Il nuovo device conferma solo in parte le attese. Sono prove generali per la trasformazione di Apple. Steve Jobs lancia da San Francisco la sfida ai netbook: ma è presto anche solo per fare pronostici
Roma - Bello è anche bello, tecnicamente è senz'altro dotato. Ma è abbastanza per scardinare un mercato da milioni di pezzi come quello dei netbook? Il nuovo iPad, mostrato da un Steve Jobs in forma (ma sempre magro) al pubblico di giornalisti dello Yerba Buena Center a San Francisco, nelle intenzioni di Apple dovrebbe fare tutto quello che fanno oggi i piccoli laptop da 10 pollici, ma meglio: se sarà davvero in grado di fare la differenza è ancora presto per dirlo, di certo a Cupertino hanno deciso di affrontare una scommessa rischiosa.
A cosa serve un tablet secondo Apple: serve a navigare, a controllare la posta, a guardare le foto, ad ascoltare musica e leggere libri o riviste. Anche a giocare. Lo schermo da 9,7 pollici (1024x768, 132 ppi), multitouch, sembra luminoso ed efficace per questi scopi: certo, la scelta di utilizzare un LCD offre vantaggi e svantaggi, ovvero la tecnologia IPS per migliorare contrasto e angolo di lettura contro una durata delle batterie di appena 10 ore. Autonomia bastante a competere con la maggior parte dei netbook in circolazione, ma che impallidisce davanti a quella di giorni e giorni garantita dagli schermi e-ink dei vari e-reader in circolazione: ed è bene ricordare che il principale vantaggio degli LCD, ovvero i colori, è destinato ad assottigliarsi entro la fine del 2010 con l'uscita dei primi e-reader a colori.
Tutto questo viene tenuto in piedi da un system-on-a-chip (SoC) ARM da 1GHz (denominato A4) disegnato da Apple e realizzato grazie alle competenze di quella PA Semi acquisita tempo addietro. Il sistema operativo del device è lo stesso iPhone OS, aggiornato alla release 3.2, che gira su iPhone: una mossa per garantire anche la compatibilità delle oltre 140mila applicazioni già presenti nell'App Store, ma che taglia le gambe a ogni aspirazione per il Flash sulla piattaforma. Durante la demo di Jobs sul palco, l'ormai familiare icona del plugin mancante ha fatto capolino dallo schermo di iPad: e non sembra questa una limitazione destinata a sparire a breve, almeno a quanto è stato possibile capire fino a questo punto.
Sul piano optional, per usare le parole di Jobs, ci sono i soliti sospetti: WiFi, Blutooth, 3G opzionale (che si porta dietro eventualmente l'A-GPS), speaker, microfono, connettore 30 pin come quello degli iPod, entrata 3,5mm standard per le cuffie, accelerometro e bussola. Assenti (ingiustificati?): fotocamera, USB. Nota a margine, Apple ci tiene a precisare che iPad rispetta tutti i suoi impegni ecologisti in fatto di ritardanti di fiamma, vetro privo di arsenico, niente mercurio e alta riciclabilità. Prezzi (questi sì una sorpresa) a partire da 499 dollari per la versione da 16GB, si sale a 599 per quello da 32 e 699 per quello da 64GB; se si vuole il 3G si dovranno sborsare, a partire da aprile, rispettivamente 629, 729 e 829 dollari.
Quello che manca davvero a iPad, tuttavia, è uno scopo preciso. Non fa il telefono, la connessione 3G è presente (ci sono offerte interessanti per gli USA, per l'Europa occorrerà attendere la primavera) ma non serve a quello scopo. Non è un computer, sebbene Apple abbia presentato una nuova release di iWork fatta apposta per il suo tablet e un dock completo di tastiera (alternativa a quella touch sullo schermo): montando lo stesso OS di iPhone rimane "relegato" nella categoria degli smartphone, con tutti i pregi e le limitazioni che questo impone. Ci si può scordare il multitasking, ci si può dimenticare il Finder di Mac OSX: niente cartelle dentro cui archiviare documenti, iPad è una specie di via di mezzo tra iPhone e iPod Touch e dunque un device fondamentalmente "chiuso".
Discorso a parte è necessario farlo per le applicazioni: Scott Forstall, salito sul palco, dimostra che tutto quello che c'è in circolazione su App Store al momento funziona benone su iPad. Ma, e qui nascono i problemi, chi volesse può aggiornare il suo SDK e iniziare a sviluppare (o adattare) per il nuovo device: dunque, dopo aver iniziato a fare distinzione tra iPhone originale, iPhone 3G e iPod Touch originale, e infine i nuovi 3GS e Touch di seconda generazione, chi acquista un'applicazione dovrà iniziare a fare anche attenzione alla compatibilità del suo device con il software che intende acquistare.
È la questione che fino a oggi Apple ha tentato (con un buon successo) di evitare, e che invece affrontano quotidianamente gli utenti del mondo PC: al crescere e al complicarsi dell'ecosistema, crescono le variabili in gioco e dunque nascono dubbi sulla compatibilità e l'efficienza di una soluzione nel proprio caso particolare. La svolta più probabile, se a Cupertino decideranno di perseguire la consueta strada della semplificazione, sarà la riunificazione delle caratteristiche hardware e software dei vari dispositivi: ed è proprio qui che la faccenda iPad si fa interessante.
iPad, infatti, va probabilmente visto e decodificato alla stregua di quello che è stato il primo iPhone, il primo iPod, o persino il primo PowerBook: una piattaforma di sviluppo, un esempio di quello che verrà in futuro. Apple ha deciso (praticamente per la prima volta) di avvalersi delle competenze di PA Semi in un suo prodotto, e nulla vieta di pensare che molto presto chip progettati a Cupertino facciano capolino su un gran numero di altri prodotti con impresso il marchio della Mela. Non è rischioso ipotizzare che presto debutterà un nuovo iPhone con nuovo hardware e probabilmente un form factor leggermente rivisto per adeguarsi allo stile Unibody. Così come è possibile tenere in considerazione l'idea che, presto o tardi, Apple TV potrebbe migrare dal suo surrogato di OSX a una sua versione di iPhone OS.
La conclusione della storia, la "morale", l'ha offerta lo stesso Jobs alla fine del keynote: "C'è spazio per un dispositivo come iPad?". Bella domanda. Di certo Apple sta lavorando per trovare un suo spazio più ampio sul mercato: puntando forse, come ha specificato lo stesso Jobs nel keynote, a trasformarsi sempre di più in una "mobile company", con tre o quattro schermi su cui concentrare i propri sforzi mediante due diverse categorie di prodotti - una equipaggiata con Mac OSX (essenzialmente MacBook), l'altra con iPhone OS (iPod Touch, iPhone, iPad e quello che verrà).
iPad è un gadget elettronico che consente di giocare o di lavorare, nelle intenzioni di Apple seduti in poltrona: se questa sarà davvero la prossima rivoluzione dell'elettronica di consumo, se davvero vedremo nascere l'era dell'elettronica da divano, è una questione che neppure Steve Jobs ha il potere di decidere. Il prezzo di iPad sarà invitante per molti, ma subirà una concorrenza all'ultimo sangue da parte di tutti i produttori di netbook: sarà "divertente", per gli addetti ai lavori, osservare a quale prodotto i consumatori garantiranno la propria preferenza. La sfida è tra interfaccia semplificata e flessibilità.