6.12.13

Doppio turno alla francese, che qualcuno ce ne scampi

Via il Senato e doppio turno alle elezioni come in Francia. Sarebbe questo,stando a la Repubblica, l’accordo tra Enrico Letta e Matteo Renzi(proclamato segretario del Pd prima delle primarie).
Nel Paese in cui si considera la governabilità un totem a discapito della sovranità («che appartiene al popolo) e della democrazia e nel giubilo collettivo anti-Porcellum, ci si dimentica qualche caratteristica particolare del suddetto sistema elettorale che – è bene ricordarlo – premia la stabilità a discapito dell’effettiva rappresentatività, generando maggioranze bulgare con una fetta minoritaria di voti su scala nazionale (il sistema elettorale francese è basato sui collegi e i seggi sono suddivisi in basse alla vittoria del candidato X nel collegio Y).
Prendiamo proprio l’esempio della Francia (grafico realizzato da YouTrend):
francia
Come si può notare, vi è un forte indice di disproporzionalità che, se da un lato penalizza i partiti esterni alla coalizione vincente (due su tutti: Front National e Front De Gauche), dall’altro favorisce (e di molto) il Partito Socialista e gli alleati.
Numeri alla mano, il Front National, con il 13%, ha ottenuto appena due seggi (lo 0,4%, con un tasso di disproporzionalità del 12,81%). Il Front De Gauche(non alleato con il PS), con il 6,9%, ne ha guadagnati dieci (l’1,7%; indice di disproporzionalità: 3,92%). Il Parti Radicale de Gauche – in virtù dell’alleanza con i socialisti – ne ha ottenuti 12 con l’1,7%. Stesso discorso per la Divers Gauche che, con il 3,4%, si è ritrovata con 22 seggi.
Quello francese, quindi, è un sistema elettorale ricattatorio, che di fatto obbliga i partiti (in modo particolare quelli più piccoli) a coalizzarsi per non sparire e/o per avere un peso all’interno dell’Assemblea Nazionale. In Italia, ci sarebbe il rischio di ritrovarsi con un’Armata Brancaleone (in pratica con l’Unione) e con l’impossibilità di creare un’alternativa di sinistra al Pd o di destra a Berlusconi.
Ma non è finita qui: il sistema francese, il cui obiettivo è garantire un governo stabile e duraturo, può avere fortuna in tal senso in un Paese bipolare o bipartitico.  Essendo emerso il fenomeno del M5S (che ha già dato prova, a Parma, di poter vincere i doppi turni), paradossalmente ci sarebbe persino la possibilità di non avere alcuna maggioranza, visto che il calcolo dei seggi avviene sulle vittorie dei candidati nei collegi e non sul numero dei voti ottenuto su scala nazionale.
Ma ci sarebbe una variabile ben peggiore dell’instabilità, che in pochi prendono in considerazione: nel 1993, in Francia, il centrodestra prese il 58% dei voti al secondo turno. Sapete quanti seggi ottenne grazie ai collegi? L’84%. Nemmeno la Legge Acerbo voluta da Mussolini arrivava a tanto.
P.S. Aggiungo al post un commento integrativo di Matteo Marchetti:
Dovresti anche ricordare che è completamente diverso il sistema istituzionale: il presidente francese (eletto direttamente o quasi) detiene l’esecutivo, il primo ministro è un suo delegato. In un sistema parlamentare come quello italiano, dove il presidente del consiglio dovrebbe contare meno (e ricevere la fiducia dal parlamento, meccanismo già saltato da tempo), avere maggioranze simili equivale a potere assoluto. Pensiamo allo scempio della Costituzione che avrebbe potuto fare lo Chirac del 1993 in Italia. Già due volte – con il Mattarellum e l’attuale norma – abbiamo varato leggi elettorali in palese contrasto con l’intenzione del nostro impianto istituzionale, di fatto varando delle riforme costituzionali attraverso leggi ordinarie. Il Mattarellum del 93 puntava a distruggere il “consociativismo” e dare stabilità all’esecutivo; il porcellum di fatto legava le sorti delle Camere a quelle dei governi (bisogna indicare il nome del “capo”). Ora che si è assodata l’impossibilità di varare la controriforma della Costituzione, vi si procede al solito per via obliqua.

1.12.13

LEGGE DI STABILITA' 2014 - LA TABELLA DELLE NOVITA'

Novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2014 secondo il maxiemendamento n. 1.900 approvato con la fiducia del 28 novembre 2013 al Senato della Repubblica.
(Altalex, 28 novembre 2013)

ACE (Aiuto alla Crescita Economica) Aumenta l’incentivo alla patrimonializzazione delle imprese. La Legge di Stabilità riduce lo squilibrio del trattamento fiscale tra imprese che si finanziano con debito ed imprese che si finanziano con capitale proprio: con l’ACE la deduzione dal reddito complessivo di importo corrispondente al rendimento nozionale del nuovo capitale proprio passa dal 3% di oggi al 4% nel 2014, al 4,5% nel 2015 e al 4,75% nel 2016.
Banche Con la nuova addizionale dell'8,5% aumenta al 36% l'Ires 2013 per banche ed assicurazioni
Benzina Aumento delle accise su benzina e gasolio per il biennio 2017-2018.
Casa
Si chiamerà Imposta Unica Comunale (IUC) la nuova tassa immobiliare, composta da: Imu, che sarà pagata dal proprietario, con esclusione delle prime abitazioni non di lusso; Tasi, tributo sui servizi indivisibili dei comuni, che sarà pagata dal proprietaio e, in quota variabile tra il 10% ed il 30%, dall'inquilino; Tari, la tassa sui rifiuti, che sarà pagata dal proprietario o dall'inquilino. Per le detrazioni sulla casa a favore delle famiglie meno abbienti sono previsti 500 milioni di euro complessivi, che entro il 31 gennaio saranno ripartiti tra i comuni.
Cassa Integrazione Guadagni
Stanziamento di ulteriori 600 milioni di euro per rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga.
Conto corrente Portabilità gratuita dei servizi di pagamento legati ad un conto corrente che potranno essere trasferiti dai risparmiatori da un cc presso una banca ad un altro cc presso altra banca.
Costo del lavoro Il taglio al cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti prevede la rimodulazione delle fasce reddituali di detrazione. Lo sgravio Irpef massimo salirà da € 1.840 ad € 1.880 per i lavoratori con reddito complessivo compreso tra 8 mila e 15 mila euro. L'effetto concreto di tale manovra sarà un aumento in busta paga di circa 200 euro l'anno.
Ecobonus e ristrutturazioni edilizie Resta la proroga al 2014 degli sgravi fiscali Irpef previsti per ristrutturazioni edilizie (50%) ed efficientamento energetico (65%).
Election Day Confermata la previsione del precedente disegno di legge, con le consultazioni elettorali e referendarie che si svolgeranno in un solo giorno (la domenica) ma con l'allungamento dei tempi di un'ora: seggi aperti dalle ore 7 alle 23.
Equitalia Possibilità di pagare le cartelle esattoriali emesse da Equitalia fino al 31 ottobre 2013 senza interessi, con l'obiettivo di alleggerire il contenzioso tributario attivo e di reperire risorse. I debitori avranno tempo fino al 30 giugno 2014 per avvalersi di tale facoltà.
Imprese La deducibilità dell'Imu da Ires e Irpef versata sui capannoni cresce, per il solo periodo d'imposta 2013, dal 20% al 30%
Infrastrutture Sono state stanziate risorse per Anas (150 milioni di euro in più), Fondo di garanzia per la prima casa (600 milioni di euro) e per la terza corsia della Venezia-Trieste (130 milioni di euro).
Irpef Per i lavoratori dipendenti con reddito lordo annuo fino a 8.000 euro la detrazione Irpef aumenta da 1.840 a 1.880 euro. Aumentano anche le detrazioni per le fasce di reddito lordo da 8.001 a 15.000 euro e da 15.001 e 55.000 euro.
Mediazione La presentazione del reclamo per le controversie tributarie non è più condizione di inammissibilità dell'impugnazione ma viene trasformaa in condizione di procedibilità del ricorso.
Pensioni Rivalutazione al 100% dei trattamenti pensionistici nel caso di assegni di importo fino a tre volte il minimo (1.443 euro lordi al mese), al 90% per gli assegni di importo superiore a tre volte ma inferiore o pari a quattro volte l'assegno Inps, al 75% per gli assegni di importo superiore a 4 volte ma inferiore o pari a 5 volte il minimo, al 50% dell'indice Ipca per gli assegni di importo superiore a 2.405 euro (valore Inps 2013) e allo 0% per gli importi superiori a sei volte il l'importo minimo (2.886 euro).
Pensioni d'oro Il contributo di solidarietà viene fissato in una quota pari al:
  • 6% per la parte compresa fra 14 e 20 volte il minimo (90.168-128.811 euro lordi annui);
  • 12% per la parte compresa fra 20 e 30 volte il minimo (128.811-193.217 euro lordi annui);
  • 18% per la parte che va oltre 30 volte il minimo (14.863 euro lordi al mese).
Prodotti finanziari e depositi esteri Dal 2014 aumenta l'imposta di bollo sulle comunicazioni ai clienti relative ai prodotti finanziari e sui depositi esteri.
Pubblico impiego Blocco della contrattazione per tutto il 2014. Stop al turn-over fino al 2018 con assunzioni:
  • 2015 al 40% dei ritiri;
  • 2016 al 60% dei ritiri;
  • 2017 all'80% dei ritiri.
Spiagge Spariscono le norme sulla cosiddetta "vendita delle spiagge" proposte in sede di modifica.

29.11.13

I Perimetri dell’Informazione Italiana

I Perimetri dell’Informazione Italiana

Sono stati pubblicati ieri i dati Audiweb per il mese di ottobre 2013. Ho fatto alcune elaborazioni per quanto riguarda i quotidiani online.
Le principali testate, quelle che hanno un numero di utenti unici superiore a 100mila persone nel giorno medio sono 12, tutte le altre raggiungono un pubblico inferiore.
La tavola di sintesi sottostante mostra il dettaglio di ciascuna testata [si faccia attenzione alle note a fondo dell'articolo nella lettura dei dati]. Nel complesso queste testate raggiungono quotidianamente  poco meno di cinque milioni e mezzo di persone. Un numero che al netto delle duplicazioni, di coloro che leggono più di un giornale online è certamente inferiore anche se è difficile dire di quanto in assenza di dati.

Quotidiani Ottobre 2013
Le testate all digital, quelle che non hanno una corrispondente versione cartacea, rilevate da Audiweb sono 12, la loro audience complessiva, nel giorno medio, è di circa un milione e 700mila utenti unici, esattamente un terzo, a parità di numero, delle testate tradizionali, Ansa e TgCom24.
Citynews e Fanpage si contendono lo scettro con accessi oltre i 300mila utenti [anche in questo caso si faccia attenzione alle note a fondo dell'articolo nella lettura dei dati]. Dagospia è invece, in assoluto, la testata con il maggior tempo per utente con oltre 7 minuti di permanenza media sul sito; quasi due minuti in più del best performer delle testate tradizionali: «Il Mattino».

Quotidiani All Digital Ottobre 2013
I tre quotidiani sportivi nazionali nel loro insieme raggiungono 891mila utenti unici nel giorno medio. Leader «La Gazzetta dello Sport» a 558mila utenti unici.
Tutte le altre testate, sia quelle nazionali che non raggiungono la soglia dei 100mila visitatori nel giorno medio quali, ad esempio «L’Unità», che quelle regionali/locali, come l’«Unione Sarda» [88.245 utenti unici], complessivamente assommano ad un pubblico di poco più di 777mila utenti unici.
Nell’insieme dunque il totale dell’informazione online nel nostro Paese raggiunge poco più di 8 milioni di utenti unici giornalieri [8.109.914] al netto degli aggregati nei dati. Il 59.4% degli utenti attivi nel giorno medio in Rete [13.657.000].
Secondo i dati Audipress, alla seconda rilevazione del 2013 [- 1% rispetto 1^ rilevazione 2013] i lettori di quotidiani, cosa diversa dagli acquirenti, come noto, sono poco meno di 21 milioni nel giorno medio [20.790.000].
I lettori di quotidiani online rappresentano dunque il 39% dei lettori di quotidiani. Anche in questo caso bisognerebbe conoscere duplicazioni e sovrapposizioni per entrare ulteriormente nel dettaglio dell’analisi.

Nota Bene: Il totale dei dati Audiweb per l’informazione online in Italia assomano a 8.888.781, ma il netto è di 8.109.914 poichè:
[*] La Repubblica – 107.769 di Tom’s Hardware
[#] QN – 102.461 di Hardware Upgrade, -35.435 di Dicios.it, – 30.321 di Promoqui, – 22.976 di Prontoimprese.it
[°] TGCom24 – 113.833 di Meteo.it, – 66.926 di Panorama.it
[§] Il Post – 89.511 di Soldionline.it, – 29.389 di Film TV
[^] Lettera43 – 180.196 circuito local

27.11.13

Quel che resta del Ventennio

Barbara Spinelli (La Repubblica)

La tentazione sarà grande, dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi al Senato, di chiudere il ventennio mettendolo tra parentesi. È una tentazione che conosciamo bene: immaginando d'aver cancellato l'anomalia, si torna alla normalità come se mai l'anomalia - non fu che momentanea digressione - ci avesse abitati.

Nel 1944, non fu un italiano ma un giornalista americano, Herbert Matthews, a dire sulla rivista Mercurio di Alba de Céspedes: "Non l'avete ucciso!" Tutt'altro che morto, il fascismo avrebbe continuato a vivere dentro gli italiani. Non certo nelle forme di ieri ma in tanti modi di pensare, di agire.

L'infezione, "nostro mal du siècle", sarebbe durata a lungo: a ciascuno toccava "combatterlo per tutta la vita", dentro di sé. Lo stesso vale per la cosiddetta caduta di Berlusconi. È un sollievo sapere che non sarà più decisivo, in Parlamento e nel governo, ma il berlusconismo è sempre lì, e non sarà semplice disabituarsi a una droga che ha cattivato non solo politici e partiti, ma la società. Sylos Labini lo aveva detto, nell'ottobre 2004: "Non c'è un potere politico corrotto e una società civile sana". Fosse stata sana, la società avrebbe resistito subito all'ascesa del capopopolo, che fu invece irresistibile: "Siamo tutti immersi nella corruzione", avvertì Sylos. La servitù volontaria a dominatori stranieri e predatori ce l'abbiamo nel sangue dal Medioevo, anche se riscattata da Risorgimento e Resistenza. La stessa fine della guerra, l'8 settembre '43, fu disastrosamente ambigua: "Tutti a casa", disse Badoglio, ma senza rompere con Hitler, permettendogli di occupare mezza Italia. Tutte le nostre transizioni sono fangose doppiezze.

Dico cosiddetta caduta perché il berlusconismo continua, dopo la decadenza. Il che vuol dire: continua pure la battaglia di chi aspira a ricostruire, non solo stabilizzare la democrazia. Il ventennio dovrà essere finalmente giudicato: per come è nato, come ha potuto attecchire. Al pari di Mussolini non cadde dal cielo, non creò ma aggravò la crisi italiana. Nel '94 irruppe per corazzare la cultura di illegalità e corruzione della Dc, di Craxi, della P2, e debellare non già la Prima repubblica ma la rigenerazione (una sorta di Risorgimento, anche se trascurò la dipendenza del Pci dall'oro di Mosca) avviata a Milano da Mani Pulite, e poco prima a Palermo da Falcone e Borsellino.

Il berlusconismo resta innanzitutto come dispositivo del presente. Anche decaduto, assegnato ai servizi sociali, il leader di Forza Italia disporrà di due armi insalubri e temibili: un apparato mediatico immutato, e gli enormi (Sylos li definiva mostruosi) mezzi finanziari. Tanto più mostruosi in tempi di magra. Assente in Senato, parlerà con video trasmessi a reti unificate. E in campagna elettorale avrà a fianco la destra di Alfano: nessuno da quelle parti ha i suoi mezzi, la sua maestria. Monti contava su 15-16 punti, prima del voto a febbraio. Alfano solo su 8-9 punti. La scissione potrebbe favorire Berlusconi, e farlo vincere contro ogni nuova gioiosa macchina di guerra.

Ma ancora più fondamentale è l'eredità culturale e politica del ventennio: i suoi modi di pensare, d'agire, il mal du siècle che perdura. Senza uno spietato esame di coscienza non cesseranno d'intossicare l'Italia.
Il conflitto d'interessi in primis, e l'ibrido politica-affarismo: ambedue persistono, come modus vivendi della politica. La decadenza non li delegittima affatto. La famosa legge del '57 dichiara ineleggibili i titolari di importanti concessioni pubbliche (la Tv per esempio): marchiata di obsolescenza, cade nell'oblio. Sylos Labini sostenne che fu l'opposizione a inventare il trucco per aggirarla. Non fu smentito. L'onta non è lavata né pianta.

Altro lascito: la politica non distinta ma separata dalla morale, anzi contrapposta. È un'abitudine mentale ormai, un credo epidemico. Già Leopardi dice che gli italiani sono cinici proprio perché più astuti, smagati, meno romantici dei nordici. Non sono cambiati. Ci si aggrappa a Machiavelli, che disgiunse politica e morale. Ci si serve di lui, per dire che il fine giustifica i mezzi. Ma è un abuso che autorizza i peggiori nostri vizi: i mezzi divengono il fine (il potere per il potere) e lo storcono. Il falso machiavellismo vive a destra, a sinistra, al Quirinale. La questione morale, poco pragmatica, soffre spregio. Berlinguer la pose nel '77: nel Pd vien chiamata una sua devianza fuorviante.

Anche il mito della società civile è retaggio del ventennio: il popolo è meglio dei leader, i suoi responsi sovrastano legalmente i tribunali. Democraticamente sovrano, esso incarna la volontà generale, che non erra. Salvatore Settis critica l'ambiguità di questa formula-passe-partout: è un'"etichetta legittimante, che designa portatori di interessi il cui peso è proporzionale alla potenza economica, e non alla cura del bene comune; tipicamente, imprenditori e banchieri che per difendere interessi propri e altrui si degnano di scendere in politica", ritenendo inabili politici e partiti. Non solo: la società civile "viene spesso intesa non solo come diversa dallo Stato, ma come sua avversaria; quasi che lo Stato (identificato con i governi pro tempore) debba essere per sua natura il nemico del bene comune". (Azione popolare, Einaudi 2012, pp. 207, 212).

Così deturpata, la formula ha fatto proseliti: grazie all'uso oligarchico della società civile (o dei tecnici), la politica è vieppiù screditata, la cultura dell'amoralità o illegalità vieppiù accreditata. Il caso Cancellieri è emblematico: la mala educazione diventa attributo di un'élite invogliata per istinto a maneggiare la politica come forza, contro le regole. A creare artificiosi stati di eccezione permanente, coincidenze perfette fra necessità, assenza di alternative, stabilità.

Simile destino tocca alla laicità, non più tenuta a bada ma aborrita nel ventennio. Il pontificato di Francesco non aiuta, perché la Chiesa gode di un pregiudizio favorevole mai tanto diffuso, perfino su temi estranei alla promessa "conversione del papato". Difficilmente si faranno battaglie laiche, in un'Italia politica che mena vanto della dipendenza dal Vaticano. La nuova destra di Alfano è dominata da Comunione e Liberazione. Dai tempi di Prodi, i democratici evitano di smarcarsi sulla laicità. Tutti i leader del momento (Letta, Alfano, Renzi) vengono dalla Dc o dal Partito popolare. Diretto com'è da Napolitano, il Pd non ha modo di liberarsi del ventennio (a che pro le primarie quando è stato il Colle a dettare la linea sul caso Cancellieri?). Permane la vergogna d'esser stati anticapitalisti, antiamericani, anticlericali (l'ultima accusa è falsa da sessantasei anni: fu Togliatti ad accettare l'innesto nella Costituzione dei Patti Lateranensi di Mussolini).

Infine l'Europa. Nel discorso ai giovani di Forza Italia, Berlusconi ha cominciato la sua campagna antieuropea, deciso a svuotare Cinque Stelle. La ricostruzione della sua caduta nel 2011 è un concentrato di scaltrezza: sotto accusa l'Unione, la Germania, la Francia. Ancora una volta, con maestria demagogica, ha puntato il dito sul principale difetto italiano: la Serva Italia smascherata da Dante.

No, Berlusconi non l'abbiamo cancellato. Perché la società è guasta: "Siamo tutti immersi nella corruzione". Da un ventennio amorale, immorale, illegale, usciremo solo se guardando nello specchio vedremo noi stessi dietro il mostro. Altrimenti dovremo dire, parafrasando Remarque: niente di nuovo sul fronte italiano. La guerra civile ed emergenziale narrata da Berlusconi ha bloccato la nostra crescita civile oltre che economica, e perpetuato la "putrefazione morale" svelata da Piero Calamandrei. Un'intera generazione è stata immolata a finte stabilità. La decadenza di Berlusconi, se verrà, è un primo atto. Sarà vana, se non decadrà anche l'atroce giudizio di Calamandrei.

22.11.13

La goccia di 12 miliardi sul debito

Roberto Romano (Il Manifesto)

C'è qualcosa di «stupido», riprendendo la famosa affermazione di Prodi sui vincoli europei, nel progetto di proseguire la privatizzazione di parte delle società pubbliche e il programma di spending review. Fortunatamente c'è ancora tempo prima che i propositi diventino politica economica, Keynes era convinto della forza delle idee (buone) rispetto agli interessi costituiti.

Il primo effetto «potenziale» della discussione del consiglio dei ministri è quello di ampliare l'impatto della Legge di Stabilità di ulteriori 12 miliardi di euro per il 2014, di cui 6 per ridurre un debito pubblico di oltre 1.900 mld (avete letto bene), e 6 per ricapitalizzare la Cassa Depositi e Prestiti, mentre i risparmi di spesa, stimati in 32 mld di euro (spending review), superiori alle previsioni indicate nella Legge di Stabilità, saranno destinati alla riduzione delle tasse sul lavoro, dell'indebitamento e del debito. Con il consiglio dei ministri prende corpo il Documento economico e finanziario (Def), nel quale il governo si era impegnato a realizzare privatizzazioni per 30 mld di euro tra il 2014 e il 2015.
Per capire cosa celano le privatizzazioni (potenziali) è necessario fare un piccolo passo indietro rispetto alla «discussione proficua» (cit. Letta), più precisamente al provvedimento "Destinazione Italia". In esso si declinava il piano sotteso alle privatizzazioni: attirare investimenti dall'estero, come quelli nazionali, per valorizzare le «società partecipate dallo Stato anche con la predisposizione di un piano di dismissioni».
Si assume che un «programma di privatizzazioni e dismissioni avrebbe numerosi vantaggi: a) lo sviluppo delle Società da privatizzare, attraverso l'acquisizione di nuovi capitali italiani ed esteri; b) l'ampliamento dell'azionariato mediante la quotazione in Borsa, che consenta anche una più ampia diffusione del capitale di rischio tra i risparmiatori e la crescita della capitalizzazione complessiva della Borsa italiana; c) l'ottenimento di risorse finanziarie da destinarsi alla riduzione del debito pubblico».I beneficiari dell'operazione sono gli investimenti diretti esteri. L'esperienza Telecom non ha insegnato molto, possiamo riporre qualche speranza nell'intraprendenza di Massimo Mucchetti circa la golden share.
Se in prima approssimazione i provvedimenti di Letta assomigliano tanto alle misure adottate per agganciare l'euro tra il 1992 e il 2000, in realtà c'è una differenza di fondo e forse di sostanza: Amato vedeva nella privatizzazione la via per fare politica industriale, sappiamo poi come è andata a finire; il programma di Letta è finalizzato alla sola riduzione del debito (6 mld) e dell'indebitamento, tra l'altro via investimenti diretti esteri.
Le principali società coinvolte sono la Sace, Grandi Stazioni, quote di Enav, Stm, Fincantieri, Cdp Reti e del gasdotto Tag. Anche l'Eni è interessata con l'annunciato del via libera all'operazione di cessione di un pacchetto del 3%, affiancato a un buyback che non farà scendere lo Stato sotto il 30% del capitale.
Relativamente al programma spending review del Commissario discusso dal consiglio dei ministri, è necessario sottolineare che (il programma) non risponde a nessun indirizzo di massima del parlamento, deteriorando il potere di controllo e indirizzo dello stesso. Visto che si parla di servizi pubblici, forse, sarebbe il caso di fare uno sforzo di democrazia parlamentare. Diversamente rimangono le intangibili indicazioni del ministro del Tesoro e del Commissario. Sicuramente persone per bene, ma pur sempre persone. Razionalizzare 32 mld di euro, via risparmi, razionalizzazione dei costi della spesa pubblica e riordino della spesa a favore dei cittadini (detrazioni ed altro), può essere un lavoro più importante delle persone coinvolte?
Se il governo adotta un criterio universale per controllare i costi della pubblica amministrazione il paese sarà migliore, anche se continuo a pensare che non serva un commissario ma dei ministri che lavorano bene per assolvere a questo compito. Tuttavia il principale problema della spesa pubblica italiana è relativo alla formazione della spesa futura, cioè spesa corrente e in conto capitale per i prossimi anni. Pensate ai progetti che oggi, a torto o ragione, consideriamo inappropriati o inutili con il sopraggiungere della crisi economica.
Sarebbe necessaria una spending review capace di ricontrattare i progetti di spesa pubblica (contratti privati) esistenti e futuri, con dei criteri di efficacia ed efficienza, differenziando tra spesa che produce reddito e spesa che produce rendita.
Speriamo che la forza delle idee di Keynes sia più forte della stupidità delle vittime delle idee di qualche economista defunto.

9.11.13

Quei devoti alla dea tangente che ogni anno rubano 60 miliardi

«Meno male che papa Francesco c’è», scrive Pino1947 guadagnandosi il primo posto tra i commenti più votati di Corriere.it. Meno male sì, perché la lotta ai «devoti della dea tangente», come li chiama il Papa, non pare in cima ai pensieri del mondo politico.

Nonostante i corrotti rubino al Paese, dice la Corte dei Conti, almeno 60 miliardi l’anno. Dodici volte l’Imu sulla prima casa.
Non è la prima volta che Jorge Mario Bergoglio va giù duro sulle bustarelle. Quand’era a Buenos Aires si scagliò contro il fenomeno con parole di fuoco, raccolte poi in un libro pubblicato dalla Emi (Editrice missionaria italiana) sotto il titolo «Guarire dalla corruzione». La sintesi è questa: «Il peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata». Di più: «La corruzione puzza. Odora di putrefazione»

Lo dicessero altri, immaginiamo la replica: «Uffa, il solito moralismo!» La stessa insofferenza che da anni colpisce chi, come don Luigi Ciotti, combatte con Libera una guerra frontale al sistema delle tangenti nella convinzione che «la corruzione è più grave del semplice peccato perché è un peccato sociale. Un male che si esercita non solo contro l’altro ma attraverso gli altri. Il corruttore ha sempre bisogno di un corrotto».
Non è solo una questione etica. Come spiegava tempo fa il Procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, «in tempi di crisi come quelli attuali» il peso delle tangenti è tale «da far più che ragionevolmente temere che il suo impatto sociale possa incidere sullo sviluppo economico del Paese» perfino oltre le stime «del servizio Anticorruzione e Trasparenza del ministero della Funzione pubblica, nella misura prossima a 50/60 miliardi di euro all’anno costituenti una vera e propria tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini».
Una tesi ribadita dal successore Salvatore Nottola, secondo il quale le bustarelle fanno impennare del 40% il costo delle grandi opere. Un’affermazione raccolta dalla Cgia di Mestre che, partendo dai 233,9 miliardi di euro del programma delle infrastrutture strategiche 2013-2015, redatto dal governo Monti, ha calcolato che su questi lavori le tangenti peserebbero per 93 miliardi di euro in più. L’equivalente di quasi 6 punti di Pil. Gravando su ogni cittadino italiano per 1.543 euro».
Allora ti chiedi: come è possibile che i cittadini, così sensibili (giustamente) ai rincari di 50 o 100 euro sulle bollette della luce o del gas possono rassegnarsi a un prelievo medio di cinquemila euro l’anno a famiglia? Com’è possibile che non si rivoltino se lo studio «Eurobarometer 2011», presentato nell’autunno 2012, ha accertato che nell’arco dell’anno precedente 12 italiani su 100, quasi uno su otto, si erano sentiti rivolgere «almeno una richiesta, più o meno velata, di tangenti»?
Gian Antonio Stella (Corriere)

I numeri di «Transparency», l’organismo internazionale che misura la percezione della corruzione nei vari Paesi, del resto, dicono tutto. Nel 1995, mentre entravano nel vivo i processi di Tangentopoli quando l’Italia intera era impazzita per il pool di Mani Pulite e il settimanale Cuore rideva della catena di arresti giocando a tutta pagina sulla pubblicità Alpitour («No San Vitùr? Ahi ahi ahi…»), eravamo al 33º posto nella classifica dei Paesi virtuosi. Dieci anni dopo, come se l’onda moralizzatrice non fosse mai avvenuta, al 40º. Nel 2008 al 55º. Nel 2009 al 63º. E via via abbiamo continuato a scendere fino all’umiliante 72ª posizione del 2012. Quando ci siamo ritrovati un posto sotto la Bosnia Erzegovina e addirittura otto sotto il Ghana.
Uno scivolone mortificante. Sulla scia dei numeri sconcertanti forniti nel 2008 dall’Alto commissariato per la lotta alla corruzione. Dove le tabelle, su dati ufficiali del ministero della Giustizia, dimostravano dal 1996 al 2006 una catastrofica sconfitta: da 608 a 210 condanne per peculato. Da 1159 a 186 per corruzione. Da 555 a 53 per concussione. Da 1305 a 45 per abuso d’ufficio. Un tracollo. Ancora più grave in alcune situazioni locali. Da 421 a 38 condanne per corruzione in Lombardia, da 123 a 3 in Sicilia…
Non bastasse, uno studio di Pier Camillo Davigo e Grazia Mannozzi dimostra che anche i pochissimi che sono stati condannati per corruzione se la sono cavata con un buffetto: il 98% con meno di due anni di carcere. Ovviamente condonati. Una percentuale che grida vendetta e dimostra l’abisso che ci separa ad esempio dall’America. Il deputato californiano Randy «Duke» Cunningham, ha avuto per corruzione (anche se era un eroe dell’aviazione al centro del film «Top Gun») otto anni di galera. Il governatore dell’Illinois George Ryan, candidato al Nobel della pace per la sua avversione alla pena di morte, sei e mezzo. Il suo successore Rod Blagojevich, che cercò di vendersi il seggio di senatore lasciato libero a Chicago da Barack Obama, addirittura quattordici. Uscirà, se avrà tenuto una buona condotta, nel 2024.
È un peso enorme, quello delle mazzette. Perfino al di là dell’aspetto morale. Lo testimonia un dossier di Confindustria del 2012 che spiega come gli investimenti esteri in Italia siano precipitati dal 2% del totale spalmato su tutto il pianeta nel periodo 2000-2004 a un misero 1,2% negli anni 2007-2011. Quasi un dimezzamento. Una sconfitta storica. Ancora più grave nel Mezzogiorno. Spiega infatti quel dossier che di tutti i soldi stranieri arrivati nel nostro Paese quelli investiti in Campania sono stati l’1%, in Puglia lo 0,8%, in Sardegna lo 0,6%, in Sicilia lo 0,4%, in Calabria lo 0,2 e in Basilicata lo 0,1…
Risultato finale: tutto il Sud messo insieme, compreso l’Abruzzo (2,2%) e il Molise (zero!) non ha raccolto che il 5,3%. Sarà una coincidenza se, nel grafico dell’Istituto di ricerca «Quality of Government Institute» del 2010 le nostre regioni sono considerate, tra 172 regioni europee, tra le più corrotte?

7.11.13

Wired Diventa Digital First

Wired Diventa Digital First

Sono entrato in possesso della lettera alla redazione da parte di Massimo Russo,  Direttore di «Wired», che illustra i cambiamenti della rivista da dicembre sia in termini di contenuti, di pubblico di riferimento e, soprattutto, di cultura.
- word cloud lettera redazione Wired -
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La pubblico integralmente poichè i contenuti sono davvero interessanti da diversi punti di vista. Come si può leggere infatti, oltre alle novità che caratterizzeranno la testata, sia nella sua edizione cartacea che digitale, è  la filosofia, l’approccio che è di valore.
Si va oltre la specializzazione per piattaforma, finalmente, per arrivare ad una connotazione della rivista per tema. Si chiarisce, opportunamente poichè forse a molti non è ancora del tutto chiaro, che una strategia digital first non significa pubblicare prima online e poi sulla carta ma avere una presenza in Rete a tutto tondo presidiando e mantenendo la relazione con le comunità di riferimento.
Dalla lettera si comprendono anche nuovi modelli di business, nuove fonti di ricavo generate attraverso estensioni fisiche e “virtuali” del brand, della testata, e una maggiore apertura nella relazione con i lettori con la possibilità di costruire pezzi/storie insieme a loro.
Più che di tecnica credo si tratti di un approccio, di attitudine mentale, insomma di cultura. Giudicate voi stessi.
ALLA REDAZIONE
Dal numero di dicembre cambieremo Wired Italia. Dopo tutte le riunioni, le discussioni, la fatica per raffinare e confutare le idee, ci siamo. Sappiamo tutti quel che c’è da fare, ma un minuto prima del “pronti, via” sento comunque il bisogno di condividere la piccola solennità del momento.
“Questo non è un giornale” è la frase che meglio rappresenta il nuovo metodo.
Al mensile, rinnovato secondo il progetto che abbiamo realizzato insieme in questi mesi, si affiancheranno in modo sempre più significativo l’organizzazione di eventi (Live) e il digitale, con il nuovo sito. Il nostro fuoco non sarà più la tecnologia ma l’innovazione, e l’intersezione tra questa e l’economia, con l’obiettivo di non raccontare solo storie ma di fornire soprattutto strumenti utili. Non più futuro remoto, ma soluzioni per il presente. Su questi temi dovremo avere la capacità di battere moneta, creando informazione, dettando opinione. La nostra comunità di riferimento saranno i millennials, i nati dopo il 1980, una generazione che non trova nulla che le parli nei media tradizionali, e i “ribelli silenziosi” tra i 35 e i 50 anni, donne e uomini che non si rassegnano alla decrescita felice e – nonostante le profezie di sventura – ogni giorno intraprendono, inventano, sbagliano, realizzano.
Siamo la testata di chi si riconosce in un Paese:
  • creativo, fantasioso, vitale, passionale;
  • che vede post–moderno e globale non come una minaccia ma come un’opportunità;
  • aperto e in grado di integrare culture diverse perché consapevole e forte della propria;
  • i cui cittadini sono individui liberi, responsabili, adulti;
  • che crede al merito e alla necessità di assicurare a tutti uguali possibilità;
  • lieve;
  • curioso di scoprire, fiducioso di intraprendere, proiettato verso l’innovazione;
  • preoccupato delle città, del paesaggio e della qualità della vita che lascerà dietro di sé. 
Il nuovo Wired non solo tratterà di innovazione ma la metterà in pratica. Saremo il primo magazine in Italia a integrare la redazione tra mobile, web, carta e tablet, e a realizzare il digital first. Le specializzazioni non saranno più per piattaforma ma per tema. Digital first non significa che pubblicheremo prima online e poi sulla carta, ma che il nostro lavoro partirà dalla relazione digitale con la nostra comunità di riferimento: 250mila persone che ogni giorno ci scelgono sul sito e sui social. Non si tratta di un’innovazione tecnica, ma di cultura.
Wired Italia incarna l’innovazione e le promesse che essa porta con sé. Il nostro valore più importante è relazione di fiducia con la comunità che rappresentiamo, con la quale interagiamo attraverso diversi linguaggi e strumenti:
a. il sito web
b. il web oltre il sito (Facebook, Twitter, gli altri social…)
c. la dimensione video
d. l’interactive edition su tablet
e. il mensile
f. le estensioni fisiche e virtuali del marchio (Wired Next Fest, eventi verticali, format video, long form, data journalism, e così via).
La chiave di volta del metodo è il digital first. La testata multipiattaforma non è più una novità, ma un requisito del nostro tempo per ogni marchio.
Il nuovo Wired va oltre: il sito e la rete non sono più una delle piattaforme disponibili, saranno il punto di partenza nella costruzione del numero, che una volta al mese si materializzerà nel distillato della carta e nell’interactive edition per i tablet. Il primo confronto di Wired con il tempo e la rilevanza sarà il lavoro quotidiano in rete. Non si tratta di anticipare su web i contenuti del giornale, ma di lavorare in redazione a partire da internet e dal dialogo con la comunità di Wired: come coprire le notizie, in quale forma, con quali strumenti. Significa essere disposti a condividere idee e spunti con i lettori attraverso i social e raccogliere da loro suggerimenti e commenti.
In questo senso la testata non è più solo un soggetto che produce comunicazione, ma diventa una piattaforma aperta, in grado di aggiungere ai valori tradizionali del reporting e della gerarchia, il dialogo sui temi che ogni giorno si intrecciano sul digitale. Tale valore non si paleserà solo attraverso gli articoli, ma anche attraverso nuove forme di attività giornalistica, come la cura e l’aggregazione dell’informazione prodotta da altre fonti, l’attenzione da parte di tutti noi alle statistiche di traffico del sito e alle tendenze della rete, la raccolta e la condivisione di dati, il crowdsourcing, l’individuazione sul nascere di temi che diventeranno rilevanti.
Un processo di questo genere ci porterà a innalzare l’asticella del livello di qualità minimo del giornale mensile. I nostri articoli dovranno acquisire standard più elevati, e unire al reporting pluralità di fonti, voglia di sorprendere, capacità di analisi, taglio originale, commento e punti di vista inediti. Anche per questo – come già sapete – ridurremo la periodicità del cartaceo a 10 numeri, con l’aggiunta di un paio di numeri speciali l’anno. Il numero di dicembre porterà in testata la dicitura Dicembre/Gennaio, e rimarrà in edicola fino al 24 gennaio. Ciò consentirà di rivedere l’organizzazione e i processi redazionali in ottica digital first, dedicando risorse e investimenti anche alle aree Digitale e Live.
Tutti cambieremo un po’ mestiere, secondo le linee che abbiamo già cominciato a discutere e le mansioni annunciate. Mi aspetto che una definizione di quanto muterà il nostro lavoro arrivi solo con la pratica di ogni giorno. Saremo tutti protagonisti di questa riscrittura. Anche con lo scontro, la dialettica, la critica e l’esercizio costante del dubbio. Diamo valore alla gerarchia delle idee, come se fossimo una start up. Solo i principi di delega e responsabilità dei singoli possono farci crescere. Non è uno stucchevole luogo comune: il confronto aperto produce una sintesi superiore alla somma delle parti. Sempre. È la stessa apertura che – come redazione – dovremo dimostrare nei confronti di quelli che un tempo avremmo chiamato lettori.
Wired è la testata che non solo parla di innovazione, ma è il primo magazine italiano a farlo adottando la formula del giornale piattaforma aperta, open source. L’innovazione non è solo il nostro core business, ma è anche la forma che utilizziamo per raccontarla. Molto è da inventare, ma proprio per questo ho già una certezza: ci sarà da divertirsi. E spero che questo piacere trasparirà da quel che pubblicheremo ogni giorno.
In bocca al lupo a tutti noi.
Massimo Russo

1.11.13

Stephen King, Chuck Palahniuk, Joe Lansdale e Kurt Vonnegut. Consigli (di dubbia utilità) per scrivere meglio

Stephen King

1. Arriva al punto

Non perdere tempo, non annoiare il tuo lettore con introduzioni infinite e aneddoti sulla tua vita. Cerca di ridurre le parole inutili. Cerca di arrivare al punto prima che il lettore perda la pazienza.

2. Scrivi, poi fermati

Lascia riposare i tuoi lavori nel cassetto. Per quanto tempo? Dipende. Stephen King archivia le bozze per diversi mesi prima della rilettura e dell'editing.

3. Elimina il testo inutile

La rilettura è il momento giusto per rimuovere le frasi e le parole superflue, per dare chiarezza al messaggio. E affilarne l'emotività.

4. Sii credibile

I personaggi di Stephen King sono credibili perché hanno lati buoni e cattivi. Perché hanno difetti, passioni, paure, debolezze. Questo meccanismo crea un forte legame con il lettore che si affeziona ai protagonisti dei suoi romanzi.

5. Ascolta (ma non troppo) i giudizi

Un libro, un articolo, un post sul blog: cosa hanno in comune? Il feedback esterno. Stephen King riceve una quantità infinita di commenti, lettere, recensioni, critiche letterarie. Non sempre i toni sono positivi, ma non per questo mette un punto alla sua carriera.

6. Leggi molto

Leggere vuol dire imparare. E ogni scrittore che si rispetti deve leggere molto per trovare nuovi input, per ampliare gli orizzonti, per approfondire la conoscenza e mescolarla con nuove influenze.

7. Scrivi molto

Ultimo consiglio, il più importante: devi scrivere di più. È un'osservazione ovvia che diventa insidiosa quando non hai voglia di scrivere. L'ispirazione non arriva a comando

Chuck Palahniuk

1. Due anni fa, il primo di questi saggi che scrissi riguardava il mio metodo di scrittura a “timer da cucina”. Non hai mai letto questo saggio, ma ecco il metodo: quando non ti va di scrivere, imposta un timer da cucina su un’ora (o mezz’ora) e siediti a scrivere finché il timer non suona. Se ancora non ti va di scrivere, sarai comunque libero in un’ora. Ma di solito, non appena il timer suona, sarai così coinvolto e divertito dal lavoro che continuerai. Al posto del timer, puoi azionare una lavatrice o una lavastoviglie e usarle come cronometro. Alternare all’impegno della scrittura il lavoro ripetitivo di queste macchine ti darà le pause necessarie per le nuove idee e le intuizioni di cui hai bisogno. Se poi non sai come continuare la storia… pulisci il bagno, cambia le lenzuola, per amor del cielo!, spolvera il computer. Arriverà una idea migliore.

2. Il tuo pubblico è più intelligente di quanto immagini. Non aver paura di sperimentare nuove forme narrative e temporali. La mia personale teoria è che i lettori di oggi disdegnano molti libri non perché questi lettori siano più stupidi di quelli del passato, ma perché sono più intelligenti. Il cinema ci ha resi molto sofisticati riguardo alla narrazione. Il tuo pubblico è più difficile da shockare di quanto tu possa immaginare.

3. Prima di sederti a scrivere una scena, ripassala più volte a mente così da conoscere lo scopo di quella scena. A quali scene precedenti si salderà? Che cosa disporrà per quelle successive? Come porterà avanti il tuo plot? Mentre lavori, guidi, fai ginnastica, tieni a mente solo questa domanda. Prendi nota delle nuove idee. E soltanto quando avrai deciso lo scheletro della scena, siediti e scrivilo. Non metterti davanti a quell’impolverato e noioso computer senza avere qualcosa in mente. Non sfiancare il tuo lettore con una scena in cui succede poco o niente.

4. Sorprenditi. Se riesci a portare la storia – o se la storia porta te – in un posto che ti stupisce, allora potrai sorprendere il tuo lettore. Nel momento in cui riesci a vedere chiaramente una sorpresa, lì ci sono delle possibilità e così sarà per il tuo sofisticato lettore.

5. Quando sei bloccato, torna indietro e leggi le prime scene, cerca personaggi dimenticati o dettagli da riutilizzare come assi nella manica. Quando ho finito di scrivere Fight Club, non avevo idea di cosa fare con il palazzo degli uffici. Ma rileggendo la prima scena, trovai delle note su come mescolare la nitroglicerina con la paraffina e su quanto non fosse un metodo sicuro per farne un esplosivo al plastico. Questa sciocchezza (non ho mai avuto nulla a che fare con la paraffina) fu il perfetto asso nella manica da tirare fuori alla fine per salvare il culo alla mia storia.

6. Usa la scrittura come scusa per organizzare una festa a settimana, anche se chiamerai quella festa “workshop”. Ogni volta che passi del tempo tra persone che valorizzano e sostengono la scrittura, bilancerai tutte le ore che trascorri da solo scrivendo. Anche se un giorno piazzerai il tuo libro, nessuna somma di denaro potrà ricompensarti di tutto il tempo trascorso da solo. Quindi, prenditi un anticipo sulla paga, fai della scrittura una scusa per stare in mezzo agli altri. Alla fine della tua vita, credimi, non vorrai guardare indietro per assaporare i momenti in cui sei stato solo.

7. Accetta l’Ignoto. Questo piccolo consiglio viene da un centinaio di persone famose, da Tom Spanbauer a me e ora a te. Più a lungo permetti alla tua storia di prender forma, migliore sarà la forma che avrà. Non forzare né affrettare la fine di una storia o di un libro. Tutto ciò che devi conoscere è la scena successiva, o poche scene successive. Non devi conoscere ogni momento fino al finale. Se così fosse, scrivere sarà noioso da morire.

8. Se hai bisogno di più libertà per la storia, bozza dopo bozza, cambia il nome dei personaggi. I personaggi non sono reali, e non sono te. Cambiandone arbitrariamente i nomi, puoi trovare la distanza di cui hai bisogno per tormentare veramente un personaggio. O peggio, eliminarlo, se è ciò di cui la storia ha bisogno.

10. Scrivi il libro che vorresti leggere.

11. Fatti le foto per la bandella ora che sei giovane. E tieniti i negativi e i diritti.

12. Scrivi di cose che davvero ti fanno arrabbiare. Sono le uniche cose di cui vale la pena scrivere. Nel suo corso, chiamato “Scrittura pericolosa”, Tom Spanbauer sottolinea che la vita è troppo preziosa per passarla a scrivere storie noiose e convenzionali con le quali non hai nessun legame. Ci sono tante cose di cui Tom ha parlato ma ne ricordo solo mezza: l’arte della “manomissione”, che non so spiegare, ma ho capito che ha a che fare con la cura che ci metti per emozionare un lettore attraverso i passaggi di una storia; e la “sous conversation” che penso indichi il messaggio nascosto e sepolto sotto l’evidenza. Poiché non sono a mio agio nel descrivere cose che ho capito a metà, Tom ha deciso che scriverà un libro sul workshop e le sue idee.

13. Un’altra storia di vetrine natalizie. Quasi ogni mattina faccio colazione nello stesso locale e questa mattina un uomo stava decorando le finestre con disegni natalizi. Un pupazzo di neve. Fiocchi di neve. Campane. Babbo Natale. Se ne stava sul marciapiede, dipingendo nel freddo gelido, col fiato fumante, alternando pennellate e rullate di differenti colori. Nel locale, i clienti e i camerieri lo osservavano stendere vernice rossa, bianca e blu al di fuori delle grandi finestre. Dietro di lui la pioggia intanto era diventata neve, spinta di traverso dal vento. I capelli del pittore erano di tutte le sfumature di grigio e la sua faccia pigra e rugosa come il culo vuoto dei suoi jeans. Tra un colore e un altro, si fermava a bere qualcosa da un bicchiere di carta. Qualcuno, guardandolo dall’interno, disse – tra un uovo e un toast – che era triste. Probabilmente, disse questo cliente, l’uomo era un artista fallito. Probabilmente c’era del whisky dentro il bicchiere. Probabilmente aveva lo studio pieno di dipinti mal riusciti e ora per vivere faceva decorazioni per ristoranti da quattro soldi e vetrine di alimentari. Davvero triste, triste, triste. Questo pittore continuava a mettere i colori. Prima tutto il bianco “neve”. Poi qualche passata di rosso e verde. Poi qualche linea che dava forma ai colori in calze natalizie e alberi. Un cameriere che girava fra i tavoli versando caffè alle persone, disse: “È così preciso. Vorrei saperlo fare anch’io…”. E per quanto potessimo provare invidia o compassione per quel tizio nel freddo, lui continuava a dipingere. Aggiungendo dettagli e strati di colore. E non so quando accadde, ma a un certo punto lui non c’era più. Le immagini stesse erano così ricche, riempivano la vetrina così bene, i colori erano così vividi, che il pittore se ne andò. Che fosse un fallito o un eroe. Sparì, andato chissà dove e tutto ciò che vedevamo era il suo lavoro.

Joe Lansdale

1. Leggi tanto.

2. Scrivi con costanza.

3. Se ti è possibile abbi un tempo fisso per lavorare.

4. Se non puoi averlo, trova il metodo che ti si adatti.

5. Dimenticati l’ispirazione. Sei tu la tua musa. Se scrivi la musa si rinforza e arriva ogni giorno.

6. Ciò detto, alcuni giorni sono meglio di altri, ma anche i giorni che non ti va bene come negli altri, qualche volta sono migliori di quello che ti saresti atteso. Questo ti riporta ai punti 2 e 3.

7. Finisci ciò che scrivi. Qualche volta puoi rimuginare altri progetti per quando il tempo te li permetterà, ma abbi un progetto principale e finiscilo. Se fai una verifica a fine anno e ti trovi con un assortimento di frammenti incompleti, probabilmente qualcosa è andato storto.

8. Ricordati che non è quanto a lungo lavori o quanto bene lo fai. Meglio avere un obiettivo piccolo che puoi portare avanti giorno per giorno che non un progetto troppo grande che ti darà solo frustrazioni e delusioni costantemente.

9. Non permettere ad alcuna regola di governarti. Eccetto quella del leggere e dello scrivere. Buona fortuna.

Kurt Vonnegut

1. Fate in modo che i vostri lettori non pensino di aver sprecato tempo per leggervi.

2. Date al lettore almeno un personaggio per cui possa fare apertamente il tifo.

3. Ogni personaggio che si rispetti deve volere qualcosa, fosse anche solo un bicchiere d’acqua.

4. Ogni frase deve fare una di queste due cose: rivelare un personaggio o portare avanti l’azione.

5. Iniziate la narrazione il più possibile vicino alla fine.

6. Siate sadici. Non importa quanto sia dolce, amabile e simpatico il protagonista del vostro racconto: fategli accadere cose terribili, in modo che il lettore possa vedere di che è pasta è fatto.

7. Scrivete pensando di essere graditi a un lettore solo. Se si pensa di poter piacere a tutti, non si piacerà a nessuno.

8. Date al lettore più informazioni possibili, il più presto possibile. Al diavolo la suspense. I lettori devono avere una completa comprensione di ciò che accade, del quando e del perché. Dategli l’impressione che potrebbero aver scritto loro stessi la vostra storia, con facilità.

Ray Bradbury

1. Mettersi al lavoro: Tu non sai quello che si può fare fino a quando si tenta, ha detto Bradbury. Gli scrittori invece di chiedere che cosa devo fare? Devono domandarsi che cosa sono io? E iniziare a scrivere da quella risposta.

2. Visita la biblioteca spesso: La visita a una biblioteca è essenziale per diventare un buon scrittore, per Bradbury è un luogo pieno di sorprese, a volte è meglio sbarazzarsi del computer e di Internet.

3. Guardare buoni film: Bradbury dice che la visione di buoni film aiuta a migliorare la scrittura.

4. Dieci cose che amo, dieci cose che odio: Bradbury consiglia di fare una lista di dieci cose che si amano, dieci cose che si odiano e dieci cose di cui si ha paura. Nella scrittura bisogna quindi esaltare ciò che si ama e uccidere ciò che si odia e fa paura.

5. Scegliete con cura ciò che si legge: Bradbury sostiene che questa risorsa è fonte di creatività.

6. Tenete lontano i vostri idoli: Va bene avere scrittori che si ammirano, ma si corre il rischio di copiarli sia consciamente che inconsciamente, quindi è essenziale trovare la propria identità.

7. Iniziate scrivendo brevi testi: L'ansia è comune in coloro che si avviano nel mondo della scrittura. Bradbury consiglia di essere pazienti e di non iniziare un romanzo: è preferibile partire scrivendo racconti brevi e imparare la l’arte. Se ci si imbarca sulla scrittura di un romanzo è difficile sapere come sarà il risultato finale. Invece, se si scrive testi brevi, si può vedere il risultato alla fine della settimana e l’autostima ne trarrà beneficio.

8. Scrivi la prima cosa che viene in mente: Bradbury, per combattere il blocco dello scrittore, aveva un cartello che diceva di non pensare proprio accanto alla macchina da scrivere. Se la mente è completamente vuota è perché si sta facendo qualcosa di sbagliato e non si sta divertendo e allora è consigliabile tornare alla linea di pensiero in cui eravate prima di perdere l'ispirazione.

9. Alimenta la tua fantasia: Una tecnica che Bradbury raccomanda di usare per mantenere la mente sveglia è quella di leggere un racconto, una poesia e un saggio ogni sera prima di andare a dormire: è un metodo utile per integrare le informazioni ed alimentare la creatività.

10. Mantenete la distanza da persone che non credono in te: Bradbury consiglia di stare lontano dalle persone che non credono nel talento che avete.

11. Non pensate a fare soldi: Vi disamorereste del mestiere.

12. Scrivete con uno scopo: Chiedetevi che cosa si vuole creare con la vostra scrittura. Ci sono persone che cercano di lasciare un messaggio, altri creano qualcosa di bello, un po ' di ritrarre una certa realtà. Lo scopo di Bradbury è stato quello di essere amato per quello che ha fatto.

13. Godete: Pensate alla scrittura - più che a un lavoro - a un processo gioioso e non qualcosa di serio. Tanto è vero che uno scrittore famoso disse di non aver mai lavorato un giorno in vita sua.

George Orwell

1. Non usate metafore, similitudini o altre figure retoriche che siete abituati a vedere sui giornali.
2. Non usate una parola lunga quando è possibile usarne una corta.
3. Se è possibile tagliare una parola, tagliatela sempre.
4. Non usate il passivo quando potete usare la forma attiva.
5. Non usate una frase straniera, un termine scientifico o una parola gergale quando è possibile pensare a un termine equivalente nell'inglese comune.
6. Violate ognuna di queste regole piuttosto che scrivere qualcosa di barbaro.

31.10.13

Decadenza Berlusconi e voto palese, i tre errori di una scelta boomerang

di Stefano Cappellini (Il Messaggero)

La decisione della Giunta per le elezioni del Senato di rendere palese il voto in Aula sulla decadenza di Silvio Berlusconi è sbagliata, contraddittoria e controproducente. Decisione sbagliata, perché la rinuncia al voto segreto rappresenta una grave ferita ai principi del parlamentarismo.

Chiariamo subito: in ballo non c’è la valutazione sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi, definita da una sentenza definitiva, né sulla sua decadenza, prevista da una legge dello Stato che stabilisce con chiarezza l’incompatibilità tra la condanna subita dall’ex premier e la sua permanenza sullo scranno di Palazzo Madama. In ballo c’è invece un pilastro della democrazia rappresentativa, e cioè la riservatezza del voto in alcune circostanze specifiche, tra le quali quella in questione, garantita per preservare l’inviolabile libertà dei parlamentari e tutelarla da ogni forma di pressione, ordine e condizionamento. Una libertà che non può essere discrezionale o sospesa a seconda delle circostanze e dei politici coinvolti nel voto, perché non si può violare un principio nemmeno in nome di un ”buon fine” o presunto tale.

Nulla c’entra la trasparenza invocata da qualcuno. La Costituzione prevede che i parlamentari esercitino il proprio ruolo «senza vincolo di mandato». In una democrazia parlamentare sono chiamati a rispondere ai cittadini delle loro scelte attraverso libere elezioni. Il problema, casomai, è che in questo Paese le elezioni sono diventate meno che libere, dal momento che a causa del famigerato Porcellum i parlamentari sono nominati d’ufficio. La scelta di farli votare in modo palese non è la rivincita della loro dignità e di quella del Parlamento ma, al contrario, il suo estremo svilimento: il trionfo finale della concezione che vuole deputati e senatori inquadrati e controllati dall’alto, come pretende Beppe Grillo (cui in questa occasione il Pd si è malamente accodato), e come propose lo stesso Berlusconi quando in passato avanzò l’idea che in Aula votassero i soli capigruppo.

Decisione contraddittoria, perché rappresenta un chiaro intervento contra personam, attuato dalla stessa parte politica che ha - giustamente, peraltro - rimproverato a Berlusconi di avere spesso utilizzato il potere legislativo in materia di giustizia per fini personali. Ma contraddittoria anche per un’altra evidente ragione. Le norme sono state cambiate solo perché a essere oggetto del voto del Senato è Berlusconi. Questo significa che è stato introdotto un criterio politico nella risoluzione di una questione giudiziaria. Eppure da mesi un ampio pezzo dell’attuale maggioranza si sta sgolando per ribadire che non può esserci alcuna interferenza tra le grane processuali del Cavaliere e il corso di governo e maggioranza. Ma a creare l’interferenza, ora, è proprio la Giunta del Senato confondendo i due piani, politico e giudiziario, e stabilendo che la decisione sulla decadenza di Berlusconi merita un trattamento straordinario.

Decisione controproducente, infine, almeno dal punto di vista di chi pensa che la stagione berlusconiana vada archiviata, perché questa forzatura mette in difficoltà proprio chi nel Pdl si sta muovendo, a fatica e non senza ambiguità, per affrancare il centrodestra dalla sorte personale di Berlusconi. Oltre a regalare un argomento alla propaganda dei falchi, la Giunta ha propiziato un compattamento intorno al leader decadente e alla sua pretesa - palese quanto il voto che esprimerà il Senato - di sottrarsi a una condanna passata in giudicato. voto

30.10.13

CISL, GLI AFFARI D'ORO DI BONANNI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

di Salvatore Cannavò (Il fatto quotidiano)

La Cisl, con la crisi impe­rante, è costretta alle pu­lizie di casa. Soprattutto sul lato della struttura fi­nanziaria, dismettendo le attività estranee a quella tipicamente sindacale e che qualche guaio hanno finora creato al suo segretario, Raf­faele Bonanni. Il quale, non volendo più es­sere associato ad attività che poco hanno a che vedere con la tutela dei lavoratori e che, in alcuni casi, denotano un vistoso conflitto di interessi, ha deciso di sbaraccare tutto.
Nel corso dell'estate è iniziata la ritirata strategica: dismissioni di quote azionarie in attività di viaggio e turismo, via la coope­razione internazionale ma, soprattutto, marcia indietro nella gestione della società più importante del mondo Cisl. Eustema nasce a fine anni '80 su iniziativa di tre gio­vani ingegneri di area Cisl che andarono dall'allora segretario, Franco Marini, per chiedere sostegno nell'avvio di una strut­tura, allora innovativa, di ingegneria infor­matica, allestimento di software, realizza­zione di siti web e gestioni integrate per aziende pubbliche e private. Si cominciò con una joint-venture con la società leader del settore, la Olivetti, e la stessa finanziaria della Cisl, la Finlavoro.
L'AZIENDA E' CRESCIUTA molto arrivando, lo scorso anno, a fatturare oltre 43 milioni di euro con un utile netto di 1,5 milioni. A sop­portare questa crescita, un parco clienti di tutto rispetto: strutture come A2A, Adr, Bnl, Agenzia del Demanio, Comune di Ro­ma, Consiglio di Stato, Enac e Enav, Fer­rovie dello Stato, Guardia di finanza, Ibm, Inail e Inps, vari ministeri, Poste Italiane, Telecom Italia e molte altre. L'anomalia è facilmente intuibile: una lunga lista di strut­ture pubbliche, in cui il ruolo della Cisl è tutt'altro che secondario, sostengono l'attività, e gli utili, di un'azienda di proprietà della stessa Cisl. Conflitto di interessi del tutto particolare, quindi, tanto che nel 2011, Cgil, Cisa e Usb dell'Inps firmarono un do­cumento comune per de­nunciare un possibile "conflitto di interessi o almeno una questione etica". I competitori del­la Cisl denunciavano che "la spesa per infor­matica dell'Istituto pre­videnziale è cresciuto dai 185 milioni del 2006 ai 500 milioni del 2011".
La partecipazione della Cisl in Eustema, fino a quel momento, era sud­divisa tra la finanziaria del sindacato, Finlavo­ro e la federazione dei pensionati. Ma nel 2010 iniziano una serie di operazioni finanziarie. Viene costituita una struttura ad hoc, Inno­vazione lavoro Srl cui viene conferito il 33,6% di Eustema. Innovazione lavoro, a sua volta, faceva capo a un'altra struttura, Laboratorio del lavoro, associazione "non ricono­sciuta" che ha sede a Roma, in via An­cona 20, stesso indirizzo della control­lata e facente capo al segretario Cisl, Raffaele Bonanni e al fiduciario del sindacato di via Po per tutte le ope­razioni finanziarie, Donatello Bertoz­zi.
Nell'agosto di quest'anno, però, Labo­ratorio del lavoro, in ossequio alla li­nea di dismissione, vende le proprie quote in Innovazione lavoro a due so­cietà, E-World Consultante e Marises srl, che fanno riferimento ai due fon­datori di Eustema, Enrico Luciani e Stefano Buscemi, oltre che a fiduciare emanazione di banche popolari. Que­st'ultima, però, a maggio vendono le proprie quote ai parenti dello stesso Luciani. L'incasso della cessione è si­gnificativo: 1,5 milioni di euro che La­boratorio del lavoro, assicurano in Cisl, -"ha provveduto già a girare nelle casse del sindacato". Si tratta di un introito straordinario importante per il bilancio del sindacato che, nel 2012, ha chiuso con una perdita di 1,13 milioni di euro.
RESTA LA STRANEZZA di un'operazione che vede come controparti società che han­no tutte la stessa sede: anche E-World, in­fatti, ha domicilio in via Ancona 20. La Cisl assicura che si tratta di una compravendita in cui si sono impegnati i dirigenti di Eu­stema "i quali hanno a cuore il futuro della società" ma allo stesso tempo ammette che l'azienda inizia a soffrire sul fronte delle commesse pubbliche. Strano, quindi, che i due dirigenti si assumano un peso così ri­levante. Va comunque detto che la Cisl resta in Eustema con Finlavoro, detenendo diret­tamente il 35% delle quote, garantendo, per il momento, la presenza e l'accesso a even­tuali dividendi. Grazie ai quali, Finlavoro può registrare a bilancio immobilizzazioni finanziarie per 1,6 milioni di curo di cui ol­tre un milione detenuto in fondi di inve­stimento.
Se l'annuncio di ritirata strategica è quindi parziale sul fronte finanziario - e visto l'in­treccio tra le società, non del tutto certo - la Cisl non dismette certamente la proprietà immobiliare fondata su 5000 locali, tutti utilizzati per la propria attività sindacale, e fiore all'occhiello dell'or­ganizzazione. Ma resta in piedi la partecipazione a un'altra struttu­ra inconsueta, la Marte broker, società di brokeraggio assicura­tivo posseduta al 50% con il Gruppo Gpa che, come recita la brochure aziendale, "ha maturato una notevole espe­rienza nel settore degli Enti pubblici". Tra i clienti, infatti, ci sono "oltre 700 tra Enti e Aziende pubbliche" rap­presentati in larga misura da Enti locali, Aziende sa­nitarie e ospedaliere, So­cietà di Servizi pubblici. Alcuni esempi: il Comune di Bologna, le regioni Emilia Romagna, Mar­che e Sicilia, il Ministero della Salute, le province di Livorno e Bologna, le autorità portuali di Saler­no e Savona, le società di trasporto pubblico di Mi­lano o di Firenze, l'uni­versità degli Studi di Pa­via o la Scuola superiore S. Anna di Pisa. Ancora strutture pubbliche in cui la Cisl è forte e opera con vigore. Anche finan­ziario.

22.10.13

In Italia prove tecniche di reddito minimo, in Germania è guerra per lo stipendio orario

Le disparità nelle retribuzioni orarie aumentano i working poor (essere poveri pur avendo un lavoro). Inoltre in tutti i paesi aumentano le misure per la lotta alla povertà

Stipendio orario minimo e reddito minimo garantito si aggirano per l'Europa. Lo stipendio minimo orario è il valore di un'ora di lavoro per qualsiasi tipo di attività. Il reddito minimo garantisce a chi ha perso il lavoro o non ha mezzi adeguati per vivere un aiuto minimo dignitoso. Le due formule sono quindi molto diverse tra loro. In Germania è scoppiata la guerra dello stipendio orario. Socialdemocratici e verdi hanno appena lanciato la proposta di un salario minimo di 8,5 euro l’ora, con grandi proteste degli imprenditori. E’ probabile che il compromesso con Angela Merkel e le imprese si assesti sui 7-7,5 euro l’ora.Anche in Germania crescono i working poor (che sono i poveri che pure hanno un lavoro), che però sono coperti dal reddito minimo garantito previsto per legge. In Spagna il salario minimo è di 19 euro al giorno. In Francia lo Smic è di 8,86 euro l'ora. Negli Stati Uniti Barack Obama ha proposto di alzare il salario minimo, oggi a 7,25 dollari l’ora, almeno a 9 dollari l'ora.

Italia. In Italia non abbiamo né salario minimo né reddito minimo garantito. Per la verità il salario orario minimo è sostanzialmente garantito dai contratti, che però cominciano ad assomigliare a una coperta corta, viste le trasformazioni del lavoro, oggi meno garantito del passato; mentre si è avviato un percorso per il reddito minimo. Per stare ai paralleli, in Belgio si chiama Minimax, un salario mensile di 650 euro per chi è in povertà. In Lussemburgo c’è il Revenu minimum guaranti, di1.100 euro al mese. Nei Paesi Bassi ci sono il Beinstand ma anche il Wik di 500 euro, riservato a permettere agli artisti un minimo di libertà creativa. In Austria c'è il Sozialhilfe, in Norvegia il reddito di esistenza, in Germania l’Arbeitslosengeld II. L’Italia è l’unico grande paese europeo a non avere una misura di questo tipo, insieme alla Grecia.

Sia. Ora nel nostro paese sbuca il Sia, una misura che significa Sostegno d’inclusione attiva, una misura che ci chiede l’Europa. Non è un reddito di cittadinanza (rivolto a tutti indistintamente), ma un sostegno rivolto ai poveri, identificati come tali da una prova dei mezzi. “L’ammontare dell’erogazione monetaria alle famiglie beneficiarie del Sia – si legge in un documento steso da una commissione di circa 15 esperti voluta dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini - è idealmente pari alla differenza tra la misura delle loro risorse economiche e il livello di riferimento, stabilito per legge per identificare la condizione di povertà”. Non esiste ancora una valutazione dei costi, ma a titolo esemplificativo si stima che il progetto possa ragionevolmente comportare un costo a regime dell’ordine di circa 7 miliardi, che consentirebbe di interessare circa il 6% delle famiglie italiane. Nel documento vengono prospettate anche ipotesi meno onerose: un’integrazione dei redditi familiari fino a metà della soglia di povertà assoluta potrebbe costare circa 1,5 miliardi. Uno studio di Tito Boeri e Roberto Perotti pubblicato sul sito lavoce.info fornisce altre stime prudenziali (probabilmente in eccesso) secondo il suo ammontare e le tipologie di redditi da considerare nel selezionare la platea dei beneficiari. Il Rmg andrebbe inizialmente introdotto a un livello abbastanza basso e poi incrementato. Un Rmg da 500 euro potrebbe costare tra 8 e 10 miliardi di euro. Non poco, ma intanto il progetto Sia ha avviato il suo cammino. Mentre in Svizzera è stato promosso un referendum per introdurre un reddito di cittadinanza di 2.500 franchi, 2mila euro al mese. La misura costerebbe sui 400 miliardi di franchi l'anno, 326 miliardi di euro. Cifre da far tremare i polsi!

2.10.13

Albert Camus, une valse à trois temps. Milosz, Micromega e Berardinelli (terzo tempo)


6.9.13

L'alternativa possibile

 Marco Revelli - il manifesto

C’è qualcosa di malato nell’atmosfera malsana di questa estate prolungata, da Morte a Venezia, con il morbo che serpeggia nei vicoli non conclamato, intuibile solo per reticenti indizi nell’attesa che l’epidemia esploda. E non solo per il tanfo di guerra che viene dal Mediterraneo.
E’, in fondo, indizio di malattia il pur tanto celebrato “accordo storico” tra Confindustria e Sindacati: questo patto tra produttori che non producono più, annunciato nello stesso giorno in cui le impietose statistiche europee ci inchiodavano agli ultimi posti con una caduta del Pil vicina al 2% e una competitività crollata al 49° livello. E lo è – altro che se lo è – la manovra sull’Imu, sintomo delle patologiche contraddizioni della maggioranza più che ragionevole intervento anti-crisi, annunciato senza copertura, senza che nessuno sappia da dove proverranno le risorse se non che una parte di esse sarà sottratta al lavoro e all’occupazione, con un’esibizione da medici sadici in presenza di un paziente comatoso.
Per non parlare della grottesca vicenda di Silvio Berlusconi e della sua decadenza da senatore, che riduce l’orizzonte temporale della politica ai minimi termini, alle settimane, ai giorni, forse alle ore con questa corsa dissennata a dilazionare l’inevitabile imponendo una navigazione a vista che per permettere al grande pregiudicato di guadagnare tempo per se stesso finisce per abrogare il tempo della politica. In questo contesto la cura omeopatica con cui la imponente regia del Quirinale e la logica stessa delle larghe intese trattano ormai da mesi la crisi dilazionandone sistematicamente i tempi, congelandone (senza risolverle) le contraddizioni, mettendo in campo narrazioni tanto rassicuranti quanto improbabili, più che una terapia tende a costituire un ulteriore fattore patogeno.
Perché in questo tempo sospeso, sotto la superficie piatta che ha il volto liscio di Enrico Letta, si consumano in realtà processi di trasformazione (e di dissoluzione) massicci, spostamenti di equilibri dirompenti e tuttavia sottratti alla riflessione collettiva. Lo è la mutazione genetica in atto nel Partito democratico con l’irresistibile ascesa di Matteo Renzi e la conversione ecumenica al renzismo di buona parte del personale politico di centro-sinistra (esempio di “trasformismo in un solo partito” degno di un saggio storico). Ne uscirà probabilmente mutato il quadro delle culture politiche italiane, con l’estinzione o comunque la riduzione al lumicino di ogni residua traccia di social-democrazia, il ritorno in grande stile del centrismo ex democristiano rivisitato alla luce di un populismo post-berlusconiano, la fine della sinistra istituzionale, a voler rimanere ai piani nobili dell’argomentazione. Senza considerare lo spettacolo meno nobile che andrà in scena ai piani bassi (i “polli di Renzi”?), con la corsa a ricollocarsi, spartirsi le potenziali cariche, riconquistare posizioni perdute, consumare vendette antiche e recenti, mutare amicizie… Può non piacere – e non piace – ma questo sta diventando il Pd reale, non quello immaginario dei falsi realisti che aspettano ogni volta un “segno” della rinata identità di sinistra.
Simmetricamente la crisi latente e tuttavia inevitabile del Pdl (e dell’intero centro-destra) continuerà a lavorare e a produrre i propri veleni, a cominciare dalla devastazione dei più elementari principii giuridici e costituzionali prodotta dalla battaglia contro la decadenza, in cui si fa quotidianamente strame di ogni elementare logica argomentativa, in un’esibizione di non sense, di cervellotici espedienti (Violante ne è maestro) diretti ad affermare l’autonomia della politica dal diritto, con la possibilità – il rischio – che alla fine un intervento dall’alto verrà (forse solo un “contentino”) per “stemperare le tensioni” e salvare la capra Berlusconi e i cavoli costituzionali, le larghe intese e la legalità repubblicana.
Per questo l’Assemblea convocata per domenica 8 settembre a Roma è importante. Tanto più se da essa venissero alcune – poche – parole chiare. Sulla inevitabile decadenza e incandidabilità del pregiudicato Berlusconi, senza se e senza ma. Sulla difesa intransigente della Costituzione, a cominciare da quell’articolo 3 (l’Eguaglianza!) mai come oggi insidiato non solo dalle pretese di un pregiudicato di rango ma anche dalle imposizioni tecnocratiche europee e globali. Sull’insostenibilità della logica delle grandi intese (nel cui Dna stesso è inscritta la manomissione costituzionale), sempre più ostacolo a ogni vero intervento di bonifica economica, sociale e morale del paese. E infine (ed è questo che in molti attendono) sulla improcrastinabile necessità di lavorare alla costruzione di una alternativa reale – credibile, stabile e organizzata, non minoritaria – allo stato di cose esistente.

Guerre nel mondo attualmente in corso

Conflitti attualmente in corso

Aggiornato il 4 Settembre 2013

dal sito Guerre nel mondo

AFRICA:

(24 Stati e 120 tra milizie-guerrigliere, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Egitto, Mali, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan, Sud Sudan

Algeria 3
Esercito
  • Gruppo islamico al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) dal 2005 (conosciuto in passato come Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC) nel 2003)
  • Fronte islamico di salvezza (Fis)
  • Jamat Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya (Movimento Unito per la Jihad in Africa Occidentale) gruppo staccatosi da al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) nel Dicembre 2011
Angola 2
Esercito
  • Fronte di Liberazione di Cabinda - Posizione Militare (Flec-PM) movimento secessionista dal 1975
  • Fronte per la Liberazione dell’Enclave di Cabinda - Forze armate di Cabinda (Flec-Fac)
Ciad 1
Esercito
  • Union of Resistance Forces (URF)
Costa d’Avorio 1
Forze Repubblicane del presidente neo-eletto Alassane Ouattara
  • milizia “Invisible Commandos”
Gibuti 1
Esercito
  • Front for the Restoration of Unity and Democracy (FRUD)
Egitto 6
Esercito
  • Takfir wal-Hijra (gruppo islamico jihadista salafita)
  • Jund al Sharia o the Soldiers of Islamic Law (dal 2012)
  • Consiglio della Shura dei Mujahideen nei Dintorni di Gerusalemme (MSC) o Consiglio della Shura dei Mujahideen (MSC) o Consiglio della Shura dei Mujahedeen (MSC) o Mujahideen Shura Council in the Environs of Jerusalem o Magles Shoura al-Mujahedeen o Magles Shoura al-Mujahadin o Mujahideen Shura Council of Jerusalem (attivo nel Sinai-Egitto e nella Striscia di Gaza) dal 2011
  • al-Qaeda in the Sinai Peninsula e la sua ala militare Ansar al Jihad (dal Dicembre 2011)
  • Ansar al-Shariah (da Luglio 2013)
  • Ansar Bayt al-Maqdis
Eritrea 4
Esercito
  • Democratic Movement for the Liberation of the Eritrean Kunama (DMLEK)
  • Eritrean Salvation Front (ESF)
  • Red Sea Afar Democratic Organisation (RSADO)
  • Continue tensioni per questioni di confine con l’Etiopia e Gibuti
Etiopia 8
Esercito
  • Fronte Nazionale di Liberazione dell’Ogaden (ONLF) lotta per l’Indipendenza dell’ Ogaden dal Governo Etiope dal 1984 (ha accettato di deporre le armi a Settembre 2010. Il 12 Ottobre 2010 ha firmato un accordo di pace con il Governo. Dal Gennaio 2012 i combattimenti stanno proseguendo. Settembre 2012 sono iniziati i colloqui di pace con il Governo.)
  • Esercito di Liberazione Nazionale dell’Ogaden (ONLA) ala armata dell’ONLF
  • Oromo Liberation Front (OLF) lotta per l’Indipendenza di Oromo dal Governo Etiope dal 1973 (Annuncio abbandono lotta armata il 31 Dicembre 2011)
  • Jijirama Oromo Liberation Front (Jijirama-OLF) da Gennaio 2012 (gruppo separatosi dall’ Oromo Liberation Front (OLF)
  • United Western Somali Liberation Front (UWSLF) dal 1970
  • Afar Revolutionary Democratic Unity Front o Afar Revolutionary Democratic Union Front (ARDUF)
  • Ginbot 7 Movement for Justice Freedom and Democracy
  • Movimento Unito Gambella Niloti/Esercito (GNUM/A)
Kenya 2
Esercito
  • Muslim Youth Center (milizia somala collegata ad al-Qaeda in Kenya)
  • Consiglio Repubblicano di Mombasa (MRC) gruppo separatista
Libia 4
Consiglio di Transizione Nazionale, insieme all’aiuto della Nato, a fine ottobre 2011 ha vinto la guerra civile contro esercito Gheddafi.
Esercito
  • Libyan Liberation Front (LLF) in Sahel
  • Gruppo Prigioniero Omar Abdelrahman
  • Gruppo dei combattenti islamici libici (LIFG) o Al-Jama’a al-Islamiyyah al-Muqatilah bi-Libya, dal 2011 ha cambiato nome in Movimento Islamico Libico (LIM) o al-Harakat al-Islamiya al-Libiya, collegato ad al-Qaeda
  • Brigate del prigioniero Omar Abdul Rahman, collegato ad al-Qaeda
Mali 10
Dal 12 Gennaio 2012 l’esercito francese e l’esercito maliano (con l’aiuto degli eserciti di altri paesi africani) stanno combattendo i gruppi radicali islamici che hanno occupato il nord del Mali.
Esercito
  • Movimento Nazionale per la liberazione di Azawad (MNLA) o National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA) o Azawad National Liberation Movement (MNLA) è un Movimento Tuareg da Ottobre 2011. Dichiarato lo stato indipendente Azawad il 6 Aprile 2012. (Firmato accordo cessate il fuoco nel Giugno 2013)
  • Movimento Arabo di Azawad
  • Northern Mali Tuareg Movement (MTNM)
  • Comitato Nazionale per il Recupero della Democrazia e il Risanamento dello Stato (CNRDR) (esercito con un colpo di stato ha rovesciato il governo il 21 Marzo 2012)
  • Movimento islamico Ansar Dine (Difensori della Religione o Difensori della Fede) collegato ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM)
  • Movimento Islamico per Azawad (MIA) (scissione da Ansar Dine nel Gennaio 2013)
  • Al-Qaeda in West Africa (AQWA)
  • Movimento per l’Unicità e la Jihad in Africa Occidentale (MUJAO) o Movimento per Unità e Jihad in Africa Occidentale (MOJWA) or Movement for Unity and Jihad in West Africa (MOJWA) o Mouvement Unicité et Jihad en Afrique de l’Ouest (MUJAO) o Movimento per l’Unità e la Jihad in Africa Occidentale (MUJAO) o Monoteismo e Jihad in Africa Occidentale (MUJAO) o Movement for Oneness and Jihad in West Africa (MOJWA or MUJAO) sorto da una scissione di Gruppo islamico al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) a metà 2011
  • Patriots’ Resistance Movement for the Liberation of Timbuktu dal Giugno 2012 (si oppone alla secessione del nord Mali da parte dell’ MNLA e Ansar Dine)
  • Katibat Moulathamine o Brigata Mascherata o Brigata al-Mua’qi’oon Biddam (Quelli che Firmano col Sangue) o Firmatari nel Sangue o Brigata Khaled Abul Abbas guidata da Mokhtar Belmokhtar che ha lasciato al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) nel Dicembre 2012
Mauritania 2
Esercito
  • Gruppo islamico al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) dal 2005 (conosciuto in passato come Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC) nel 2003)
  • Gruppo Ansar Allah collegato ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM)
Nigeria 5
Esercito
  • Mend (Movimento per l’emancipazione del delta del Niger)
  • Forza volontaria popolare del Delta del Niger (NDPVF)
  • Boko Haram (setta islamica) dal 2002 (firmato un cessate il fuoco con il governo a Luglio 2013)
  • Ansaru o Vanguardia per la Protezione dei Musulmani nell’Africa Nera (gruppo islamico dal Gennaio 2012)
  • Setta Ombatse
  • Si segnalano anche continui scontri etnici e religiosi tra musulmani e cristiani nello stato di Plateau
Puntland 1
Esercito
  • Milizia Galgala (combattenti ribelli leali allo sceicco Mohamed Said Atom)
  • Spesso si verificano scontri con l’esercito del Somaliland
Repubblica Centrafricana 7
Esercito
  • Seleka (coalizione di 3 gruppi ribelli) (ha rovesciato il governo e preso il potere a Marzo 2013):
    • Convenzione dei Patrioti per la Giustizia e la pace (CPJP)
    • Convenzione dei patrioti della Salvezza del Paese (CPSK) o Convenzione dei patrioti della Salvezza e del Kodro (CPSK)
    • Unione delle Forze Democratiche per il Raggruppamento (UFDR) o Unione delle Forze Democratiche per l’Unità (UFDR)
    • Fronte Democratico del Popolo dell’Africa Centrale (FDPC) o Fronte Democratico del Popolo della Repubblica dell’Africa Centrale (FDPC) o Forze Democratiche per il Popolo dell’Africa Centrale (FDPC)
    • Alleanza per la Rinascita e la Ricostruzione (A2R)
  • Movimenti dei Liberatori per l’Africa Centrale per la Giustizia (MLCJ)
Repubblica Democratica del Congo 17
  • Esercito
  • Missione di Stabilizzazione Organizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUC o MONUSCO) composto da 59 paesi
  • Lord’s Resistance Army (LRA) nate nel 1987 contro le forze armate congolesi e ugandesi
  • Popular Front for Justice in Congo
  • Independent Liberation Movement of the Allies conosciuto anche come (Nzobo ya Lombo)
  • Mai Mai Yakutumba (Milizia pro-governativa)
  • Mai Mai Gedeon alleato ai separatisti nella provincia meridionale del Katanga
  • Mai Mai Sheka
  • Mai Mai Hume
  • Mai Mai Kifuafua
  • Mai Mai Raia Mutomboki ha combattuto sia l’FDLR (esercito congolese) che i ribelli del FARDC
  • Mai Mai Bakata Katanga o Mai Mai Bakata-Katanga
  • Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) o Forces Démocratiques pour la Libération du Rwanda (FDLR) o ex-FAR / Interahamwe
  • Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano (APCLS) o Alliance des patriotes pour un Congo libre et démocratique o Patriotic Alliance for Free and Sovereign Congo (APCLS) opera nell’area Masisi ad ovest di Goma
  • Patriotes résistants congolais (PARECO)
  • Truppe leali al leader militare Bosco ‘Terminator’ Ntaganda (che ha disertato dall’esercito congolese) hanno formato il gruppo armato il Movimento Marzo 23 (M23) che comprendono gli ex membri ribelli del National Congress for the Defence of the People (CNDP)
  • National Liberation Forces (FNL) ribelli burundesi, principalmente nel Sud Kivu
  • Congo Defence Front (FDC) Hanno combattuto i ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) all’inizio del 2012
  • Patriotic Resistance Forces of Ituri (FRPI) opera nella Provincia di Ituri vicino al confine con l’Uganda
Ruanda 1
Esercito
  • milizia Hutu ruandese
Sahara Occidentale 1
Esercito
  • Lotta del Fronte Polisario contro l’occupazione del Marocco
Senegal 1
Esercito
  • Esercito Senegalese contro il Movimento delle Forze Democratiche di Casamance (MFDC) o Movement of the Democratic Forces of Casamance (MFDC) o Casamance Movement of Democratic Forces (MFDC) (in lotta dal 1982 ed ora diviso in 3 fazioni interne)
Somalia 10
  • Esercito
  • Missione dell’Unione africana in Somalia (AMISOM)
    • Uganda
    • Kenya
    • Burundi
    • Sierra Leone
    • Gibouti
    • Nigeria
    • Ghana
    • Camerun
    • Mali
    • Senegal
    • Zambia
  • Milizia Sufi Ahlu Sunna Wal Jamaca (ASWJ) (gruppo islamico pro-governativo contro al-Shabaab e Hizbal Islam dal 17 Marzo 2010)
  • Movimento Ras kamboni, pro governo somalo, attivo nel Jubaland o Azania
  • Shabelle Valley Administration (SVA) (milizia della Valle Shabelle, pro governo somalo anche se non riconosciuta dal Governo Centrale)
  • Al-Shabaab gruppo somalo islamico (in December 2011 changed its name in Imaarah Islamiya)
  • Hizbul Islam o Partito Islamico gruppo islamico (nato il 4 Febbraio 2009 dall’unione di 4 gruppi)
  • Hisb al-Islam
  • Rahanweyn Resistance Army o Reewin Resistance Army (RRA) attivo nello Stato somalo del Southwestern dal 1995
  • Al-Itihaad al-Islamiya (AIAI) o Al-Etihad Al-Islamiya
  • Signore della Guerra Ali Khalif Galaydh e la sua leale milizia tribale
Somaliland 3
Esercito
  • Sool, Sanag, Cayn (SSC)
  • Northern Somalia Unionist Movement (NSUM) e la sua ala armata Sool Sanaag Ayn Army (SSCA) (gruppo secessionista di SSC)
  • Milizia tribale leale all’ex Primo Ministro della Somalia Ali Khalif Galayr (sta cercando di creare lo Stato Khaatumo)
  • Spesso si verificano scontri con l’esercito del Puntland
Sudan 11
Governo è in lotta con le popolazioni del Darfur dal 2003. Si segnalano anche continui scontri con i ribelli:
Esercito
  • Esercito Liberazione del Sudan o Sudan Liberation Army (SLA) dal 2002
  • Forze di Difesa Popolare (PDF) (gruppo paramilitare pro governativo)
  • Fronte Rivoluzionario Sudanese (SRF) alleanza formata da 5 gruppi:
    • Sudan People’s Liberation Army/Movement (SPLA/M) o Sudan People’s Liberation Army-North (SPLA-N) o Movimento di Liberazione Popolare del Sudan/Esercito Nord (SPLM/A-N) e la sua ala militare Movimento di Liberazione Popolare del Sudan-Nord (SPLM-N)
    • Movimento Giustizia e Uguaglianza (JEM) dal 2006 (Aveva firmato un cessate il fuoco con il Governo nel Febbraio 2010. Nuovi colloqui di pace a Doha ad Ottobre 2012. Firmato accordo cessate il fuoco a Febbraio 2013.)
    • Movimento Giustizia e Uguaglianza-Consiglio Militare (JEM-MC) o fazione JEM-Consiglio Militare (JEM-MC) (Colloqui di pace a Doha nel Dicembre 2012).
    • Movimento Liberazione del Sudan Abdel Wahid (SLM-Nur) fazione Abdul Wahid al Nur e la sua ala armata Esercito Liberazione del Sudan-Abdel Wahid (SLA-AW) o Sudan Liberation Movement Abdel Wahid (SLM-Nur) Abdul Wahid al Nur faction e la sua ala armata Sudan Liberation Army-Abdel Wahid (SLA-AW) o Movimento di Liberazione del Sudan di Abdel Wahid Nur (SLM-AW) o Sudan’s Liberation Movement of Abdel Wahid Nur (SLM-AW) o Darfur Front for Injustice Rebuttal (firmato accordo di pace il 18 Marzo 2013)
    • Movimento Liberazione del Sudan Minni Minnawi (SLM-Minnawi) o Movimento Liberazione del Sudan di Mani Arkoi Minnawi (SLM-MM) e la sua ala armata Esercito Liberazione del Sudan-Minni Minnawi (SLA-MM) attivo in Darfur
  • Darfur
    • Movimento Liberazione del Sudan–Forze Rivoluzionarie o Sudan Liberation Movement Revolutionary Forces (SLM-RF) dal 2006
    • National Redemption Front (NRF) dal 2006
    • Liberation and Justice Movement (LJM), include 10 piccoli gruppi ribelli dal Febbraio 2010 (Ha firmato il cessate il fuoco con il Governo Sudanese del Nord il 14 Luglio 2011)
Sud Sudan 16
Esercito
  • National Transitional Council (NTC) (formato da 4 gruppi ribelli SSLA, SSDM, NDF e SSDF)
  • Esercito Liberazione Sud Sudan (SSLA) milizia Peter Gadet o South Sudan Liberation Army (SSLA) milizia di Peter Gadet (accordo di pace con il governo Aprile 2013)
  • Movimento Democratico del Sud Sudan (SSDM) o South Sudan Democratic Movement (SSDM) o South Sudan Democratic Movement/Army (SSDM/A) e la sua ala armata Esercito Democratico del Sud Sudan (SSDA) di George Athor Deng o South Sudan Democratic Army (SSDA) di George Athor Deng (accordo di pace con il governo Aprile/Maggio 2013)
  • National Democratic Front (NDF)
  • Forze di Difesa del Sud Sudan (SSDF) o South Sudan Defence Forces (SSDF) (accordo di pace con il governo nel Maggio 2013)
  • Movimento di Liberazione Popolare del Sudan-Nord (SPLM-N) (affiliato al Sudan People’s Liberation Army/Movement (SPLA/M))
  • Milizia Philip Bepan (attivo nel Sud Sudan)
  • The National Democratic Front dal 25 Settembre 2011
  • Milizia Gatluak Gai (attivo nel Sud Sudan)
  • Milizia Gabriel Tang chiamato anche Tang Ginye (attivo nel Sud Sudan)
  • Forze di David Yau Yau
  • Milizia etnica Johnson Oliny
  • Milizia Ultan Abdel Bagi Ayii Akol
  • Milizia Peter Lorot
  • South Sudan People Liberation Movement e la sua ala armata (South Sudan People Liberation Army) (SSPLM/SSPLA) guidato dal Maggiore Generale Tong Lual Ayat (dal Dicembre 2011)
  • Forze Difesa del Sud Sudan (SSDF) (accordo di pace con il governo Aprile 2013)
Uganda 3
Esercito
  • Lord’s Resistance Army (LRA) nato nel 1987 contro le forze armate ugandesi e congolesi
  • Al-Shabaab gruppo somalo islamico
  • Forze Democratiche Alleate (ADF) o Allied Democratic Forces - National Liberation Army of Uganda (ADF / NALU) attivi nella Repubblica Democratica del Congo nelle province del Nord Kivu, Sud Kivu, Maniema e Katanga

ASIA:

(15 Stati e 117 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Corea del Nord, Corea del Sud, Afghanistan, Birmania-Myanmar, Pakistan

Afghanistan 11
  • Esercito
  • International Security Assistance Force (ISAF) (49 stati)
    • Albania
    • Armenia
    • Australia
    • Austria
    • Azerbaijan
    • Bahrain
    • Belgio
    • Bosnia e Erzegovina
    • Bulgaria
    • Canada
    • Corea del Sud
    • Croazia
    • Danimarca
    • El Salvador
    • Emirati Arabi Uniti
    • Estonia
    • Finlandia
    • Francia
    • Georgia
    • Germania
    • Grecia
    • Irlanda
    • Islanda
    • Italia
    • Lettonia
    • Lituania
    • Lussemburgo
    • Macedonia
    • Malesia
    • Mongolia
    • Montenegro
    • Olanda
    • Norvegia
    • Nuova Zelanda
    • Polonia
    • Portogallo
    • Regno Unito
    • Repubblica Ceca
    • Romania
    • Singapore
    • Slovacchia
    • Slovenia
    • Spagna
    • Svezia
    • Tonga
    • Turchia
    • Ucraina
    • Ungheria
    • Stati Uniti
    (Talebani hanno firmato accordo cessate il fuoco nel Giugno 2013)
  • Rete Haqqani
  • Shura di Peshawar (est Afghanistan)
  • Shura di Quetta
  • Hezb-e-Islami Gulbuddin (HIG) dal 1977
  • Hezb-e Islami Khalis (HIK) dal 1979
  • Emirato Islamico dell’Afghanistan
  • Fronte Mullah Dadullah da Maggio 2012
Birmania-Myanmar 27
  • Army
  • Forza Guardia di Confine Karen (BGF)
  • Forza di Resistenza alla Ribellione (RRF)
  • 11 Membri dell’Alleanza United Nationalities Federal Council (UNFC):
    • Milizia etnica dell’Unione Nazionale Karen (KNU) la cui ala armata è l’Esercito Liberazione Nazionale Karen (KNLA) dal 1949. (firmato il cessate il fuoco a Gennaio 2012)
    • Karenni Army (KA) ala armata del Partito Progressista Nazionale Karen (KNPP)
    • New Mon State Party (NMSP) (firmato pirmo accordo sul cessate il fuoco il 1 Febbraio 2012)
    • Organizzazione Liberazione Nazionale Pa-O (PNLO) (firmato cessate il fuoco il 25 Agosto 2012)
    • Fronte Nazionale Chin (CNF) (firmato accordo di cessate il fuoco il 9 Dicembre 2012)
    • Esercito per l’Indipendenza Kachin (KIA) ala armata dell’Organizzazione per l’Indipendenza Kachin (KIO) (firmato cessate il fuoco a Maggio 2013)
    • Shan State Progress Party / Esercito Stato Shan (SSPP/SSA) Esercito Stato Shan-Nord (SSA-Nord) (firmato il cessate il fuoco a Gennaio 2012)
    • Arakan Liberation Army (ALA) ala armata dell’ Arakan Liberation Party (ALP)
    • Fronte di Liberazione dello Stato di Palaung (PSLF) o Palaung State Liberation Front (PSLF)
    • Lahu Democratic Union (LDU)
    • Wa National Organization (WNO)
  • Restoration Council of Shan State/ Esercito Stato Shan (RCSS/SSA) Esercito Stato Shan-Sud (SSA-S) (informalmente accettato il cessate il fuoco a Novembre 2011)
  • milizia etnica dei Kokang (Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA o NDAA) o Kokang Democracy Party o Eastern Shan State Army (ESSA) dal 1989
  • Democratic Karen Benevolent Army (DKBA) precedentemente conosciuto come Esercito Buddista Democratico Karen (DKBA) o Democratic Karen Buddhist Army (DKBA) (raggiunto il cessate il fuoco con il governo a Novembre 2011)
  • Brigade 5 fazione interna del (DKBA) (raggiunto il cessate il fuoco con il governo a Novembre 2011)
  • Esercito di Dio o God’s Army (era un ramo del Karen National Union)
  • Ribelli Shan del Myanmar Peace and Democracy Front (MPDF)
  • Esercito Unito Stato Wa (UWSA) ala armata dello United Wa State Party (UWSP) dal 1989 (UWSA ha firmato un accordo di cessate il fuoco con il governo il 6 Settembre 2011)
  • Lahu National Democratic Front [LNDF]
  • Mong Tai Army (MTA)
  • Kuki National Army (KNA)
  • Esercito Rivoluzionario Zomi (ZRA) dal 1993 ala armata dell’Organizzazione Rivoluzionaria Zomi (ZRO)
  • Esercito di Liberazione Nazionale Ta’ang (TNLA)
  • Fronte Democratico di Tutti gli Studenti della Birmania (ABSDF) o All Burma Students’ Democratic Front (ABSDF) o All Burma Students Democratic Front (ABSDF) (firmato un accordo di cessate il fuoco con il governo ad Agosto 2013)
Cina 1
Esercito
  • East Turkestan Islamic Movement (ETIM) o Turkistan Islamic Movement (TIM)
Coree
  • Schermaglie al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud
Filippine 7
Esercito
  • Gruppo Abu Sayyaf (ASG) dal 1990 (gruppo separatista islamico)
  • Fronte Liberazione Islamico Moro (MILF) dal 1978 (gruppo separatista islamico) Raggiunto accordo di pace con il governo ad Ottobre 2012
  • Movimento di Liberazione Islamico Bangsamoro (BILM) dal 2011 (fazione separatista del Fronte Liberazione Islamico Moro (MILF)
  • Fronte Nazionale di Liberazione Moro (MNLF) dal 1969
  • Revolutionary Proletarian Army-Alex Boncayao Brigade (RPA-ABB) dal 1994
  • Nuovo Esercito Popolare (NPA) (ala armata del Partito Comunista delle Filippine (CPP)) dal 1969 (tregua con il governo dal 20 Dicembre 2012 al 15 Gennaio 2013)
  • Esercito Reale del Sultanato di Sulu
India 35
Esercito
  • Separatisti islamici del Kashmir il Fronte per la Liberazione del Jammu (JKLF) dal 1977
  • Hizbul Mujahideen (HuM) o Hezb-ul Mujahedeen (HuM) dal 1989
  • Maoisti di Orissa dal 2004
  • Maoisti naxaliti del Partito Comunista dell’India (CPI) del Jharkhand dal 1967
  • Nationalist Socialist Council of Nagaland (NSCN) dal 1980
  • Ribelli di Assam dello United Liberation Front of Asom (ULFA) dal 1979 (aveva firmato il cessate il fuoco con il Governo il 4 Settembre 2011)
  • Comitato per il popolo contro la politica di atrocità
  • National Democratic Front of Bodoland (NDFB)
  • People’s Liberation Guerrilla Army
  • Indian Mujahideen dal 2008
  • Garo National Liberation Army (GNLA)
  • People’s Liberation Front of India (ANI)
  • Al-Badr
  • Manipur Peoples Liberation Front (Organizzazione formata da 3 gruppi separatisti)
    • People’s Liberation Army of Manipur (PLA) (gruppo ribelle nello stato di Manipur)
    • United National Liberation Front (UNLF) dal 1964 (gruppo ribelle nello stato di Manipur)
    • People’s Revolutionary Party of Kangleipak (PREPAK) dal 1977 (gruppo ribelle nello stato di Manipur)
  • Adivashi Peoples Army (APA) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • All Adivashi National Liberation Army (AANLA) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • Santhal Tiger Force (STF) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • Birsa Commando Force (BCF) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • Adivashi Cobra Military of Assam (ACMA) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • Kuki Liberation Organisation (KLO) e la sua ala armata Kuki Liberation Army (KLA) (deposto le armi Gennaio 2011) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • Kuki Revolutionary Army (KRA) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • Hmar People’s Convention (HPC) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • United Kukigam Defence Army (UKDA) (deposto le armi Gennaio 2011)
  • People’s Liberation Front of India (PLFI)
  • Fronte Liberazione Nazionale di Tripura (NLFT) dal 1989
  • All Tripura Tiger Force (ATTF) dal 1990
  • Partito Popolare Unito di Kangleipak (UPPK)
  • Fronte Rivoluzionario Naga (NRF)
  • Organizzazione Liberazione Katampur (KLO)
  • Comitato Tritya Prastuti (TPC) ribelli maoisti
  • Ogni tanto si segnalano scontri al confine tra esercito indiano e pakistano
Indonesia 4
Esercito
  • Movimento Papua Libera o Free Papua Movement (FPM) o Free Papua Merdeka (OPM) o Organasi Papua Merdeka (OPM)
  • Gruppo islamico Jemaah Islamiyah o Jemaah Islamiah (JI),collegate ad al-Qaeda, dal 1993
  • piccoli gruppi ribelli separatisti ad Aceh
  • FAI Informal Anarchist Federation, Indonesia Section
Kazakistan 1
Esercito
  • Kazakh Mujahideen (gruppo islamico)
Kyrgyzstan 1
Esercito
  • Hizb ut-Tahrir (gruppo islamico)
Nepal 1
Esercito
  • People’s Liberation Army (PLA), ala armata del Unified Communist Party of Nepal (Maoist) dal 1994 (firmato ceesate il fuoco Gennaio 2012)
Pakistan 19
Esercito
  • Ribelli di Lashkar-e-Taiba (Let)
  • Movimento dei talebani del Pakistan (TTP) o Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) o Pakistani Taliban
    • Fazione Janud-e-Hafsa
  • Scontri tra esercito regolare e ribelli talebani nel (Sud Waziristan dal 2008)
  • Esercito Liberazione Belucistan (BLA) dal 2000
  • Movimento di Shahzain Bugti (separatisti del Belucistan)
  • Esercito Belucistan Unito
  • Fronte di Liberazione del Belucistan (BLF)
  • Jaish-e-Mohammed (JeM)
  • Punjab Taliban o Tehrik-e-Taliban Punjab
  • Brigate Abdullah Azzam Shaheed (AASB) collegate ad al-Qaeda
  • Gruppo Haqqani guidato da Jalaluddin Haqqani nel Nord Waziristan collegato ad al-Qaeda dal 2006
  • Jihad Islami
  • 313 Brigade (una unità dell’organizzazione del gruppo militante del Bangladesh chiamata Harkat-ul-Jihad al Islami (HUJI))
  • Lashkar-e-Jhangvi o Lashkar-e Jhangvi Al-Alami
  • Jund al-Khilafah o Soldati del Califfato
  • Harkat-ul Mujahideen al-Alami
  • Lashkar-e-Islam (LEI) o Lashkar-e-Islami (LEI) o Lashkar-i-Islam (LEI)
  • Ogni tanto si segnalano scontri al confine tra esercito pakistano ed indiano, la prima guerra risale al 1949
Sri Lanka 2
Esercito
  • Upsurging People’s Force dal 2006
  • People’s Liberation Front
Tajikistan 3
Esercito
  • Movimento Islamico dell’Uzbekistan (IMU)
  • Gruppi armati comandati da Mirzokhouja Ahmadov e Mullo Sayriddin (arresi alle Forze Governative a Ottobre 2010)
  • Movimento Islamico Hizb ut-Tahrir
Thailandia 4
Esercito
  • Fronte Nazionale Rivoluzionario Coordinato Patani Malay (BRN-C) o Barisan Revolusi Nasional Patani-Melayu-Koordinasi (BRN-Coordinate)
  • Barisan Revolusi Nasional Melayu Patani (BRN) o Fronte Rivoluzionario Nazionale (BRN) (Marzo 2013 iniziati colloqui di pace)
  • Esercito Liberazione Patani (PLA)
  • Runda Kumpulan Kecil (RKK) dal 2004
Uzbekistan 1
Esercito
  • Uzbekistan’s Islamic Jihad Union (IJU) o Islamic Jihad Group (IJG)

EUROPA:

(8 Stati e 62 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Cecenia, Daghestan

Francia 2
Dal 12 Gennaio 2012 l’esercito francese e l’esercito maliano (con l’aiuto degli eserciti di altri paesi africani) stanno combattendo i gruppi radicali islamici che hanno occupato il nord del Mali.
Esercito
  • Fronte di Liberazione Nazionale Corso (FLNC) o Fronte di Liberazione Naziunale Corsu (FLNC) o Fronte di Liberazione Naziunale Corsu (FLNC) precedentemente divisi in Brigate Rivoluzionarie Corse (BRC)
  • Armata di Liberazione Nazionale Corsa (ALNC) contro la presenza francese nell’isola dal 1976
Georgia
  • Dopo la guerra tra Georgia e Russia/Abkazia/Ossezia del Sud nel 2008, alcune volte sono state segnalate tensioni confine
Grecia 14
Esercito
  • Lotta Rivoluzionaria (Ea)
  • Cospirazione dei nuclei di fuoco
  • Setta dei Rivoluzionari (SR)
  • Tolleranza Zero (Gruppo anarchico)
  • Cospirazione delle cellule di fuoco/Federazione Anarchica Informale (FAI)/ Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)
  • Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)/ Cospirazione delle cellule di fuoco/ Gruppi rivoluzionari per la diffusione del terrore nucleo dei vandali.
  • Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)/ Complicità terrorista guerrieri dell’abisso comando Severino di Giovanni
  • Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)/Condotte devianti per la diffusione del terrorismo rivoluzionario/ Cellula d’azione anarchica
  • Cellula di Solidarietà Rivoluzionaria-Federazione Anarchica Informale (FAI)
  • Fronte Rivoluzionario Anarchico/condotte devianti per la diffusione del terrorismo rivoluzionario/Cellula di attacco riflessivo
  • FAI/Cell of Aggressive Coscience
  • Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)/Cospirazione cellule di fuoco/ Gruppi rivoluzionari per la diffusione del terrore/ Cellula Anormal-Heretics
  • Cooperazione di Organizzazioni Anarchiche” Libertà Selvaggia
  • Fomentatori di Agitazioni Sociali
Irlanda del Nord 9
Esercito
  • Ulster Defense Association (UDA) dal 1971 rivendica le sue azioni nell’ Irlanda del Nord sotto il nome di Ulster Freedom Fighters (Protestante)
  • Red Hand Defenders dal 1998 (Protestante)
  • Ulster Young Militants dal 1974 (Protestante)
  • Ulster Resistance dal 1989 (Protestante)
  • Ulster Volunteer Force (UVF) (Protestante)
  • Orange Volunteers dal 1998 (Protestante)
  • Continuity Irish Republican Army (CIRA) o The Continuity IRA dal 1986 (gruppo paramilitare repubblicano)
  • Real Irish Republican Army or Real Ira dal 1997 (Repubblicano)
  • Irish Republican Army (creato da precedenti membri del Provisional IRA) dall’ Aprile 2011
Italia 25
Esercito
  • Federazione Anarchico Informale (FAI)/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI) (FAI/FRI)
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Cellula Rivoluzionaria Lambros Fountas dal 2003
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Cooperativa Artigiana fuoco e affini (occasionalmente spettacolare)/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Brigata 20 Luglio/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Sorelle in armi nucleo Mauricio Morales/ Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Solidarietà Internazionale
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Rivolta Animale
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Nucleo Rivoluzionario Horst Fantazzini
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Cellule contro il Capitale il Carcere i suoi Carcerieri e le sue Celle
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Cellule armate per la solidarietà internazionale
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Rivolta Anonima Terribile (RAT)
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Cellule metropolitane
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Narodnaja Vojla
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/Cellula Olga (forse si riferisce a Olga Ekonomidou, membro del movimento di Cospirazione delle cellule di fuoco - Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI-(FRI))
  • Federazione Anarchica Informale (FAI)/gruppo 22 maggio (da Maggio 2012)
  • Il Silvestre (gruppo anarchico ecologista)
  • Gruppi armati patriottici (Gap) dal 2011
  • Nucleo Galesi per i Pac (Proletari Armati per il Comunismo)
  • Movimento Armati Proletari
  • Movimento Fronte Rivoluzionario dal 2011
  • Gruppi Armati Proletari (GAP) (da Maggio 2012, da confermare attendibilità)
  • Brigate Rosse, Brigata Gino Liverani ‘Diegò’ (da Maggio 2012, da confermare attendibilità)
  • Nar Nucleo Armato Rivoluzionario Giuseppe Valerio Il Giusta (Nar) (da Maggio 2012, da confermare attendibilità)
  • Animal Liberation Front
  • Nuove Brigate Rosse - C.A.C. (esistenza non confermata)
Nagorno-Karabakh
  • Scontri al confine del Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaijan
Russia 11
Esercito
  • Caucasus Mujahideens chiamati anche Mujahideen of Idel Ural (Milizia indipendentista islamica cecena in Cecenia, Inguscezia e Daghestan dal 1991)
  • Movimento separatista islamico Emirato del Caucaso del Nord (Milizia indipendentista islamica cecena in Inguscezia e Daghestan dal 1991)
  • Emirato del Caucaso (Milizia indipendentista islamica cecena in Cecenia)
  • Commando delle Province Kabarda, Balkaria e Karachai
  • Riyad-us-Saliheen Martyrs’ Brigade (Commando Mujahideen Ingusceto)
  • Far Eastern guerrillas
  • Mujahideen Command of Province of Ingushetia o Mujahideen Command of the Province of Ghalghaycho of the Caucasus Emirate
  • Jamaat Nogai (Battaglione Nogai) gruppo islamico wahabita
  • Gruppo Terroristo Caspian (presente in Daghestan)
  • ELF Russia Informal Anarchist Federation (FAI)/International Network of action e solidarity/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI)
  • Mujahedin del Tatarstan (da verificare l’esistenza)
Spagna 1
Esercito
  • Euskadi Ta Askatasuna (Eta) gruppo separatista nei Paesi Baschi dal 1968 (il 20 Ottobre 2011 ha dichiarato una definitiva cessazione della sua attività armata)

MEDIO ORIENTE:

(8 Stati e 118 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Iraq, Israele, Siria, Turchia, Yemen

Arabia Saudita 1
Esercito
  • ribelli al-Houthi dal 2009
Iran 3
Esercito
  • gruppo sunnita Jundallah o Soldiers of God o People’s Resistance Movement of Iran (PRMI) dal 2003
  • Partiya Jiyana Azad a Kurdistanê (PJAK) o Party of Free Life of Kurdistan dal 2004
  • People’s Mujahedin of Iran (MEK) o Mujahedin-e Khalq (MEK) o Mujahideen-e Khalq (MEK) o Mojahedin-e Khalq Organization (MKO) gruppo islamico di sinistra o People’s Mujahedin Organization of Iran (PMOI) o People’s Mujahideen Organisation of Iran (PMOI) (con sede in Iraq, ma contro la Repubblica Islamica dell’ Iran) dal 1965
Iraq 30
  • Esercito
  • esercito Americano/inglese
  • Sahwa a Qaim o Figli dell’Iraq o Consiglio Nazionale per il Risveglio dell’Iraq o Consiglio del Risveglio (milizia pro-governativa)
  • Ba’athisti
  • Wahhabiti
  • Salafisti islamici
  • Milizie Shia o milizia Mahdi o Jaish al-Mahdi (JAM) guidata da Moqtada al-Sadr dal 2003 (attività militari sospese nel 2008)
  • Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL o SIIL) (Stato Islamico dell’Iraq (ISI) o Stato Islamico in Iraq (ISI) si è unito con il Fronte al-Nusra) (collegato ad al-Qaeda) da Aprile 2013
  • Consiglio dei mujaheddin della Sharia (11 gruppi sunniti)
  • Alliance Ilfh al-Motaiyabin (Alleanza dei profumati)
  • Ansar al-Islam o Jund Al-Islam (Soldati dell’ Islam) (gruppo islamico sunnita curdo) dal 2001
  • Mojahedin-e Khalq Organization gruppo islamico di sinistra o People’s Mujahedin Organization of Iran (PMOI) (con sede in Iraq, ma contro la Repubblica Islamica dell’ Iran) dal 1965
  • Ansar al-Jihad al-Alami (Sostenitori della Jihad Globale)
  • Jaish al-Tariqa al-Nakshabandi o Jaysh Rijal al-Tariq al-Naqshabandi o Esercito degli Uomini dell’Ordine di Naqshbandi o Esercito Naqshbandi (gruppo militante islamico sunnita)
  • Asaib Ahl al-Haq (AAH) o Khazali Network (gruppo insorto sciita)
  • Islamic Front for the Iraqi Resistance dal 2004
  • al-Qaeda in Iraq (AQI)
  • Jama’at al-Tawhid wal-Jihad (”Gruppo del Monoteismo e Jihad”) o Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn (QJBR) dal 2004
  • al-Qaeda Kurdish Battalions (AQKB)
  • Stato Meridionale di al-Qaeda
  • Esercito islamico dell’Iraq
  • Brigata Badr (ala militare dell’Organizzazione Badr)
  • Esercito di Orgoglio e Dignità (nella Provincia di Anbar) da Aprile 2013
  • Front for Jihad and Change(formato da 8 gruppi)
    • 1920 Revolution Brigades
    • Jaish al-Rashideen
    • Jaish al-Muslimeen
    • Islamic Movement of Iraq’s Mujahideen
    • Jund al-Rahman
    • Saraya al-Dawa wa’l Ribaat
    • Empowerment Brigades
    • Battalions of Muhammed al-Fatih
Israele 42
Esercito
  • Hamas (dal 1987) gruppo politico ed armato
    • Brigate Izz ad-Din al-Qassam (EQB) o Brigate Ezzedeen Al-Qassam (EQB) o Brigate Ezzedine al-Qassam (EQB) (ala armata)
  • Jihad Islamico Palestinese (PIJ) (dal 1970) gruppo armato
    • Brigate Al-Quds (Jerusalem brigades) (ala armata)
  • Comitati di Resistenza Popolare (PRC) (dal 2000) gruppo armato
    • Brigate Al-Nasser Salah al-Deen Brigades (ala armata)
  • Movimento Al-Ahrar
    • Brigate Al-Ansar (ala armata)
  • Palestine Liberation Organization (PLO) (dal 1964) gruppo armato
    • Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP) (dal 1967) gruppo armato
    • Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale (PFLP-GC)
    • Abu Ali Mustapha Brigades (ala armata)
    • Democratic Front for the Liberation of Palestine (DFLP) (dal 1969) partito politico
    • Abu Nidal organization (ANO) o Fatah - the Revolutionary Council (FRC) (da 1974) gruppo armato
    • Palestine Liberation Front (PLF) (da 1977) gruppo armato
    • Arab Liberation Front (ALF) (da 1969) partito politico
    • As-Sa’iqa or Vanguard for the Popular Liberation War (VPLW) (dal 1966) partito politico
    • Palestinian Popular Struggle Front (PPSF) (da 1967) partito politico
    • Palestinian Arab Front (PAF) (dal 1968) fazione minore
    • Fatah o Movimento per la Liberazione Nazionale della Palestina (dal 1960) partito politico
      • Tanzim (dal 2000) fazione armata militante
      • Force 17 (dal 1970) (ora come Guardia Presidenziale Palestinese) gruppo armato
      • Fatah Special Operations Group (Fatah-SOG) or Martyrs of Tel Al Za’atar, Hawari, e Amn Araissi (dal 1970) gruppo armato non più attivo
      • Ahmed Abu Reish Brigade gruppo armato
      • Brigate dei Martiri di al-Aqsa (dal 2000) gruppo armato
      • Al-’Asifah (dal 1964) ala armata
  • Altri gruppi armati:
    • Holy Jihad Brigades (dal 2006) gruppo armato
    • Jamaat Ansar al-Sunna (Iraq salafi group that has a Gaza armed fazione) gruppo armato
  • Gruppi armati collegati ad al-Qaeda
    • Esercito dell’Islam (Jaysh al-Islam) o Organizzazione di al-Qaeda in Palestina o Esercito Palestinese dell’Islam o Tawhid Al Jihad o Jihad Brigades operante nella Striscia di Gaza (si è diviso da Al-Nasser Salah al-Deen Brigades) gruppo armato
    • Jund Ansar Allah ( Guerrieri di Allah) (dal 2008) gruppo armato
    • Fatah al-Islam (dal 2006) gruppo armato
    • Jaljalat (dal 2009) operante nella Striscia di Gaza. gruppo armato
    • Leoni dei mujahidin in Palestina (dal 2010) gruppo armato
    • Brigata Mohammed Bin Moslama (gruppo salafita)
    • Abu al-Hareth
    • Jaysh al-Umma o Jaish al-Umma o Jaish al- Ummah or Army of the Nation o Army of the Faithful
    • Masada al Mujahideen
    • Jaish al Mu’minun o Jaish al-Muminun o Army of Believers
    • Jahafil Al-Tawhid Wal-Jihad fi Filastin or Tawhid and Jihad Group in Jerusalem or Tawhid and Jihad or One God and Holy War or The Armies of Monotheism and Jihad in Palestine
    • Consiglio della Shura dei Mujahideen nei Dintorni di Gerusalemme (MSC) o Consiglio della Shura dei Mujahideen (MSC) o Consiglio della Shura dei Mujahedeen (MSC) o Mujahideen Shura Council in the Environs of Jerusalem o Magles Shoura al-Mujahedeen o Magles Shoura al-Mujahadin o Mujahideen Shura Council of Jerusalem (attivo nel Sinai-Egitto e nella Striscia di Gaza) dal 2011
Libano 6
Esercito
  • Gruppo islamico Fatah al-Islam dal 2006
  • Jund al-Sham
  • Osbat al-Ansar o Usbat Al-Ansar (Banda di Sostenitori) dal 1990
  • Hezbollah ala armata dal (1982)
  • Brigate Abdullah Azzam dal 2009 (legato ad al-Qaeda)
  • Brigate di Aisha
Siria 19
(Guerra civile in corso). (Sporadici scontri tra esercito turco e siriano da Ottobre 2012)
  • Esercito
    • Resistenza Siriana (alawiti, a favore di al-Assad):
      • al-Muqawamah al-Suriyah
      • al-Lijan al-Sha’biyah
      • Hezbollah (combattenti pro-Assad dal Libano)
      • Shabiha (combattenti pro-Assad)
      • Esercito di Difesa Nazionale (milizia)
      • Iran fornisce aiuto logistico e operativo all’esercito siriano
      • Corea del Nord (ancora da confermare) fornisce aiuto logistico e operativo all’esercito siriano
  • Syrian Revolution Co-ordinating Union nel nord al confine con la Turchia dal 2011.
  • Esercito Siriano Libero (FSA o Esl) si autodefinisce “al-Farouq brigade of the Free Syrian Army” (FSA) dal 2011:
    • Brigate Al Faruq o Brigata Al Farouq o Brigate Farouq (presente ad Homs, Idlib e Aleppo)
    • Brigata Al-Tawhid o Brigata Al-Tawheed (presente ad Aleppo)
  • Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL o SIIL) (ex Fronte Al-Nusra o Jubhat al Nusra o Jabhat al-Nusra o Fronte della Salvezza o Fronte per la Difesa del Popolo Siriano dal Maggio 2012 (gruppo islamico) si è fuso con lo Stato Islamico dell’Iraq) da Aprile 2013<
  • Hamza Abdualmuttalib (gruppo ribelle jihadista)
  • Fronte Islamico Siriano
  • Unità di Protezione Popolare Kurde(YPG)
  • Brigata dei Martiri di Yarmuk
  • Movimento Rivoluzionario in Siria
  • Ansar al Khilafah o Brigata dei Compagni del Califfato Islamico
  • Brigata Amjad Al Islam (Grande Gloria della Brigata Islam)
  • Liwa al-Islam
  • USA,Turchia, Qatar, Arabia Saudita e paesi europei forniscono aiuto logistico e operativo ai ribelli siriani
Turchia 4
(Scontri tra esercito turco e siriano da Ottobre 2012)
Esercito
  • Ribelli del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) dal 1978 (concluso cessate il fuoco a Febbraio 2011. Nuovo cessate il fuoco dal 21 Marzo 2013)
    • People’s Defense Forces (HPG) (ala armata del PKK)
  • Falchi per la libertà del Kurdistan (Tak) dal 2004
  • Partito-Fronte di liberazione del popolo rivoluzionario (DHKP/C) dal 1978
Yemen 14
Esercito
  • al-Houthi o Houthis (ribelli Shiiti Musulmani) dal 2004
  • ribelli Shia nel governatorato di Saada nel nord
  • al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP)
  • Al-Janoob al-Har - the Free South (Movimento separatista del sud)
  • Southern Secessionist Movement o South Yemen Movement o Southern Separatist Movement o Harak (dal 2007)
  • Esercito Aden-Abyan da Ottobre 2010
  • Ansar al-Sharia o Partigiani della Legge Islamica (collegato con al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP))
  • Joint Meeting Parties (JMPs)
  • Partigiani della Sharia (collegati ad al-Qaeda)
  • Islamic Jihad Group
  • Salafi (gruppo Islamico Sunnita)
  • Supporters of al-Sharia (gruppo collegato ad al-Qaeda)
  • Comitati di Resistenza Popolare (milizia pro-esercito)
  • Scontri tra truppe leali al Presidente Ali Abdullah Saleh contro le truppe che supportano il Generale Ali Mohsen al-Ahmar che ha disertato per allearsi con l’opposizione e contro la confederazione tribale Hashid

AMERICHE:

(5 Stati e 25 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Colombia, Messico

Cile 2
Esercito
  • Frente Internacional Rivoluzionario/Comando Insurrecional Aracely Romo
  • Comando 8 de dicembre Coordinamento Internacional FAI
Colombia 3
Esercito
  • Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) dal 1964 (I colloqui di pace con il governo si terranno ad Oslo a Ottobre 2012. Annunciato cessate il fuoco dal 20 Novembre 2012 al 20 Gennaio 2013)
  • Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) dal 1964
  • Los Urabeños gruppo paramilitare dal 2001
Ecuador 1
Esercito
  • Armed Revolutionary Insurgent Forces of Ecuador
Messico 17
Esercito
  • Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), pacifico rivoluzionario, attivo nello Stato del Chiapas dal 1994
  • Cartello di Sinaloa (Cartello della droga messicano)
  • Cartello di Juarez con il suo braccio armato La Linea (Cartello della droga messicano)
  • Cartello di Los Zetas (Cartello della droga messicano)
  • Cartello del Golfo (Cartello della droga messicano)
  • Cartello di Tijuana (Cartello della droga messicano)
  • Cartello di La Familia (Cartello della droga messicano)
  • Cartello di Beltrán-Leyva (Cartello della droga messicano)
  • Celulas Autonomas de Revolucion Inmediata Praxedis G. Guerriero.
  • Federacion Anarquista Informal/Acrata
  • Frente de Liberacion de la Tierra (FLT)/ Red Internacional de accion y solidaridad Grupo Informal Anti-civilizacion
  • Frente de Liberacion de la Tierra (FLT)/ Federacion Anarquista Informal- Red Global
  • Nucleo Insurrecto Sole-Baleno de las Celulas Autonomas de revolucion inmediata Praxedis Guerriero/FAI
  • Comando de Individuos Libres, Peligrosos, Salvajes e Incendiarios por la Peste Negra /FAI/Red Global
  • Ludditas contra la domesticacion de la naturalezza Salvaje/FAI/Red Global
  • Celula Eco Anarquista por el ataque directo/FAI/Red Global
  • Brigada de accion Revolucionaria por la propaganda por el hecho y la accion armada-Simon Radowisky/FAI/ Red Global
Peru 2
Esercito
  • Sendero Luminoso (Partido Comunista del Perú - Sendero Luminoso, PCP-SL) dal 1969
  • Circulo de accion Iconoclasta/FAI

TOTALE:


Totale degli Stati coinvolti nelle guerre 60
Totale Milizie-guerriglieri e gruppi separatisti coinvolti 443





Regioni e province autonome che lottano per l'Indipendenza:


Africa:
Regione o Provincia autonoma che lotta per l'IndipendenzaNazione
Cabinda(Angola)
Ogaden
Oromo
(Etiopia)
Repubblica Democratica del Congo
Sahara Occidentale(Marocco)
Somaliland(Somalia)
Darfur(Sudan)



Asia:
Regione o Provincia autonoma che lotta per l'IndipendenzaNazione
Kachin
Karen
Stato Shan Nord
Stato Shan Sud
Stato Chin
New Mon State
Palaung State
United Wa State
(Birmania-Myanmar)
Kashmir
Karen
Orissa
Nagaland
Assam
Bodoland
Tripura
(India)
Papua
Aceh
(Indonesia)
Balochistan(Pakistan)
Tamil(Sri Lanka)
Patani Malay Nation(Thailandia)



Europa:
Regione o Provincia autonoma che lotta per l'IndipendenzaNazione
Corsica(Francia)
Irlanda del Nord(Regno Unito)
Nagorno-Karabakh(Azerbaijan)
Cecenia(Russia)
Paesi Baschi(Spagna-Francia)
Trasnistria(Moldavia)
Abkhazia
Sud Ossezia
(Georgia)



Medio Oriente:
Regione o Provincia autonoma che lotta per l'IndipendenzaNazione
Kurdistan(Iran, Iraq, Turchia)
Palestina(Israele)