore di Philip K. Dick, e Yves Frémion, scrittore e critico di fumetti, ex-deputato europeo per i Verdi) da un lato richiama la rivolta del '68: del resto l'86, anno in cui si svolgono gli avvenimenti narrati, non è il numero speculare di 68?
La sua carica sovversiva si rivela anche e soprattutto nel radicale sconvolgimento attuato nei confronti dei canoni classici del noir, attraversati, utilizzati e completamente rivoltati dalla scrittura degli autori. Una scrittura in grado di raggiungere in alcuni momenti livelli di comicità grottesca e surreale davvero esilaranti, come nel caso di questa uccisione di un bastardo: «"Vieillespèce, vecchia puttana!", mormora il tipo che lo spinge, prima che il suddetto precipiti. "Platch" risponde l'interpellato, non senza aver educatamente aspettato d'essere arrivato giù».
Libro inusuale ed affascinante, fuori dai soliti schemi cristallizzati, Ammazza un bastardo! rientra appieno nella linea editoriale della Spartaco, casa editrice di Santa Maria Capua Vetere, e risulta essere un perfetto esponente della collana di narrativa, non a caso intitolata «Dissensi». Laddove il dissentire richiama un gusto particolare, una voglia di sperimentazione, di fuoriuscita dai canoni consolidati, anche e soprattutto nell'utilizzo del linguaggio. E che non a caso ospita testi di autori come Albert Cossery, Maggie Gee, Antonio Rabinad, Lihn Dihn.
Una scelta che informa anche la collana di saggistica che, a partire dall'ispirazione libertaria della casa editrice, tenta di coniugarla in modo inusuale ed inaspettato, mettendo insieme opere di Malatesta o Lafargue con scritti di Mark Twain, Dos Passos, Silone o Carlo Levi e con testi storico-politici di giovani autori come Matteo Melchiorre e Luca Rossomando. E che presenta al proprio interno una sorta di piccola biblioteca di genere con autrici come Maria Lacerda, Mary Wollstoncraft, Flora Tristan, Jane Addams, Vera Brittain.
Nata nel 1995, con una dimensione legata al territorio, presente ancora oggi negli studi storici e di impronta meridionalistica della collana «La campana», Spartaco è una giovane casa editrice nata localmente, ma che aspira a diventare di livello nazionale: solo dal 2003, infatti, i suoi libri vengono distribuiti in tutta Italia. Il suo legame con il teritorio, comunque, non si è mai interrotto, anzi risulta ulteriormente rafforzato con l'apertura di una libreria a Santa Maria Capua Vetere nello scorso dicembre.
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